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 2009  agosto 07 Venerdì calendario

SAGGI, ROMANZI, RACCONTI: LA LETTERATURA DELLA RECESSIONE


«Ho scoperto la letteratura della recessione quando, all’improvviso, la mia buca del­la posta si è riempita di manoscritti: storie della cri­si e degli eccessi finanziari che l’hanno preceduta». Jonathan Franzen, l’autore de Le Correzioni e uno dei più acuti critici «da sinistra» della presidenza Obama, si dice colpito dalla preveggenza di alcuni suoi giovani colleghi: «Un romanzo richiede anni di lavoro e il crollo della finanza è, tutto sommato, un fenomeno recente. Eppure in autunno Adam Ha­slett pubblicherà Union Atlantic , uno straordinario racconto costruito attorno alla corsa verso il disa­stro di una banca del Massachusetts. un testo bel­lissimo, che ho divorato. Adam ha cominciato a la­vorarci sei anni fa. Anche Jonathan Dee, che sta per pubblicare The Privileges , un racconto basato sugli eccessi della finanza di Wall Street, lavora su questo filone da sei anni. Nella loro solitudine, questi ro­manzieri hanno visto più lontano di economisti ed esperti di finanza. O, forse, hanno semplicemente parlato più liberamente. Oggi descrivono la corru­zione morale alla base del boom finanziario; è im­portante che rimanga la testimonianza artistica di un’era in cui troppi hanno scelto di divorziare dalla realtà».

Le sofferenze dell’America sprofondata nella Grande Depressione furono raccontate, alla fine de­gli anni Trenta del secolo scorso, da una nuova gene­razione di scrittori. Soprattutto lo Steinbeck di Furo­re e Uomini e topi , romanzi che gli valsero il Nobel. Gli eccessi finanziari degli anni ”80 rimangono in­corniciati nel Falò delle vanità di Tom Wolfe e furo­no portati sullo schermo da Oliver Stone con Wall Street . Ora, 22 anni dopo, Michael Douglas sta per rimettersi nei panni dell’avido finanziere Gordon Gekko (le riprese di Money Never Sleeps inizieran­no tra un mese). E in libreria, a fianco ai saggi sulla crisi e a racconti come The ex Mrs Hedgefund di Jill Kargman, una storia di mogli di finanzieri andati in rovina col sapore della soap opera, spuntano i primi romanzi che raccontano lo sbalordimento di un Pae­se che si sente derubato del suo futuro.

Philipp Meyer, che ha ambientato American Rust in una città siderurgica della Pennsylvania ormai zeppa di ruggine e di disperazione, ha avuto dall’edi­tore (Spiegel & Grau) un anticipo di quasi mezzo mi­lione di dollari: un record per un esordiente. Il ro­manzo è già stato acquistato da editori di 15 Paesi. E Michael Connelly, che ha immerso The Scarecrow il romanzo noir che ha pubblicato poche settimane fa, nella crisi dell’industria della carta stampata, ha do­vuto recuperare il suo manoscritto quando era già in tipografia della Little, Brown: il giornale in diffi­coltà che fa da sfondo a una parte della storia, il Rocky Mountain News , aveva infatti cessato di esi­stere.

Uno di quei casi in cui la realtà supera la fin­zione: Connolly ha frettolosamente trasferito il suo protagonista dal giornale di Denver al Los AngelesTimes. Il disastro del mercato immobiliare, l’odissea dei mutui, è poi arrivata in libreria con Rocket Man di William Elliott Hazelgrove (Pantonne Press), storia di un uomo che cerca di salvare casa e famiglia dalla recessione. Probabilmente questi libri sono solo un’avan­guardia: «Stiamo esaminando parecchi progetti che riflettono la grave crisi economica e sociale attraver­sata dall’America» conferma Jonathan Galassi, cele­bre editor della Farrar, Straus and Giroux. Che però non entra in dettagli: «La costruzione di romanzo matura in tempi lunghi, viviamo in un’era in cui le ondate si susseguono».

Per Tom Wolfe il romanzo a sfondo sociale è spa­rito di scena da troppo tempo, l’America non può più «permettersi di ignorare quello che le sta capi­tando », mentre Morris Dickstein, docente della City University di New York e autore di una storia cultu­rale della Grande Depressione, è convinto che, co­me negli anni ”30, anche stavolta toccherà agli scrit­tori raccontare le storie della recession generation : i giovani che stanno crescendo in un mondo caratte­rizzato da una improvvisa frugalità in cui tutto – livelli di benessere, modelli di consumo, mercato del lavoro – cambia sotto i loro occhi.

Ma ci sarà un nuovo Steinbeck? «Io ancora non lo vedo» confessa Nan Talese, moglie dello scrittore Gay, e senior vicepresident della casa editrice Dou­bleday. Nan, che è anche l’editor di Adam Haslett ( Union Atlantic verrà pubblicato da Einaudi) è co­munque convinta che la recessione segnerà la lette­ratura Usa nei prossimi anni. La crisi ma anche altre minacce che gravano sul futuro: «Tra un mese pub­blicherò The Year of the Flood , il nuovo romanzo di Margaret Atwood sul collasso dell’ambiente». In Ita­lia uscirà con Longanesi.

Ma, a sorpresa, c’è un altro autore rilanciato dalla recessione: Ayn Rand, la scrittrice anarco-capitali­sta, scomparsa nel 1982, la cui ideologia iperliberi­sta ha influenzato personaggi come l’ex capo della Fed, Alan Greenspan, spingendoli ad avere una fidu­cia cieca nel mercato. I salvataggi di banche e indu­strie, il neostatalismo alimentano le nostalgie dei mercatisti: le vendite della Rivolta di Atlante – il romanzo dell’individualismo radicale, un inno al laissez faire economico pubblicato dalla Rand negli anni ”50 – sono in forte crescita. Conferma Nan Ta­lese: «Stiamo per pubblicare una biografia della Rand, scritta da Anne Heller».

Ma per Franzen nella nuova America devastata dalla crisi quella degli iperliberisti rimarrà una voce flebile: «Non so se avremo un altro Steinbeck: lui raccontava sofferenze di cui la gente, allora, sapeva poco. Oggi vediamo tutto in tempo reale. Stavolta avrà più peso il cinema. Il romanzo sociale dovrà scegliere angolature diverse. Ma la letteratura farà la sua parte, a cominciare proprio dal viaggio nella mente di questi pacati uomini di finanza che ci han­no portato al disastro».