Viviana DཿAloiso, Avvenire 5/8/2009, 5 agosto 2009
Ru486, per decidere solo sette settimane « corsa all’aborto» - La pillola accelera i tempi. L’esperto di sterilità: «Scelte dettate dalla fretta, che mancano di consapevolezza» - Sette settimane
Ru486, per decidere solo sette settimane « corsa all’aborto» - La pillola accelera i tempi. L’esperto di sterilità: «Scelte dettate dalla fretta, che mancano di consapevolezza» - Sette settimane. Nemmeno due mesi. Per prendere consapevolezza di essere madre, decidere di rifiutarlo. E, soprattutto, per verificare dal punto di vista sanitario una gravidanza: con esami specifici, accertamenti sul corretto annidamento dell’embrione, escludere choc tossici o altre reazioni al farmaco. Sono i tempi della Ru486 a preoccupare Filippo Boscia, ginecologo, esperto di sterilità, direttore sanitario del Dipartimento materno- infantile dell’Azienda Sanitaria provinciale di Bari. Nella Puglia dove la Ru486 si è sperimentata già negli ultimi due anni, in poco più di un’ottantina di casi. E non sempre con i risultati sperati. Professore, è possibile fare un bilancio sulla sperimentazione dell’aborto farmacologico nella provincia di Bari, dove lei opera? Qualche mese fa sono stati diffusi dati da alcune cliniche che hanno impiegato la Ru486. Ovviamente non è stata data notizia di eventi avversi, ma almeno in quattro casi le donne che si sono sottoposte all’interruzione di gravidanza col metodo farmacologico sono state successivamente ricoverate in altre strutture per i problemi insorti durante la procedura. Quali problemi? Per lo più il mancato completamento dell’espulsione del feto abortito. In questo caso nelle cliniche si è dovuto procedere al raschiamento. l’unico pericolo cui va incontro una donna che assuma la Ru486? Assolutamente no. Ce n’è un altro molto frequente nella casistica internazionale e ancora taciuto in Italia: quello di una gravidanza extrauterina non diagnosticata in fase ecografica. Vale a dire? L’aborto farmacologico richiede un’età gestazionale non superiore alle sette settimane: un tempo assolutamente insufficiente per stabilire con l’accuratezza dovuta le condizioni della paziente. Un’ecografia può infatti misconoscere la presenza di una gravidanza al di fuori dell’utero, e in questo caso l’assunzione della Ru486 è pericolosissima: causa gravi emorragie interne – difficilmente identificabili dal medico – e l’espulsione del feto può avvenire all’interno dell’addome. Ha notizia che questo sia avvenuto in Italia? Sì, e almeno in 7 casi documentati. Ha mai avuto come pazienti donne che avessero abortito con la Ru486? Sì, in particolare ne sto trattando una che ha abortito poco più di un anno fa seguendo la procedura farmacologica e che oggi trova difficoltà nel rimanere incinta a causa di un’ostruzione delle tube. Crede che la pillola abortiva sia la causa di questo problema? Non posso ravvisare con certezza un rapporto causale tra l’aborto chimico e la sterilità di questa paziente, ma la letteratura scientifica sottolinea i rischi insiti nella permanenza di residui di materiale abortivo nell’utero delle pazienti. Spesso le donne che hanno abortito seguendo questa procedura hanno poi dovuto ricorrere alla fecondazione assistita per avere figli. Senza contare i danni psicologici che l’assunzione della Ru486 può arrecare in casi analoghi: la mia paziente vorrebbe non aver mai preso quella pillola. Mi scusi, ma non si tratta degli stessi danni psicologici dell’aborto chirurgico? Tutt’altro, e qui sta il punto. Proprio perché per ricorrere all’aborto farmacologico bisogna intervenire entro le 7 settimane, la donna ha pochissimo tempo per realizzare di poter essere madre, e per decidere di non tenere il suo bambino. Il ’pensatoio’ di 7 giorni richiesto dalla legge 194, e che tante donne ha convinto a cambiare idea, con la Ru486 va a farsi benedire. Immaginarsi quanti più rimpianti possono instaurarsi dopo una scelta tanto poco ferma e consapevole... C’è quindi il rischio di una vera e propria «corsa» all’aborto? Sì, e – ciò che più mi preoccupa – anche negli ospedali. Dove la gravidanza sembra essere diventata un’emergenza riproduttiva, una malattia da prevenire in tempi sempre più rapidi. E dove – mi permetta di lanciare questo allarme – entrano sempre più giovanissime (mentre i dati sulla 194 in Italia indicano un dato nazionale stabile, ndr ). Si riferisce anche qui a casi documentati? In Puglia sono a decine le minorenni che arrivano in ospedale pronte all’aborto e con l’avallo di un giudice tutelare, all’insaputa dei genitori. Per loro la pillola abortiva è la scelta più ovvia, e anche la più dannosa. Questo è uno degli aspetti che mi fa più arrabbiare dell’introduzione – quasi per legge – della Ru486 nel nostro Paese: non solo la banalizzazione della medicina, ma anche quella della sessualità e della vita tra i più giovani.