Maurizio Ricci, la Repubblica 05/08/2009, 5 agosto 2009
L’INFLAZIONE E IL PIL
Con il debito pubblico in via di esplosione, molti economisti pensano che, alla fine, i governi ricorreranno alla leva dell´inflazione, per ridurre il peso del debito sul Pil. Tutte storie, sostiene, invece, uno studio dell´Ubs: l´esperienza mostra che, esclusi i casi di iperinflazione (ben oltre il 5%) è più facile ridurre il debito in periodi di bassa inflazione. Il motivo è la frequenza con cui i governi devono rinnovare il loro debito. Negli Usa, ad esempio, il 45% del debito pubblico viene a scadenza nei prossimi 12 mesi: con inflazione crescente, anche i tassi salirebbero e il Tesoro Usa dovrebbe pagare di più di interessi, accrescendo la mole del debito. Inoltre, il rischio d´inflazione spinge in alto l´interesse che, così, sale sia in termini nominali che in termini reali. La spinta congiunta di questi due fattori fa crescere il debito più velocemente del Pil. A meno che l´inflazione non sia davvero galoppante.