http://home.datacomm.ch/danteaarau/Tricolore.htm, 6 agosto 2009
Da sinistra a destra: verde, bianco e rosso. Sono i colori della nostra bandiera che oggi, anche grazie al presidente Azeglio Ciampi, torna a far parlare di sé
Da sinistra a destra: verde, bianco e rosso. Sono i colori della nostra bandiera che oggi, anche grazie al presidente Azeglio Ciampi, torna a far parlare di sé. Simbolo di una patria che se ne ricorda spesso solo quando c’è di mezzo lo sport, il nostro vessillo ha dalla sua una lunga storia che ora viene raccontata ne «Il tricolore degli italiani». A firma di Tarquinio Maiorino, Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami, già autori di un un libro sul nostro inno nazionale, il volume (Mondadori, pag.167, euro 13,60) ci fa scoprire quasi tutto di questo vessillo nato a Reggio Emilia il 17 gennaio del 1797 in uno dei primi comuni dell’Italia pre-risorgimentale in cui si cominciava a respirare aria di libertà. Ispirato alla bandiera francese, il nostro tricolore avrebbe, come dicono gli autori, anche un padre putativo, un patriota-letterato di nome Giuseppe Compagnoni, che al congresso di Reggio Emilia fece passare grazie al suo attivismo la sua formulazione: «che si renda universale lo Stendardo, o Bandiera cispadana di tra colori Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda cispadana, la quale debba portarsi da tutti». Ma l’apogeo del tricolore ci fu probabilmente negli anni successivi alla proclamazione del Regno d’Italia. Fu allora che la bandiera verde-bianco-rossa entrò anche nelle abitudini e nei riti privati. «Molti prodotti commerciali - scrivono gli autori - incominciarono ad apparire con nastrini o motivi tricolori sulle etichette, come segno di affidabilità, e anche la pubblicità scoprì l’efficacia di tali iconografie. Alberghi, sigari, salamini, stazioni termali, calzini, prodotti farmaceutici, quaderni scolastici, e al loro apparire anche le ’carrozze senza cavalli’, ossia le automobili, si fregiarono spesso dei colori nazionali». Allora, una cosa che farebbe piacere al presidente Ciampi: «Averne una in casa era un punto d’onore per le famiglie in vista, che facevano murare l’asta sul balcone o sulla finestra più visibile».