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 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

AL CINEMA L’EPOPEA DEL TERGICRISTALLO


Flash of genius, lampo di genio, il titolo. Il bel film di Marc Abraham, produt­tore esordiente regista, che esce in silenzio venerdì in 50 sale italiane, merita attenzione anche per l’attualità dell’indu­stria automobilistica Usa in cri­si, ma si riferisce all’ingegner Robert Kearns. Che, neo sposo del 1953, ebbe l’occhio sinistro lacrimoso ed offeso da un tap­po di champagne. Così, gui­dando, pensò un giorno di pioggia nel 1964, che bisogna­va inventare tergicristalli con spazzole intermittenti, co­me i battiti della palpe­bra. Detto fatto. L’oggetto, oggi di ordinaria ammini­strazione per 45 milioni di veicoli, allora era al vertice di new optional come l’auto­radio e lo sbrinatore del lu­notto. L’invenzione rendereb­be ricco il professore – a De­troit ha una vociante famiglia di 6 figli – ma la Ford cui of­fre l’affare per 50 dollari al pez­zo, dopo promesse, rinuncia e gli ruba i cinque brevetti del­l’idea: il modello d’auto 69 avrà il tergicristallo a più velo­cità.

La tragicommedia inizia qui e continua per 12 anni finché il prof. di elettrotecnica, convin­to che un brevetto senza etica possa uccidere (cita l’ingegne­re che «inventò» le camere a gas di Auschwitz), riuscirà ad entrare in un tribunale, pur in disparità biblica. Davide, an­che con un occhio pesto, che sfida Golia e lo vuole vedere umiliato e offeso nell’onore: vince la vertenza facendo l’av­vocato di se stesso, chiamando in causa come teste lo scrittore Dickens e Il racconto di due cit­tà : domanda e si risponde tut­to da solo, come sognano i no­stri leader. Prima della vittoria che sbugiarda il capitalismo Usa più antico del mondo co­me in un documentario di Mi­chael Moore, trionfo del new deal kennedyano, Kearns entra in de­p­res­sione ma rinuncia alle generose offerte di indennizzo dei pre-potenti industriali. Co­me in una puntata vip di «Affa­ri tuoi», vuole aprire il pacco in cui si dice bene che la Ford ha mentito e rubato, quindi ri­fiuta le offerte del «dottore» per piantare lì la partita, da 250.000 a un milione di dolla­ri, perdendo però anche avvo­cati (Alan Alda), amici (Der­mot Mulroney), moglie (Lau­ren Graham) e, per poco, i fi­gli. Un soggetto già perfetto che stava in un pezzo dell’inserto letterario snob del New Yorker , ma il film ha almeno due cine padrini: Coppola nel pessimismo legale e nell’otti­ma parte del tribunale, seguito dal Frank Capra nel lieto fine. Un Archimede pitagorico del Midwest che ha il volto malin­conico, folle e intelligente del­l’attore non divo Greg Kinnear, candidato all’Oscar ”97, soffia­togli da Robin Williams, per Qualcosa è cambiato con Ni­cholson.

Nel bene e nel male, nel furore del plus valore e nel­la fede nella giustizia, nella de­nuncia del marcio del sistema (si cita l’inventore suicida del­la radio fm, brevetto finito alla Rca) e nel trionfo del libero lampo di genio, il film scritto da Philip Railsback è tipica­mente americano. Lo è nel cini­smo con cui monta e smonta il teatrino di affetti e sentimenti pubblici e privati allestendo un american dream che diven­ta incubo, ma torna piacevole quando Robert, che morirà nel 2005 a 78 anni, otterrà risarci­menti dalla Chrysler per 18 mi­lioni e 700.000 dollari (di allo­ra!). Peccato solo che un film co­sì coraggioso e diverso dai soli­ti fantasy, venga buttato in qualche multiplex senza alcu­na promozione.