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 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

I SEGRETI DEL PERFETTO CASTELLO DI SABBIA (+

intervista)-

Costruire il castello perfetto non è uno scherzo e richiede mosse da manuale. Rispetto delle proporzioni nella miscela di acqua e sabbia, una cassetta da lavoro ad hoc e una certa manualità. Addio secchielli e poco seducenti guglie, ora si fa sul serio. Il primo passo è impastare in parti uguali sabbia e acqua.
L’arena perfetta è quella molto fine con i granelli spigolosi. Ancora meglio, però, quella di fiume, più leggera e limacciosa, che assicura un’ottima tenuta. E poi ci sono regole da rispettare, come preparare gli attrezzi: pala, secchiello, pennello, cazzuola e scalpello.
Sgomberiamo il campo da un equivoco: i castelli di sabbia non sono un gioco da bambini. Infatti siti, concorsi, mostre hanno trasformato questo antico passatempo con i bambini in un’autentica mania. «Io ad esempio sono un uomo maturissimo di oltre mezzo secolo», si sfoga sul suo sito un quasi 60enne con i capelli bianchi e poca voglia di rispondere a chi lo giudica scuotendo la testa o ridacchiando. Lui ha cominciato tempo fa a Lampedusa, un giorno che camminava sulla spiaggia rigirando in bocca lo stecchino di un gelato. Quel bastoncino è diventato il suo primo arnese da lavoro: «Non ci trovo nulla di patologico, anche se mia moglie che ha studiato pedagogia azzarda un mio ritorno allo stadio infantile».
La materia prima

Partiamo dai fondamentali: serve la stessa quantità di sabbia e acqua. Per evitare inutili spole con il mare, il consiglio è scavare una buca profonda, fino a veder sgorgare l’acqua. Il «terriccio» bagnato si ricava sul fondo e si ammassa a circa 30 centimetri dal pozzo artigianale. Può partire la costruzione della pedana. A questo punto pigiare il mucchio di sabbia (che precedentemente dev’essere stato traforato per versare acqua nei buchi e mantenere compatta la massa).
La costruzione

Ammassare, pigiare, inumidire, pigiare: la base è pronta. Via con torri, mura e archi (o ponti). L’inesperienza spingerebbe a pressare un unico grande blocco per la torre. Errore. Con una manciata di sabbia e acqua raccolta dal pozzo bisogna creare «frittelle» di 20-30 cm di diametro. Abbastanza sottili da compattarsi facilmente. E così via, poi basta aggiungerne in continuazione fino a che non si è soddisfatti dell’altezza della torre. Per le mura la tecnica è simile, solo che invece che dei «frisbee» di sabbia bagnata bisogna creare dei mattoncini: per evitare crepe bisogna far ballare la manciata di arena impastata con l’acqua da una mano all’altra, finché non si compatta. Infine la tecnica per l’arco: fondamentale per scenografici ponti o scale. Qui basta riesumare la tecnica romana della chiave di volta: ammassare frittelle di 7-12 cm non perfettamente coincidenti ma che sporgono una dopo l’altra. A questo punto unire tutti gli elementi e largo alla fantasia. Con pennelli per spazzar via la sabbia in eccedenza, coltelli per ritagliare finestre, scalpelli per i lavori di precisione.
I capolavori

Dal tocco finale si riconosce l’artista. Le loro opere ormai si ammirano non solo in spiaggia, ma anche in città. Addirittura fioriscono kermesse ed esposizioni ad hoc. A Vancouver, in Canada, ogni settembre si disputano addirittura i campionati del mondo. E ambitissimi dagli artisti sono anche i palcoscenici del Giappone: famosissimo quello della città di Minamisatsuma, dove resiste una statua di sabbia costruita 25 anni fa. In Italia, le gare più importanti si tengono a Jesolo e Cervia, ma da qualche anno sono fiorite kermesse quasi ovunque. Per partecipare spesso bisogna essere invitati (se si è già nello star system della sabbia) ma a volte ci si può iscrivere liberamente e sfidare i campioni.




