Micaela Cappellini, ཿIl Sole-24 Ore 4/8/2009;, 4 agosto 2009
I DIECI ANNI DI UN RE CHE GUARDA AVANTI
«Il Marocco ha cambiato campionato. Ora giochiamo di diritto in serie A». Sceglie la metafora calcistica per sottolineare i passi avanti del suo paese Ahmed Reda Chami, ministro dell’Industria, del commercio e delle nuove tecnologie del Marocco. E talmente Rabat ci crede, a questa sua promozione nel consesso dei grandi, che ora considera la Francia il suo concorrente diretto e sfida Parigi sul terreno degli investimenti nell’Africa subsahariana.
«Da due anni siamo diventati il secondo investitore in Africa dopo il Sudafrica – dice il ministro Chami, a Milano per una serie di incontri – e se si considera solo la parte occidentale del continente, allora siamo il primo investitore». Le teste di ponte marocchine verso i paesi circostanti? «I servizi finanziari al primo posto – prosegue Chami ”icui standard,ci tengo a dirlo, sono a livello di quelli europei». Tra aperture di filiali e acquisizioni di istituti locali, le tre più grandi banche commerciali marocchine sono presenti in 17 paesi africani, tra cui la Tunisia, il Senegal, il Gabon, il Camerun e la Costa d’Avorio. Poi ci sono le tlc, il settore minerario, la costruzione di dighe e le utilities.
Giovedì il Marocco ha celebrato re Mohammed VI e i suoi primi dieci anni di regno: fino a domenica, è stato un susseguirsi di concerti e giostre, di monete e francobolli emessi per l’occasione. Giorni di festa, di bilanci, ma anche di slanci verso il prossimo decennio. Inutile nascondersi: se di serie A si tratta, parliamo pur sempre della parte bassa della classifica. Molto resta da fare per allontanare la povertà da tutte le aree del paese, per dotarsi di infrastrutture paragonabili a quelle occidentali e anche per mettere uomini e donne sullo stesso piano. Il nuovo codice di famiglia del 2004 è tra i più avanzati del mondo arabo, ma l’afflato parificatore non ha coperto alcune aree,come le questioni d’eredità. Qualcosa però è stato fatto: «Come marocchino, prima ancora che come ministro – ricorda il 48enne Chami – quello che più mi ha colpito in questi dieci anni è il ricambio che si è avuto nel management politico e in quello economico». Non un’epurazione,ma un ringiovanimento, che ha portato ai vertici uomini - e anche donne - che hanno studiato all’estero, che sono attenti al lato economico di ogni attività, e che hanno abbandonato il vecchio concetto di autorità in nome di una maggiore vicinanza ai concittadini. La povertà è rimasta, ma è affiancata da una middle class
che si infoltisce di giorno in giorno e che è permeabile allo stile di vita occidentale, ricorda il ministro Chami, mentre beve un caffè macchiato all’americana al posto di quel tè tipico dell’ospitalità marocchina.
Sono aumentati i consumi del comparto elettronico, e quelli per l’istruzione dei figli.
Un tema caldo, quello dell’education, nel Marocco di oggi,dove l’istruzione superiore pubblica ha perso prestigio e va ricostruita: il 25% del budget del governo va già alla scuola, cui si aggiungono gli sforzi per attirare istituzioni internazionali come la scuola del turismo di Losanna, quella d’ingegneria di Parigi e le università americane e francesi.
«Le linee guida dello sviluppo infrastrutturale e industriale sono state tracciate negli anni recenti – dice Chami – ora dobbiamo continuare con la loro implementazione. Con occhi di riguardo da un lato alla decentralizzazione delle attività e del potere, e dall’altro all’integrazione regionale con i nostri vicini». Ancora tasselli pesanti. Ma un paese che investe nella scuola e nel management è già un paese che ha scelto i mattoni migliori per costruire il proprio futuro.