Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

Un investimento sicuro? Le azioni di Wall Street - Il confronto tra la rischi e rendimenti offerti dagli indici di mercato più rappresentativi evidenzia che, su base storica, l’esposizione alle azioni statunitensi ha sempre sostenuto la performance di portafoglio

Un investimento sicuro? Le azioni di Wall Street - Il confronto tra la rischi e rendimenti offerti dagli indici di mercato più rappresentativi evidenzia che, su base storica, l’esposizione alle azioni statunitensi ha sempre sostenuto la performance di portafoglio. Ad esempio, nei 15 anni compresi fra gennaio 1994 e dicembre 2008 l’indice Msci Eafe (composto da azioni quotate in Europa, Australasia ed Estremo oriente) ha reso il 3,9% con una deviazione standard del 17,9%, mentre l’indice S&P 500 ha guadagnato il 6,5% con una deviazione standard del 16,8%. Per gli investitori non statunitensi, un’esposizione dell’80% all’indice Eafe e del 20% all’S&P 500 ha quindi aumentato il rendimenti riducendo il rischio (cioè la deviazione standard). Alle stesse conclusioni si giunge analizzando il ventennio compreso tra gennaio 1989 e dicembre 2008. In un orizzonte ventennale, l’allocazione all’indice S&P 500 sarebbe servita a minimizzare il rischio preservando lo stesso livello di rendimento. Anche se sul breve periodo i listini statunitensi potrebbero andare peggio di quelli di altri Paesi, i dati storici indicano che a lungo termine l’esposizione al mercato americano comporta notevoli vantaggi. Detto questo, è opportuno menzionare anche i rischi connessi a questa particolare area. Innanzitutto, gli investitori stranieri sono esposti alle oscillazioni dei cambi contro il dollaro, che incidono sempre, a volte in maniera positiva e a volte negativa, sui rendimenti. Il biglietto verde non risente solo dei flussi di capitali in entrata ed uscita dagli Stati Uniti, ma anche delle politiche fiscali e monetarie e dei dati macroeconomici. Ad esempio, l’inflazione svolge un ruolo di primo piano nell’andamento dell’economia Usa, e di conseguenza nella forza del dollaro. Ciò potrebbe costituire un fattore di rischio, dato che il controllo dell’inflazione non costituisce per la Federal Reserve un obiettivo primario come lo è per la Bce ed altre banche centrali. In realtà, per gli investitori non statunitensi investire in aziende americane comporta un maggiore livello di incertezza economica e la minore conoscenza di questo mercato potrebbe richiedere maggiore attenzione. Tuttavia, gli investitori possono coprirsi contro gli effetti avversi delle oscillazioni dei cambi o scegliere fondi che lo facciano per loro, isolando in tal modo i movimenti dei prezzi azionari. Inoltre, i rischi normativi specifici del mercato statunitense potrebbero modificare in modo sostanziale il business delle aziende selezionate dagli investitori. Ad esempio, le riforme dei mercati finanziari successive alla crisi creditizia potrebbero far salire il costo del credito, con gravi ripercussioni per la redditività aziendale. Ciononostante, riteniamo che i vantaggi offerti dal mercato statunitense superino i rischi. Il governo Usa sta facendo il possibile per rivitalizzare un’economia le cui prospettive di ripresa sono migliori che altrove.