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 2009  agosto 01 Sabato calendario

IL «GIALLO» DELL’UOMO CON LA FRECCIA IN PETTO SEPOLTO 4.500 ANNI FA


ROMA – Una corsa contro il tempo e contro l’alta marea. Po­che ore di scavo stratigrafico condotto con urgenza immedia­tamente dopo la scoperta, per salvare in extremis quel ritrova­mento sulla spiaggia di Nettuno – una sessantina di chilometri a sud di Roma – che gli archeo­logi preistorici definiscono «ec­cezionale »: lo scheletro, pratica­mente integro e con relativo cor­redo funerario intatto, di un uo­mo vissuto circa 4.500 anni fa, Età del Rame o Eneolitico, e dunque coevo di Oetzi, celebre mummia rinvenuta al di sotto del ghiacciaio di Similaun nel 1991.

Alto «meno di un metro e 70», ha già un nome anche lui, forse meno suggestivo e poeti­co del suo «cugino» delle nevi. Ma si è deciso di ribattezzarlo così, Nello , dal nome del carabi­niere a capo dell’indagine che ha portato alla sua scoperta a po­chi metri dalla battigia in locali­tà Torre Astura, zona salvata dal­la cementificazione negli anni Sessanta in un territorio sede di un Poligono militare ma aperto ai bagnanti in estate.

A ritrovare Nello (nel maggio scorso, ma la notizia è stata da­ta ieri), dopo una sepoltura di molti secoli e al di sotto di uno strato d’argilla, sono stati infatti i militari del Comando carabi­nieri Tutela patrimonio cultura­le (Tpc), durante uno dei voli che l’Arma effettua su zone di interesse archeologico per pre­venire abusi e scavi clandestini. «Abbiamo l’occhio allenato – ha spiegato ieri il colonnello Raffaele Mancino, comandante del Reparto operativo Tpc – l’equipaggio in elicottero ha in­dividuato una fenditura nel ter­reno argilloso e abbiamo subito allertato gli esperti della Soprin­tendenza. Poteva essere uno sca­vo clandestino, ma era l’erosio­ne dell’alta marea che aveva sco­perto la fossa della tomba. Sia­mo stati tempestivi, un ritardo e il mare avrebbe distrutto tut­to » .

Nello (esposto ieri nella sede del Comando nel rione Trasteve­re), molto probabilmente fu un antico guerriero: del suo corre­do funerario accanto al feretro, oltre a sei vasi, fanno parte infat­ti anche due lame di pugnale in selce e una punta di freccia ritro­vata sopra alle ossa del costato. Non ha più i piedi, portati via probabilmente dall’azione delle maree (stesso destino per la co­pertura della tomba, di forma ovoidale, larga circa 85 centime­tri e lunga 170). Ma benché inte­gre o quasi, le porzioni del suo scheletro sono state spostate quasi certamente dallo sciabor­dio delle onde (il bacino, ad esempio, appare in posizione in­naturale).

Fu quella freccia nella zona del costato a uccidere il guerrie­ro preistorico di Nettuno? «Pro­babile », la risposta di Marina Sa­pelli Ragni, soprintendente ar­cheologico del Lazio, e Fran­cesco Di Mario, responsabi­le dell’area: «Ma saranno le analisi antropologiche – hanno detto i due esperti del ministero dei Beni cul­turali – a chiarire i detta­gli, dalle cause della morte alla datazione certa».

Ora le indagini proseguo­no, e non è detto che quella di Nello sia una sepoltura isolata. «La presenza di una necropoli eneolitica non è da escludersi e saremmo di fronte a una scoper­ta straordinaria». Altra «anoma­lia » solo apparente, la sepoltura in riva al mare. Dai geologi so­no infatti arrivate le prime con­ferme sulla linea di costa, che migliaia di anni fa poteva trovar­si arretrata rispetto a oggi.