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 2009  agosto 04 Martedì calendario

UN ITALIANO SVELA I TRUCCHI DELL’AIDS


L’Hiv, il retrovi­rus causa dell’Aids, ha una sua spiccata «intelligenza» nel disin­nescare le difese dell’organismo che infetta e nel rendere meno ef­ficaci anche i farmaci. Come Ulis­se sconfisse dopo 10 anni di inu­tile assedio Troia, adottando il trucco del cavallo di legno pieno di guerrieri e in apparenza ab­bandonato sulla spiaggia, così l’Hiv uccide le «inattaccabili» cel­lule delle nostre difese con un escamotage . Ulisse entrò in Troia, con un manipolo di guer­rieri scelti, nascosto all’interno del cavallo che gli stessi troiani portarono nella città per fare spregio ai greci in apparenza de­lusi e partenti. Hiv-Ulisse fa lo stesso «infettando» altre cellule delle difese, i macrofagi o i linfo­citi T, e utilizzando loro (il caval­lo di Troia) come veicolo per in­trodurre il killer Nef (i guerrieri di Ulisse) all’interno dei temibili globuli bianchi della serie B, al­trimenti inattaccabili dal virus dell’Aids. Insomma senza que­sto «imbroglio» biologico l’Hiv sarebbe meno temibile.

La scoperta è firmata da An­drea Cerutti. Un testardo immu­nologo italiano che da anni cer­ca il modo di bloccare l’Aids in­vestigando i misteriosi meccani­smi di attacco di questo virus. La pista giusta l’aveva individuata anni fa, ma ancora mancava la prova schiacciante. Adesso Ce­rutti, 44 anni, ha il quadro com­pleto. E il suo studio è stato ac­creditato e pubblicato dalla rivi­sta Nature Immunology. Cerutti si è laureato in medicina e si è specializzato in ematologia al­l ”università di Padova (1984-1995), ma è dovuto emi­grare (come tanti) per raggiunge­re il traguardo. Oggi è a capo del dipartimento di Immunologia al Weill Medical College of Cornell University di New York. Da otto­bre

sarà al Mount Sinai . Negli Stati Uniti vige la regola della campagna acquisti come da noi nel calcio: così per il friulano Ce­rutti stanno salendo le quotazio­ni nel mondo della ricerca.

Spiega: «Abbiamo scoperto che l’Hiv riesce a trasferire ai lin­fociti B la proteina Nef dall’ester­no – racconta – attraverso un sofisticato sistema di nanotubi, microscopici tunnel (come un ponte esterno tra due cellule) in grado di mettere in comunicazio­ne i linfociti B con i macrofagi in­fetti. Nef è il maggiore responsa­bile della formazione di questi tunnel intercellulari e li utilizza per trasferirsi dai macrofagi in­fetti alle cellule B in maniera silenziosa, cioè senza essere visto dal sistema immunitario». Killer furbo e silenzioso. Continua Cerutti: «La disattivazione dei linfociti B da parte di nanotubi contenenti Nef indebolisce, inoltre, la formazione di anticorpi anti- Hiv » .

Il richiamo epico contraddistingue la cultura umanistica che fa la differenza tra gli scienziati italiani e i biotech puri del resto del mondo. Ed ecco che il «cavallo di Troia» trova spazio nelle pagine del superscientifico Nature. « stato il primo collega­mento che ho fatto davanti al meccanismo che avevo indivi­duato – prosegue Cerutti ”. E d’altra parte così sono stati chia­mati anche i ’virus virtuali’ che ’infettano’ i nostri sistemi infor­matici. Il cavallo di Troia spiega bene come l’Hiv riesce a causare una vera e propria catastrofe im­munitaria senza dover infettare tutte le cellule del sistema difen­sivo. E perché, pur mostrando un soddisfacente miglioramento della funzione immunitaria ge­nerale, pazienti in cura con anti­retrovirali mostrano un persi­stente, ancorché subdolo, inde­bolimento delle risposte anticor­pali » .

Nei precedenti studi, Cerutti aveva scoperto che la proteina vi­rale Nef ( Negative factor , protei­na immunosoppressiva) inibi­sce la produzione di anticorpi da parte delle cellule B. Queste cel­lule, però, sono le uniche a non poter essere infettate dal virus dell’Aids. «Ma allora come fa?», si chiedevano Cerutti e i suoi col­leghi. Ora la risposta c’è. Il «ca­vallo di Troia» che porta il Nef. E Nature , per una volta, ricorda, seppur vagamente, l’Odissea di Omero o l’Eneide di Virgilio.