Anna Mazzone, Il Riformista, 6/8/09, 6 agosto 2009
CHI SI CONVERTE VINCE IL REALITY
Cosa ci fanno insieme un prete cristiano ortodosso, un rabbino, un imam e un monaco buddhista? No, non è l’incipit di una barzelletta interreligiosa, ma un programma televisivo che dai primi di settembre entrerà nelle case di milioni di turchi attraverso Kanal T, la nuova rete nata nel 2008 e subito distintasi per l’eccentricità del suo palinsesto. Il quiz-show si chiamerà Tövbekarlar Yarisiyor, ossia «Penitenti in gara». I concorrenti saranno 10 e tutti rigorosamente atei. Prima di entrare nella "casa dei penitenti" dovranno infatti superare una serie di prove, una sorta di test di miscredenza per intenderci. Il premio sarà, ovviamente, legato alla fede ai quali eventualmente si convertiranno. Kanal T mette in palio dei pellegrinaggi ad hoc nei luoghi di culto delle quattro religioni in gara. Insomma, da Gerusalemme e la Mecca alle montagne del Tibet. Il programma sarà girato interamente in studio, proprio come un vero e proprio Grande Fratello. I vertici della rete precisano anche che il vincitore (convertito) oltre al viaggio nella sua nuova meta di affiliazione spirituale, potrà contare su un premio speciale: «tanta serenità». Il che fa pensare che i 10 concorrenti verranno scelti anche in base al loro grado di "agitazione" personale. Un supermarket della fede, che non può che riportare alla memoria l’eterna ricerca mistica di Woody Allen nel suo masterpiece Hannah e le sue sorelle. Lì, l’ateo Allen si convince che si può vivere meglio se si crede in qualcosa e allora comincia a documentarsi su tutte le religioni del mondo, a partire da quella ebraica e arrivando ai bonzi che cercano di "evangelizzare" Central Park in un torrido pomeriggio estivo. Finchè, stanco dopo tanto cercare, decide di tentare con il cattolicesimo quando trova un market aperto h 24 e compra una bibbia, un crocifisso e un barattolo gigante di maionese in offerta, unica cosa che poi resisterà sul suo comodino.
Su Kanal T vince chi si converte prima a una delle quattro religioni selezionate per «il primo reality della fede» al mondo. Dice orgoglioso il vice direttore dell’emittente, Ahmet zdemir, in un’intervista al quotidiano Hürriyet, in cui aggiunge di credere che il programma sarà anche molto utile a tutti coloro che vogliono imparare qualcosa sulle grandi religioni del pianeta. «Quando la gente ha saputo che stavamo organizzando la "casa dei penitenti" - dice zdemir - è rimasta sorpresa ma si è anche incuriosita e ora in tanti attendono impazienti la prima puntata». Il casting viene effettuato da una commissione di 8 persone, tra teologi e produttori, che si sta impegnando nel valutare le credenziali "atee" di coloro che hanno chiesto di poter partecipare al programma. Insomma, Orson Welles, che aveva detto: «Secondo me ci sono due cose che è assolutamente impossibile riportare sullo schermo: l’esibizione realistica di un atto sessuale completo e pregare Dio» oggi probabilmente si rivolterebbe nella tomba. Altro che preghiera, la ricerca stessa della fede diventa un mega quiz ad uso e consumo di telespettatori famelici. Il tubo catodico arriva anche a questo, dal supermarket del pensiero alla metafisica intemezzata da spot pubblicitari. E il fenomeno parte proprio dalla Turchia, cosa che sorprende ancora di più.
Il Paese della Mezzaluna si è distinto ultimamente per una serie di fatti che hanno fatto preoccupare non poco i fan del secolarismo. In molti parlano (a torto o a ragione) di una "voglia di islam" che stride con i principi democratici e laici voluti dal padre della Repubblica, Kemal Atatürk, ma questa trasmissione ha comunque almeno il pregio di sdrammatizzare il dibattito sulle religioni che rischia di toccare vette "pericolose" nell’ex impero ottomano. La scorsa settimana a Istanbul una ragazza ha denunciato di essere stata scartata per un posto di lavoro perchè indossava il velo e l’azienda presso la quale aveva fatto il colloquio aveva giusitifcato questo rifiuto in quanto si era detta «orgogliosamente laica», consigliandole di andare a cercare lavoro nel quartiere di Fatih, notoriamente uno dei luoghi più conservatori della città, mentre a maggio scorso - in occasione della morte di Türkan Saylan, la "pasionaria kemalista" e scienziata che ha debellato la lebbra nel Paese oltre a combattere contro l’utilizzo del velo - rappresentanti islamici duri e puri avevano commentato in tv: «Buffo che una come lei che per tutta la vita ha combattutto contro il velo, sia morta proprio col velo sulla testa». Türkan Saylan aveva infatti perso i capelli in seguito alle ripetute chemioterapie per cercare di sanare il cancro che la affliggeva da 17 anni. Una frase decisamente ingrata, nei confronti di una donna che durante i suoi 73 anni di vita ha dato così tanto al suo Paese, in termini di diritti civili e umani e parità delle donne. Ma tant’è.
Kanal T non è nuova come emittente a questo genere di provocazioni. In molti si sono scherniti di fronte al portare la "fede" in tv, sostenendo che è cosa inopportuna, ma per la rete questa è tutta pubblicità. Nata nel 2008, è diretta da una donna e la maggioranza dei suoi dipendenti è di sesso femminile. In più, la mente del quiz interreligioso è "Sisi", al secolo Seyhan Soylu, un famoso transessuale. Presentatrice una nota conduttrice di telegiornali, Gülgün Feyman. Produttrice, un’altra donna, la modella Aise nal. Insomma, con l’arrivo di settembre in Turchia si preannuncia un autunno televisivo decisamente "hot", attributo che di solito non viene certo associato alla ricerca mistica.