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 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

SENZA LIBERO IL CAVALIERE PERDE LA DURLINDANA


Conviene politicamente al (fratello del) Cavaliere riassumere Vittorio Feltri portandolo via da Libero, la sua ultima creatura editoriale? L’interrogativo è più che mai aperto. Per rispondere, bisogna partire dalla situazione attuale. Oggi esistono due giornali nazionali di centrodestra che sostengono il Partito della libertà.

Uno è Il Giornale (di proprietà del fratello del Cavaliere, d’ora in poi per semplificare diremo del Cavaliere) che svolge una funzione istituzionale. Difende cioè con la spada le scelte del governo. L’altro è Libero che è di proprietà della famiglia Angelucci che opera nel settore della sanità e che, per non lasciarsi mancare nulla, possiede anche un altro quotidiano, il Riformista, che è di centrosinistra per cui, pare di capire, gli Angelucci desiderano restare in sella, sia che al potere vada il centrodestra che il centrosinistra. Libero però con la direzione Feltri difende il Cavaliere, non con la spada, ma con la durlindana, che è uno spadone che non taglia una testa alla volta come la spada, ma decapita all’ingrosso.

Pertanto ciò che non può permettersi di fare il giornale del Cavaliere lo ha fatto sinora Libero. Ad esempio pubblicare in prima pagina le foto di Veronica Lario a tette al vento davanti al pubblico del teatro Manzoni di Milano, la sera in cui Silvio Berlusconi ne restò folgorato per dimostrare che la Veronica schizzinosa d’oggi dì è stata anche lei una disinvolta letterina, anche se un quarto di secolo fa. Per capire i ristretti margini di manovra de Il Giornale può essere sufficiente ricordare che nei giorni immediatamente successivi al G8 dell’Aquila, per appianare il risentimento di Nicolas Sarkozy per il fatto che il giornale aveva sfotticchiato la sua supponente moglie, Silvio Berlusconi, pur precisando che il giornale era di suo fratello, ha dovuto mettersi la cenere sul capo e chiedere pubblicamente scusa al presidente francese. Se lo sfotticchiamento di Carlà fosse avvenuto su Libero, Sarkozy avrebbe dovuto incassarlo in silenzio.

Adesso, con il passaggio di Feltri a Il Giornale e l’inevitabile deperimento di Libero (che perderà un sacco di lettori Feltri-dipendenti e, forse potrebbe anche cessare le pubblicazioni), c’è il rischio che Berlusconi, anziché disporre di un giornale Bibì (Il Giornale) e di un quotidiano Bibò (Libero) abbia d’ora innanzi a disposizione solo il giornale Bibì per di più inevitabilmente appesantito dal punto di vista economico dall’ingaggio faraonico di Feltri e dagli oneri derivanti dall’assunzione dei suoi fedelissimi che vorrà portare con sé. Ne valeva la pena? Certo per Feltri che la sua importante ragione ce l’ha. Ma per il Cavaliere....