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 2009  agosto 04 Martedì calendario

NEW YORK

Che il risentimento che si sta dif­fondendo tra gli americani nei confronti di Gold­man Sachs sia, almeno in parte, il riflesso della di­sillusione dei risparmiatori nei confronti di una Wall Street che non solo li ha traditi, ma che non riescono più a capire, è dimostrato anche dal caso dell’ high frequency trading . Questa tecnica di nego­ziazione di titoli ad altissima velocità, basata sul­l’uso di sofisticati algoritmi e di computer potentis­simi, aveva preso piede già l’anno scorso, ma solo di recente ha cominciato a far parlare di sé per il suo potenziale destabilizzante e per un oscuro epi­sodio conclusosi con l’arresto di un ex dipendente di Goldman Sachs: Sergey Aleynikov, un program­matore fermato qualche settimana fa all’aeroporto di Newark con l’accusa di aver rubato la «scatola nera» con la quale la grande banca d’affari gestisce questo nuovo tipo di transazioni finanziarie.

 chiaro che in questa vicenda Goldman è la vit­tima e che queste transazioni – compravendite di titoli moltiplicate in modo vorticoso ed effettua­te alla velocità della luce, guadagnando modeste quantità di denaro su un enorme volume di titoli trattati – vengono eseguite da tutti i principali operatori e non hanno, di per sé, nulla di illecito. Ma ai risparmiatori e ai contribuenti, scottati dal­l’esplosione di un mercato dei cosiddetti derivati che nemmeno i banchieri capivano e che è costa­to all’America e al mondo una recessione deva­stante, questa nuova manifestazione di «turbofi­nanza » appare quantomeno sinistra.

E sotto i riflettori finisce, ancora una volta, pro­prio la Goldman Sachs. Non solo perché il «giallo» del tecnico in fuga coi codici segreti la tocca diretta­mente, ma anche perché questa nuova tecnica che consente di acquistare e vendere titoli con qualche frazione di secondo di anticipo, prima che la con­troparte possa reagire, e che quindi garantisce qual­che margine di profitto in più, è padroneggiata con particolare destrezza proprio dalla banca guidata da Lloyd Blankfein. anche per questo, sosteneva ieri l’economista Paul Krugman sul New York Ti­mes , che la Goldman Sachs ha appena conseguito profitti record che le consentiranno di pagare «bo­nus » straordinariamente generosi ai suoi dirigenti in tempi che sono, per gli altri, assai grami. Un nuovo sistema di contrattazioni basato su al­goritmi matematici che garantiscono un vantaggio di trenta millesimi di secondo è qualcosa che il ri­sparmiatore non capisce, che lo allontana dal mer­cato e dalla finanza. Ma, stando a numerosi esperti, è anche qualcosa di potenzialmente molto pericolo­so: dietro questi meccanismi, padroneggiati solo da pochi superesperti e fuori dalla comprensione non solo dei risparmiatori, ma anche degli stessi banchieri, si possono nascondere nuovi modi di manipolare il mercato, minacce imprevedibili alla stabilità delle Borse, mentre l’altissima velocità del­le contrattazioni lascerebbe aperta la possibilità di inquinare gli ordini con transazioni false o la cui origine non può essere rintracciata. Oltretutto il vo­lume delle contrattazioni di questo tipo si sta molti­plicando con una velocità estrema: una situazione che ricorda sinistramente il fenomeno dei credit de­fault swaps . Sembravano una curiosità tecnologica da studiare con la lente dell’accademico, ma in po­co tempo sono divenuti un macigno capace di af­fondare l’intero mercato.