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 2009  agosto 04 Martedì calendario

FIORAVANTI LIBERO, "VITTIME DERISE"


La pena è finita, dichiarata «estinta». L’ex terrorista nero Valerio Fioravanti, il fondatore dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, 51 anni, è da qualche giorno un uomo libero a tutti gli effetti. E’ una possibilità prevista dalla legge, il suo avvocato s’è mosso bene, un tribunale ha deciso in questo senso. Arrestato nel 1981, condannato a svariati ergastoli per diversi fatti di sangue tra cui la strage di Bologna che costò la vita a 85 persone, già nel 2004 Giusva Fioravanti aveva ottenuto la libertà condizionale. Ieri, esauriti i cinque anni di prova, la decisione finale. Tra qualche anno anche sua moglie, Francesca Mambro, potrebbe ottenere lo stesso trattamento. Epperò l’associazione tra i famigliari delle vittime protesta: «E’ un enorme regalo che non si meritava».
Si pensa che la pena dell’ergastolo significhi, come un tempo, che le porte del carcere non si aprano mai. E invece, no. L’ergastolo è equiparato a una condanna a trent’anni. E quindi, dopo i primi indispensabili ventisei anni di cella (che in realtà scendono a 23 perché i conteggi in carcere sono un po’ diversi), molti benefici possono essere concessi a un detenuto. Fino al sigillo finale della «pena estinta». Fioravanti, se lo volesse, potrebbe anche richiedere un passaporto e viaggiare all’estero. «E’ un uomo che ha scontato la sua pena. Il suo caso rappresenta uno dei rarissimi esempi di speranza per lo stato di diritto in Italia», dice Marco Cappato, dei Radicali Italiani. Tanta esultanza si spiega perché Fioravanti e Mambro da anni lavorano nella sede del partito di Marco Pannella. Sono molto contrariati, invece, Mario Adinolfi, Pd («E’ responsabile della morte di novantadue persone e del ferimento di altre duecentoventicinque, è il peggior assassino della storia di questo paese ed oggi è libero. La sua è una libertà vergognosa») e Stefano Pedica, Idv («La liberazione chocca e ferisce perché dimostra chiaramente che la certezza della pena in Italia non esiste nemmeno per i reati più terribili»).
Lui, il diretto interessato, dapprima se la cava con una battuta. «Non ho proclami da fare». Ma poi, sollecitato dalle polemiche, dice: «Se torniamo a nasconderci dietro a barricate ideologiche, si ferma nuovamente tutto, torniamo allo scontro frontale e non si va da nessuna parte. Dovremmo anche ricordarci che la nostra Costituzione, non a caso, è stata scritta da ex terroristi, da persone che fino al ”43 erano considerate ufficialmente dei terroristi e alcuni di questi ”ex terroristi” sono stati anche condannati a morte. Poi hanno avuto occasione di scrivere la Costituzione e l’hanno scritta in questo modo. Quindi non è un caso, forse, che la nostra Carta abbia previsto questi meccanismi di riabilitazione». Meccanismi di cui, ovviamente, è ben felice di approfittare. «Non credo siano sbagliati. Se hanno funzionato con i ”terroristi” del ”43, del ”44 e del ”45, forse possono funzionare anche con noi».
Quanto alla strage, «ci sono spazi per lavorare, ma lo devono fare persone più titolate di me. Persone competenti ed anche neutrali, visto che io sono parte in causa». A Fioravanti non è sfuggito che ci siano novità giudiziarie. Si affaccia una nuova pista che porta a Carlos e ai palestinesi. C’è un pm che sta facendo tradurre una marea di documenti dal tedesco: erano negli archivi del servizio segreto Stasi della defunta Ddr. «Adesso - dice ancora Fioravanti - vengono a galla nuovi elementi. Altri, non necessariamente dei magistrati, dovrebbero rivedere quel contesto. Io non ho più motivi personali, non temo più niente, quello che doveva succedermi è successo. Spero che per il bene di tutti noi, del Paese, di un po’ di conoscenza condivisa, qualcuno abbia tempo e modo di ragionare sulle cose nuove che stanno venendo fuori». Per la prima volta si può immaginare un processo che porti a conclusioni inedite. «Spero che dopo trenta anni ci sia la pacatezza per affrontare altri filoni di indagini e per giungere alla verità vera», dice a sua volta Francesca Mambro, condannata anche lei all’ergastolo per quella strage.