Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 06 Giovedì calendario

MIELI D’ALTA QUOTA


Oggi sono almeno 130, tra professionisti e appassionati, gli apicoltori nella provincia di Vercelli e in Val Sesia e più di 200 nel Biellese, ma sono rimasti davvero in pochi a fare il miele di alta montagna.

«Fare il miele in montagna è faticoso, dove si portano le api spesso le strade non arrivano, la produzione è limitata e in certe annate il clima compromette tutto il lavoro» spiega il guru del miele Massimo Carpinteri. Lui è apicultore, presidente dell’Aspromiele e promotore del presidio Slow Food dei tre mieli « ufficiali» di alta montagna: il millefiori, il rododendro, la melata d’abete. Ma in montagna si fanno anche il miele di tiglio, di timo… L’Albero della Vita, l’azienda di Carpinteri, è da tutt’altra parte, nell’Astigiano, ma lui, nomade per vocazione, viene qui in Alta Val Sesia a produrre il miele di tiglio, e a volte la rara melata. Anche Paolo Bena ha la sua azienda, certificata bio, in pianura, a Salussola, ma sale sulle Prealpi Biellesi, al vecchio monastero della Trappa, fra il santuario di Oropa e Sordevolo, per il suo miele di flora alpina, che sa di fiori d’alpeggio e di rododendro, e alla Bossola, oltre il santuario di Graglia, per il miele di tiglio.

Questa è una scheggia di Piemonte che mette insieme devozione e l’ eresia millenarista di Fra Dolcino, sacri monti (quello di Varallo è il più antico, Patrimonio Unesco) e miniere d’oro dimenticate, ecomusei (il museo walser di Alagna è una chicca) e natura protetta. «In montagna le famiglie delle api rinascono, in genere le ritroviamo cresciute del 20%» conferma Bena. Perchè se è vero che andare sugli alpeggi costa fatica («anche nei casi migliori, gli ultimi 100/150 metri le cassette te le porti a mano "), è altrettanto vero che in montagna l’inquinamento non esiste e il miele ha una ricchezza di profumi e sapori straordinaria.

Così i produttori più appassionati dalle risaie e delle baragge salgono in quota. Marco Perona, figlio d’arte - la sua è una famiglia di apicoltori da oltre 70 anni - porta le api al Pian delle Quare, a 1492 m nel comune di Bielmonte per il miele di rododendro e per il miele di tiglio in Alta Valsesia : a Balmuccia, Failingo, Scopa, proprio dove la leggenda racconta la sconfitta di Fra’ Dolcino e dei suoi seguaci.

Claudio Perona tra le montagne ci vive: in una delle valli più selvagge e sperdute, risparmiata dal turismo e diventata un’oasi intatta, con tanto di certificazione ambientale: la Val Mastellone, vallone laterale della Val Grande, nel parco Alta Valle Sesia. Lui sta a Brugarolo, frazione di Cravagliana, dove produce il miele di tiglio, e poi sale con le api fino ai 1200 metri di Rimella, per il miele di rododendro, di fiori di montagna e nelle annate giuste la melata d’abete delle pinete. Centotrenta residenti a essere ottimisti, una dozzina di microfrazioni, molte disabitate, Rimella è una scoperta: uno dei borghi walser più intatti e segreti sulle strade del miele attorno al Monte Rosa.