lettera di Barbara Calzolari a Repubblica 04/08/2009, 4 agosto 2009
LETTERA
Dopo aver letto attentamente gli articoli riguardanti «l’addio alla scrittura» e le conseguenze inevitabili di un certo imbarbarimento culturale dei nostri ragazzi, mi ha sorpreso che a nessuno degli estensori degli articoli sia venuto in mente di chiedere una minima opinione a noi docenti della Associazione Calligrafica Italiana. Da anni ci impegniamo per portare l’insegnamento della calligrafia nelle scuole, e ci sembra incredibile e avvilente che al Ministero dell’Istruzione nessuno investa 5 euro per contrastare questo negletto aspetto della nostra formazione. La signora De Luca ha giustamente posto l’accento sull’impegno messo in atto da vari paesi europei che hanno risposto al grido di soccorso di una società che rischia di perdere il patrimonio della calligrafia, della bella scrittura, o semplicemente della scrittura comprensibile. Da sempre l’Associazione Calligrafica Italiana tenta di diffondere la calligrafia nelle scuole, perché la ritiene un importante strumento per l’esercizio mentale, una passione da nutrire per ritrovare attraverso i personali gesti una certa disciplina. L’insegnamento della calligrafia è stato sospeso in Italia intorno agli anni `60 perché veniva erroneamente ritenuto che insegnare a scrivere portasse al blocco della personalità dello studente: un’eresia, perché nessuno scriverà mai come un altro e ognuno svilupperà sempre la propria personalità. Basti pensare che in una classe non ci sono nemmeno due calligrafie simili. I risultati con i ragazzi sono pressoché immediati, ed è una vera soddisfazione assistere alla loro crescita di confidenza con la propria gestualità. Il prodotto della connessione tra cuore cervello e mano porta a legare e collegare fili d’inchiostro che scrivono di noi. Perché la prima è più importante forma di comunicazione non viene insegnata? Perché non si deve insegnare che si può imparare a scrivere velocemente senza perdere la leggibilità? Purtroppo la comunicazione con il mondo scolastico è sempre complicata. Nell’articolo della signora De Luca l’insegnante di scuole medie Irene Bagnati dice: «... ciò che a me interessa è che gli studenti apprendano, e che scrivano in un buon italiano. Se poi al posto della penna utilizzano la tastiera pazienza, questo è il loro tempo... ». Se questo è ciò che sostiene un’insegnante di lettere, lasciatemi rispondere come usavano i latini: mala tempora currunt .
Barbara Calzolari
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