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 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

IL QATAR ORA CORTEGGIA MIUCCIA PRADA

Il fondo sovrano del Qatar bussa alla porta di Prada. Obiettivo: l’ingresso con una minoranza (circa il 30%) nel capitale della griffe. Fonti bancarie riferiscono al Sole 24 Ore dell’interesse del gruppo finanziario arabo per una quota azionaria: rumors sui quali, dal quartier generale della maison italiana, non viene dato riscontro, se non confermando l’interesse di diversi investitori (anche fondi sovrani) per una quota di minoranza.
Ma, al momento, non ci sarebbero trattative concrete. Ma come nascerebbe l’interesse del fondo sovrano dell’emirato?
La Qatar Investment Authority è uno dei pochi fondi sovrani, al momento, con la liquidità necessaria per fare operazioni in giro per il mondo: molti altri investitori del Far East hanno infatti perso somme ingenti negli investimenti.
Il fondo ha una dotazione di circa 62 miliardi di dollari: è lo stesso gruppo, per intenderci, che è sceso in campo per
Volkswagen-Porsche (il 17%), con un portafoglio di partecipazioni internazionali che già comprende il 5,8% della banca inglese Barclays, l’8,16% del
Crédit Suisse , il 15,37% della Borsa di Londra, il 6% del gruppo francese Lagardère.
Il resto lo potrebbe fare la notorietà del brand Prada: un marchio
cult nel Far East, tanto che già in passato alcuni investitori dell’area avevano sondato le possibilità di un investimento.
Il nodo resta la cifra sul piatto. Gli azionisti (le famiglie Bertelli- Prada) non sono infatti diposti a vendere minoranze se non a valutazioni assai elevate: prezzi (fino a un anno e mezzo fa si parlava di 5 miliardi di euro come valore d’azienda) che la Borsa non era più disposta a riconoscere, come è stato confermato dall’archiviazione del processo di quotazione. E prezzi che, non più di sei mesi fa, nemmeno alcuni investitori di casa nostra (trattative con Investindustrial, Clessidra e Carlyle non andate a buon fine) erano disposti a mettere sul piatto. Conclusione? Gli unici disposti a pagare ancora prezzi a multipli elevati (vicini a quelli precedenti al default di Lehman Brothers e allo scoppio della grande crisi) restano i fondi sovrani. Con tutti i condizionali del caso, visto che anche i fondi sovrani hanno alzato i livelli di attenzione dopo le recenti perdite su molti investimenti.
Ma per un marchio come Prada un sacrificio si potrebbe pur fare. A maggior ragione, se si pensa che un ruolo importante in tutta la vicenda potrebbe inoltre averlo Sheikha Mozah bint Nasser Al Missned, cioè la seconda moglie dell’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani: grande appassionata dei marchi del lusso occidentali, bella ed elegante, madre di 7 figli, è stata ispiratrice dei mutamenti sociali e culturali a Doha. Ma anche prodiga in iniziative umanitarie e nell’ambito dell’educazione. Almeno così recitano le cronache dell’emirato. Da parte sua, Prada ha recentemente riscadenziato circa 450 milioni di euro di debiti collocati nella holding della famiglia Bertelli: 100 milioni che sarebbero scaduti il 31 luglio e 350 milioni in scadenza nel luglio del prossimo anno e spostati nel 2012. Tuttavia la società deve fare i conti con un piano di investimenti di ingenti dimensioni a livello internazionale. Ecco perché l’ingresso di un fondo sovrano sarebbe auspicato ora che l’Ipo è tramontata.