Stephen M. Walt, Il Sole 24 Ore, 2/8/09, 5 agosto 2009
LETTURE D’ESTATE
Anche gli stati perbene fanno cose tremende -
Non proporrei le mie opere preferite di politica internazionale in un corso universitario. Sono libri che hanno influenzato il mio modo di pensare o che ho letto con piacere.
Kenneth Waltz, L’uomo, lo Stato e la guerra. Un’analisi teorica (Giuffrè, 1998). Un classico che ho letto per la prima volta da matricola. Presenta una tipologia ancora valida delle teorie della guerra e critica anche queste tre "rappresentazioni" o "livelli di analisi".
Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni (Einaudi, edizione tascabile 2006). Associa la biologia e la macro-storia, spiega come piccole differenze nel clima, nella popolazione hanno finito per avere effetti sull’equilibrio dei poteri. Una lettura esaltante.
Thomas Schelling, Arms and Influence (Yale University Press, 1967). L’autore ha ottenuto il Nobel: ci si aspetta che abbia grandi idee. Alcune di queste non hanno funzionato molto nella pratica ma più di chiunque altro Schelling ci ha insegnato a pensare le questioni militari in modo strategico.
James Scott, Seeing Like a State: How Certain Schemes to Improve the Human Condition Have Failed (Yale University Press, 1999). Un’esplorazione affascinante dell’origine delle grandi follie umane.
David Halberstam, The Best and the Brightest (Random House, 1972). Resoconto palpitante di una grande tragedia nazionale. Mi ha fatto passare una notte in bianco e insegnato a non dare per scontato che i dirigenti sappiano quel che fanno. Ancora attuale, no?
Robert Jervis, Perception and misperception in international politics (Princeton University Press, 1976). Era la mia lettura mentre facevo il barista a Stanford nel 1977. tuttora la guida migliore per capire quanto
la psicologia può contribuire
alla comprensione della politica mondiale.
John J. Mearsheimer, La logica di potenza. L’America, le guerre, il controllo del mondo (Università Bocconi, 2008). Perché i buoni finiscono male? Perché stati perbene fanno cose tremende? Chiaro, polemico e molto convincente, ahimè.
Ernst Gellner, Nations and Nationalism (Cornell University Press, 1983). Lo stato è la forma politica prevalente nel mondo di oggi e il nazionalismo rimane una forza potente.
Henry A. Kissinger, White House Years (Little Brown, 1979). Cosa significhi occuparsi della politica estera di una grande potenza. Il ritratto che fa di colleghi e controparti è spesso sincero e acuto. Basta non prenderlo per oro colato.
Karl Polanyi, La grande trasformazione (Einaudi, 2000). Qual è l’origine del mondo moderno e quali cambiamenti politici, economici e sociali ha portato con sé? Polanyi non ha le risposte a tutte le domande ma il suo libro
è un ottimo punto di partenza.