Matteo Persivale, Corriere della Sera 04/08/2009, 4 agosto 2009
Sul comodino c’è una bottiglia d’acqua minerale marca Fiji, quasi piena. Un’altra, mezza vuota, è su un piccolo carrello accanto al letto, insieme con dei guanti di gomma, dei batuffoli di cotone sterilizzati, un nastro di cerotto
Sul comodino c’è una bottiglia d’acqua minerale marca Fiji, quasi piena. Un’altra, mezza vuota, è su un piccolo carrello accanto al letto, insieme con dei guanti di gomma, dei batuffoli di cotone sterilizzati, un nastro di cerotto. Poi un astuccio per occhiali da presbite. Una bottiglia di succo d’arancia. Il letto è sfatto. Sopra il lenzuolo, sulla sinistra, c’è un pannolone celeste. Seminascoste dal copriletto, le gambe di una bambola. Un compact disc (o un dvd). Una collana simile a un rosario – le «perline da preghiera » mediorientali che Michael Jackson spesso portava al collo. Sul cuscino c’è ancora l’impronta della testa di Jackson. Un nastro blu, usato come laccio emostatico d’emergenza per stringere il braccio della popstar e trovare una vena. Una scatola di dentifricio Crest, ancora sigillata (era un maniaco dell’igiene dentale, ha spiegato il suo staff agli investigatori). Ai piedi del letto, sul tappeto, c’è una maschera per rianimazione, con il libretto di istruzioni aperto. Michael Jackson è morto qui: l’autenticità della foto, pubblicata dal domenicale inglese News of the World e riprodotta qui dal Corriere , è stata confermata dagli investigatori del Los Angeles Police Department. Sono state scattate poco dopo che il cantante, il 25 giugno scorso, venne portato – già cadavere, secondo i paramedici accorsi d’urgenza nella villa al numero 100 di N. Carolwood Drive, Holmby Hills, Los Angeles, e secondo la polizia – all’ospedale dell’università UCLA per ulteriori, inutili tentativi di rianimazione (il suo cuore era fermo da almeno due ore). Il letto dove è morto Jackson, il tappeto prezioso e il pavimento di legno tirato a lucido dove è stata stesa la salma della rockstar durante gli inutili tentativi di rianimazione sono anche la scena del crimine se, come sembra sempre più probabile, il medico personale della popstar, Conrad Murray, 56 anni, centomila euro di stipendio mensile, verrà incriminato per omicidio colposo. Per aver somministrato a Jackson, invece di un normale sonnifero, un anestetico da sala operatoria, potentissimo farmaco per uso ospedaliero utilizzato invece in una villa di lusso dove l’unica attrezzatura medica erano le bombole d’ossigeno stipate in uno sgabuzzino per aiutare la popstar a respirare, al risveglio. Risveglio che non è avvenuto però il 25 giugno, quando i polmoni e il cuore di Jackson si fermarono. E tocca ai risultati dei test tossicologici svolti dopo l’autopsia (e ancora segreti) determinare se oltre al Diprivan, il potente anestetico somministrato via flebo, a Jackson fosse stato iniettato anche il tranquillante Demerol, come sospettano gli investigatori secondo il tabloid britannico The Sun . Il Demerol sarebbe stato il colpo di grazia per i polmoni e il cuore di Jackson, che già funzionavano «al minimo» per via dell’anestetico: e in quel caso, la responsabilità si sposterebbe dal dottor Murray a quella della fantomatica persona – un membro dello staff?’ che avrebbe dato a Jackson la dose mortale di Demerol. Mentre il dottor Murray – che verrebbe così scagionato sotto l’aspetto penale – ancora dormiva. Le due ipotesi – nel secondo caso, se il Demerol fosse stato iniettato da qualcun altro, Murray potrebbe cavarsela con una «semplice» radiazione dall’albo, mettendo invece nei guai per omicidio colposo l’altra fantomatica persona, se esiste – sono ancora «attive» presso gli investigatori. La posizione di Murray resta delicatissima: la sua casa e lo studio sono stati perquisiti più volte, e il medico avrebbe mandato due assistenti, il giorno della morte di Jackson, a prelevare alcune cartelle cliniche dai suoi archivi. Perché? A distruggere quali prove? E mentre le foto della «scena del crimine» aggiungevano altri tasselli al puzzle della morte di Jackson, ieri mamma Katherine, 79 anni (che sta sempre lottando per ottenere la nomina di esecutore testamentario del figlio, al momento assegnata ai due manager John Branca e John McClain) ha avuto dal tribunale l’affidamento definitivo dei tre figli della popstar secondo la volontà espressa nel testamento: Prince I, Paris e Prince II detto «Blanket», coperta, vivranno con la nonna (nonno Joe, che picchiava brutalmente Michael e gli altri fratelli, vive a Las Vegas separato di fatto dalla moglie). La signora Jackson, ieri in tribunale, ha evitato un ostacolo a sorpresa: un avvocato del dermatologo della popstar, Arnold Klein, aveva presentato un’obiezione – a sorpresa’ all’affidamento. Confermando le vecchie voci secondo le quali sarebbe lui il padre biologico di due dei figli di Jackson, Paris e Prince I. La madre biologica dei due – quella di Prince II resta ignota – è Debbie Rowe, 50 anni, ex infermiera del dottor Klein. Potrà vedere a intervalli regolari Paris a Prince I. Che la chiameranno «Debbie », non mamma.