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 2009  agosto 07 Venerdì calendario

UN GIORNO DA SOLI NEL PANICO


Tra i 45 milioni di utenti di «Twitter» sicuramente molti avranno rischiato la crisi d’astinenza. Quasi una catastrofe, anche se tutto è durato solo qualche ora, comunque un evento intriso di solenne gravità, tanto da meritarsi di essere annunciato ufficialmente, come fosse l’ inizio di un attacco da parte di un esercito straniero, da Biz Stone in persona.
Il messaggio del padre fondatore di Twitter sembrava proprio un epico bollettino di guerra «In questa mattina di giovedì, che sembrava tranquilla e felice, Twitter è finito sotto attacco. Attacchi di questo tipo sono vere e proprie iniziative dolose, orchestrate per rendere inutilizzabili servizi come le banche online, i sistemi di pagamento via Web e, appunto, i sistemi di comunicazioni come Twitter. Ma noi ci difenderemo».
Sicuramente anche il gesto dei pirati informatici assumerà in questo caso confini epici. Forse per la prima volta si potrà parlare di una nuova modalità di «computer crime» capace di creare un disagio psicologico su un numero di utenti paurosamente elevato. Alla fine, se il problema tecnico si sarà risolto in un semplice blackout, nessuno avrà subito danni concreti come prelievi furtivi dal proprio conto corrente, irruzioni non desiderate nei propri archivi riservati o semplicemente una sbirciatina ai dati sensibili che ognuno semina ogni volta che si connette.
Molto di più ancora i pirati del giovedì hanno messo milioni di persone di fronte alla brutta sensazione di non poter più fare a meno di Twitter e i suoi annessi. Ai resistenti e pugnaci avversari delle relazioni multiple attraverso il Web ciò sembrerà abominevole, ma pensino solo come un telefonino senza campo, o peggio ancora dimenticato a casa, possa creare immancabilmente un’ansia simile a quella di chi si perde in una città che non conosce.
Tutto il nostro mondo relazionale è racchiuso nella rubrica elettronica di quel grazioso accessorio che tanto ci rassicura. La misura di chi pensa, ci desidera, si ricorda che noi esistiamo è scandita dalla frequenza con cui quell’oggetto ci segnala che il mondo ancora è connesso con noi. Che il telefono sia oramai la nostra protesi emotiva naturalmente «incarnata» è un dato di fatto, anche il più viscerale dei tecnofobici non può che ammettere di considerare il telefono personale come una periferica della propria consapevolezza.
Ora si immagini cosa possa significare provare lo stesso senso di disorientamento per chi sia abituato a gestire durante la sua giornata non solo le 100 persone che abbiamo memorizzate mediamente nel telefonino, ma alcune migliaia di «amici», spesso mai visti fisicamente, comunque potenzialmente capaci di accendere con i loro commenti la routine di ogni istante della vita.
I misteriosi hacker che avrebbero indotto a forzata astinenza i milioni di cyberemotivi, ci hanno dato la consapevolezza di un sintomo che avevamo sottovalutato, difficilmente potremo essere sereni senza quell’usignolo che «cinguetta» tutto il giorno per illuderci che non siamo mai soli.