LA MIA VITA CAMBIATA DA UNA TORRE BAROCCA-
Fino a dieci anni fa, ogni settembre Harrison Hot Springs si riempiva di piccoli castelli fatati che si assomigliavano un po’ tutti. Dimore da sogno modellate e scolpite nella sabbia che si ispiravano al famoso simbolo Disney. Nel 1998, però, fra i capolavori in esposizione spuntò un castello barocco. Quel colpo d’estro stupì giuria e avversari e regalò a Leonardo Ugolini il titolo di campione del mondo di sculture di sabbia. Da allora questo romagnolo di 40 anni, che vive a Fiumana di Predappio (Forlì), gira il mondo spesato e mantiene la sua famiglia creando architetture e personaggi di arena.
Quel premio le ha cambiato la vita?
«Direi proprio di sì, dopo quel titolo vinto in Canada, a Vancouver, scolpire castelli di sabbia è diventato il mio mestiere».
Che lavoro faceva prima?
«Il geometra. E dopo la laurea l’architetto».
Competenze utili per il suo nuovo mestiere.
«Molto, con la sabbia riproduco in scala mignon le ”regole” base per dare solidità e fascino ad una costruzione. Bilancio i pesi e conosco stili e canoni estetici del passato».
Quando è iniziata la sua passione per i castelli di sabbia?
«Da piccolissimo. Sono romagnolo, abito a 30 chilometri dal mare e i miei genitori mi portavano sempre in spiaggia. Giravo con paletta e secchiello come tutti i bambini e mi ingegnavo per creare sempre qualcosa di nuovo. La riviera era il posto perfetto: spiagge ampie e piene di sabbia».
E il salto da hobby a mestiere?
«Da ragazzino ho iniziato a guadagnare qualche spicciolo. I miei amici raggranellavano qualcosa raccogliendo la frutta per le aziende agricole, io scolpendo nella sabbia e chiedendo offerte ai turisti. Mi ero così appassionato che un giorno scrissi un libro».
Un manuale per costruire castelli?
«Sì, un libriccino per bambini con foto, disegni e istruzioni per lavorare con la sabbia. Ma la vera svolta è arrivata con internet: ho visto che in giro per il mondo era pieno di gare e manifestazioni. Sono andato a Jesolo e ho vinto il primo premio internazionale. Poi a Vancouver, dove, con il castello barocco creato insieme ad un altro artista, l’italo-americano Richard Varano, è arrivato il titolo mondiale. Da allora è diventato il mio mestiere».
Ci si può mantenere costruendo castelli di sabbia?
«Certo. Si gira il mondo in continuazione. Da qui a fine anno andrò in Giappone, a Singapore e in Israele. Ti invitano alle gare, ti pagano volo e alloggio, e ricevi un compenso che varia anche a seconda dei visitatori. Per esempio, vicino a Osaka, ogni anno c’è un’esposizione di opere di arena per cui staccano oltre 350mila biglietti».
Quanto viene pagata la scultura di un professionista?
«Preferisco non parlare di prezzi. Diciamo che con 5-6 opere all’anno posso mantenermi».
Per un’opera di qualche metro, come quelle che si vedono in spiaggia, quali sono i tempi?
«Dipende, da una settimana a un mese. difficile fare una media: anni fa, ad esempio, ho realizzato un presepe di sabbia (il primo al mondo, ndr.) a Cesena. Duemila quintali di sabbia modellati in un’opera grande 18x10x4,5 metri. Ci ho messo 70 giorni».
Sua figlia sarà entusiasta dei castelli che le sa costruire.
«Ormai per lei è una cosa scontata. Diciamo che l’unico ad aver perso la testa per questa arte sono io. Mia moglie è ingegnere meccanico per fortuna: di matto in casa ne basta uno».