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 2009  agosto 07 Venerdì calendario

MA IL PIANO INDUSTRIALE LO SMENTISCE "CONVENIENTE LA PRESENZA SUL SATELLITE"


"Espandere l´offerta su Sky", si legge nelle stime varate nel 2007 e non ancora corrette
Sky, abbonati fermi a quota 4,8 milioni e utili in netto calo. la prima volta per la tv di Murdoch

ROMA - C´era una volta, quando la Rai puntava su Sky. Nemmeno troppo tempo fa, a dire il vero. Basta andarsi a guardare cosa diceva l´ultimo piano industriale di Viale Mazzini. In vigore per il triennio 2008-2010. Presentato il 24 ottobre 2007, a pagina 66, è scritto che «l´ipotesi di piano è la continuazione del rapporto con Sky». Il business plan è ancora valido, non è stato modificato. Ma ai piani alti della Rai vanno controcorrente. Eppure non è passato tanto tempo. Viale Mazzini, però, adesso ha voluto mollare il satellite per puntare tutto sul digitale terrestre e su TivuSat, un´altra piattaforma in società con Mediaset e La7. Esattamente il contrario di quello che prevedeva il piano: «In ragione della rilevanza della piattaforma satellitare - si legge - anche in futuro Rai dovrà valorizzare ed espandere la propria offerta e la quota di mercato all´interno della piattaforma Sky».
Una scelta che, solo ventuno mesi fa, veniva sostanziata da alcuni dati: sul satellite, infatti, la Rai guadagna il 6% di share, il principale tra gli indici per misurare l´ascolto. Un guadagno che arriva proprio in virtù, come scritto nel piano industriale, della «diffusione dell´offerta gratuita» che «contribuisce in maniera significativa alla performance complessiva della Rai». Percentuali che si traducono in raccolta pubblicitaria. L´effetto della discesa dal satellite potrebbe essere proprio questo. Con numeri maggiori rispetto a quel 6% di share quantificato due anni fa. Senza contare i 50 milioni di euro l´anno (più 7 per il mancato rinnovo) offerti da Sky per i prossimi sette anni e rifiutati dal direttore generale della Rai Mauro Masi. «Sarebbe stato un danno maggiore rispetto al mancato margine», ha affermato ieri il dg, puntando invece su una «potenziale tenuta e recupero degli introiti pubblicitari». Motivo della sua scelta è la «mancata valorizzazione» dei canali gratuiti della Rai: Rai 1, Rai 2 e Rai 3. «L´utilizzo da parte di Sky dei canali "free" corrisponde ad una situazione di privilegio per la propria piattaforma pay». E non solo. Tra le motivazioni che hanno spinto Masi a non dolersi troppo del mancato accordo con Sky c´è un documento informale, preparato a Viale Mazzini, che proietta al 2012 lo sviluppo di Sky: secondo il dossier, gli attuali 4 milioni e 800 mila abbonati al satellite di Murdoch arriverebbero a toccare quota 9 milioni e mezzo. Un´esplosione degli abbonamenti che farebbe dell´Italia l´unico Paese europeo in cui la pay tv si assesterebbe su quote di mercato del 60% circa, quasi il doppio degli altri Paesi. Numeri che avrebbero messo paura alla Rai. Ma che sbattono con gli ultimi dati del Tycoon australiano. In particolare con quelli contenuti nella semestrale di cassa di Sky. Che parlano chiaro: per la prima volta dal suo approdo in Italia, gli abbonati non crescono. Sono fermi. Colpa della crisi, dicono dalle parti di Sky. Senza dimenticare, aggiungono, l´aumento dell´Iva al 20% voluto dal governo per i canali pay per view e che ha portato a una netta contrazione degli utili.
Intanto, c´è un altro dato significativo degli effetti del divorzio. In appena una settimana, lo share dei canali RaiSat (tra cui Rai Extra e Rai Premium) è passato dallo 0,47% di giugno allo 0,01%.