Paolo Bagnoli, ItaliaOggi 5/8/2009, 5 agosto 2009
Ma si sapeva che la questione meridionale sarebbe riesplosa - Da nord a sud il nostro paese riesce a fare pasticci anche nell’anno del 150° dell’unità d’Italia - Ma, insomma, è mai possibile che, anche per un’occasione importante quale quella dei 150 anni del compimento dell’unità nazionale, l’Italia riesca a pasticciare? incredibile e deprimente considerato, per di più, che la ricorrenza cade in un momento storico - politico nel quale invece di perder le occasioni per riflettere su di noi, sulla nostra comune, esse dovrebbero essere ricercate
Ma si sapeva che la questione meridionale sarebbe riesplosa - Da nord a sud il nostro paese riesce a fare pasticci anche nell’anno del 150° dell’unità d’Italia - Ma, insomma, è mai possibile che, anche per un’occasione importante quale quella dei 150 anni del compimento dell’unità nazionale, l’Italia riesca a pasticciare? incredibile e deprimente considerato, per di più, che la ricorrenza cade in un momento storico - politico nel quale invece di perder le occasioni per riflettere su di noi, sulla nostra comune, esse dovrebbero essere ricercate. Il modo stesso con cui, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, si cerca di rispondere alle richieste del nord ed a quelle del sud, ce lo conferma. Che la questione meridionale sarebbe, prima o poi riemersa, era inevitabile. Gli anni della transizione verso il nulla l’ avevano come cancellata oppure ridotta solo alla questione del ponte sullo stretto di Messina. Così non è e così non poteva essere perché anche se, nel frattempo, le problematiche del nord avevano preso il posto di quelle del sud non per questo la questione meridionale perde quella valenza storica che più grida la sua irrisolutezza a partire appunto, dal Risorgimento che, oramai da qualche anno, è addirittura scomparso quale disciplina storica nei nostri atenei fatte salve alcune cattedre di fatto rubricate nella contemporaneistica. Eppure, pur con tutte le critiche che al Risorgimento si possono avanzare, esso ha rappresentato un grande fatto e non solo per l’Italia. Anche per l’ Europa, infatti, il Risorgimento italiano ha costituito un episodio fondamentale per la costruzione della sua coscienza, così come per i tanti che videro, nella prima, la quarta guerra d’indipendenza come pure per l’antifascismo. L’ inadeguatezza e la grettezza della ex-casa regnante nulla tolgono all’occasione storica che esso ha rappresentato; non a caso, nel 1946, il popolo italiano saldò i conti coi Savoia. L’unità conquistata non risolse il nodo della nazionalità italiana e tra Cavour, Mazzini, Cattaneo e Garibaldi vi sono belle differenze; molteplici furono le idee dell’ Italia che si confrontarono e solo una soluzione federale ed autonomistica avrebbe potuto conferire al paese quella mentalità di libertà che continua ad essergli carente. Ed ora che c’è l’ occasione per tornare a discutere dell’ Italia e della sua idea, si vede che le idee non ci sono, i soldi nemmeno e, soprattutto, che latita ogni serietà. L’urlo di Ciampi è rimasto sostanzialmente senza risposta. Si apprende che il governo Prodi aveva pensato di celebrare la ricorrenza promuovendo opere pubbliche. Che bellezza; mentre l’ Italia si sta contorcendo tra nord e sud qualche palazzo, stadio e via dicendo dovrebbe dare il senso di un punto di arrivo storico così rilevante? Ma anche tutto ciò è il frutto di una crisi civile e morale oramai metastizzata. Ed un paese che ha il senso diffuso di sé non può pensare seriamente ad un futuro positivo. Secondo un detto popolare: con acqua e chiacchiere non si fan le frittelle!