Giangiorgio Satragni, La stampa 4/8/2009, 4 agosto 2009
COSI’ MOZART DETTAVA LA MUSICA A PAPA’ LEOPOLD
Anche i manoscritti sono musica viva, nel senso che possono cambiare identità e, qualche volta, connotati. Dopo gli annunci dei giorni scorsi, si è meglio chiarita la presunta scoperta di due manoscritti di Mozart attraverso una pubblica presentazione alla Stiftung Mozarteum di Salisburgo. Non è una scoperta, bensì un’attribuzione al compositore bambino di due lavori per tastiera, in verità già pubblicati dal 1982 nell’edizione completa delle sue opere e contenuti in un quaderno in cui papà Leopold annotava le improvvisazioni di Wolfgang Amadeus e della sorella Nannerl, nonché vari esercizi tecnici o brani didattici per tastiera. Tuttavia, preparando l’edizione in facsimile del manoscritto, il musicologo Ulrich Leisinger si è accorto che un breve preludio in sol maggiore e una parte solistica di concerto, nella medesima tonalità, erano talmente innovativi che non potevano essere di Leopold, cui corrisponde invece la grafia, né genericamente attribuibili allo stile del tempo. Così, dopo lunghe analisi stilistiche e tecniche, le ha ora attribuite a Wolfgang, fra i suoi sette e otto anni di età. Secondo Leisinger il giovane Mozart quasi certamente aveva chiesto al padre di mettere su carta i pezzi perchè non sapeva ancora scrivere la musica, e poi aveva fatto le sue correzioni.
Se il criterio è quello della bizzarria stilistica e della non conoscenza dei limiti di chi esegue, il discorso vale di più per il Concerto, con una quantità di alterazioni strane ma molto «barocche» che in tempo Molto allegro causano qualche difficoltà alle dita. Però, se abbiamo una trascrizione paterna di improvvisazioni del figlio, dobbiamo ipotizzare in Wolfgang una tale perizia da trasgredire le regole del suonar corretto, oppure una loro spensierata ignoranza lasciata così dal severo Leopold.
Sul sito www.mozarteum.at si possono ascoltare le pagine al cembalo, con effetto barocco, mentre a Salisburgo sono state suonate da Florian Birsak su un fortepiano appartenuto a Mozart, una soluzione più avanzata rispetto all’epoca individuata per la composizione, e nell’abitazione di Mozart ora trasformata in museo. Ad ogni modo per il Concerto si prepara un’esecuzione pubblica nel 2010 con la congettura delle parti orchestrali mancanti scritte da Robert Levin, filologo tanto scrupoloso quanto piatto nell’imitazione stilistica: ma le sue sono solo ventotto battute su centotré.