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 2009  agosto 07 Venerdì calendario

Google contro Apple, ma a Pe­chino. Per chi pensava che la cri­si potesse almeno ridimensionare la capa­cità della Cina di monopolizzare il futuro sarà un altro boccone amaro da inghiotti­re

Google contro Apple, ma a Pe­chino. Per chi pensava che la cri­si potesse almeno ridimensionare la capa­cità della Cina di monopolizzare il futuro sarà un altro boccone amaro da inghiotti­re. Per le sfide commerciali bisogna conti­nuare a volare in Asia e la regola vale an­che per i colossi americani. Lo dimostra l’accordo che Google sta pre­parando con China Mobile, il primo operatore al mondo per numero di clienti: se tut­to filerà liscio la prossima settimana l’operatore lance­rà uno smart-phone costrui­to dalla Lenovo e basato su Android, il sistema operati­vo sviluppato dalla società fa­mosa per il motore di ricerca più cliccato del web. Il no­me? tutto un programma (di sfida): OPhone. Parallelamente la Apple sarebbe in trat­tativa con il secondo operatore, China Uni­com, per chiudere un accordo in esclusi­va. Non è un caso che tutto emerga ades­so: le reti veloci 3G sono state attivate in Cina solo di recente. Insomma, l’OPhone fa il verso all’iPhone. Se è vero che sono amici, come raccontano loro stessi, tra il manager della Apple, Steve Jobs, e quello di Google, Eric Schmidt, non deve manca­re l’ironia. A rischio di scivoloni dietrologici si ca­pisce oggi ancora di più come mai, dopo mesi di pressioni rimaste inascoltate, Sch­midt abbia rinunciato solo pochi giorni fa alla poltrona di consigliere della Apple che aveva dal 2007. La concorrenza è sem­pre più obliqua ed è difficile per gli uffici dell’Antitrust capire chi concorre contro chi. Ma ora le intese del Dragone non la­sciano più margini di dubbio visto che An­droid si sta giocando la possibilità di diventare, al­meno in Asia, una seria al­ternativa agli altri sistemi operativi per cellulari. D’altra parte che Goo­gle considerasse la Cina strategica non era una no­vità: Android era stato lan­ciato con un costruttore di Taiwan, Htc. E l’«arren­devolezza » con cui il grup­po – considerato un ariete della filosofia della libertà del web – aveva accettato le restrizioni cinesi sul proprio motore di ri­cerca ne era un’ulteriore dimostrazione. Ma quanto conta veramente la partita Cina? Nel Paese esistono 700 milioni di sim, è vero, ma i clienti di fascia alta che possono accedere a uno smart-phone so­no stimati intorno al 10%. probabile che dietro ci sia anche la grande partita dei mercati di applicazioni e servizi per i cellu­lari. E chi conquista la Cina ne conquista anche i preziosi sviluppatori.