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 2009  agosto 04 Martedì calendario

Nonostante i 480 milioni di abbo­nati e oltre l’8% del traffico telefo­nico internazionale Skype si è dimostrato un affare pieno di spine per eBay

Nonostante i 480 milioni di abbo­nati e oltre l’8% del traffico telefo­nico internazionale Skype si è dimostrato un affare pieno di spine per eBay. Acquista­to nel 2005 per 2.6 miliardi di dollari è stato svalutato di quasi metà l’anno successivo, l’integrazione con il sito di aste online è ri­sultato più difficile del previsto, i ricavi so­no rimasti bassi e si limitano sostanzialmen­te alla terminazione di telefonate sulle reti tradizionali. Ora la causa al tribunale di Stoccolma con gli sviluppatori originali Joltid riguardo l’uso del sof­tware, il cui controllo non era compreso nell’acquisto, ri­schia di mettere in difficoltà la quotazione di Skype previ­sta per l’anno prossimo. Ebay starebbe sviluppando un nuo­vo software, ma il compito po­trebbe essere più difficile del previsto e la transizione non facile da gestire. Anche in altri casi servizi Internet di grande successo so­no stati acquisiti per cifre elevate, ma non è stato facile trasformare gli utenti e il traffico in fatturati. YouTube moltiplica video e visi­tatori, ma la pubblicità è inferiore alle spe­ranze e il sito fatica a trovare altre fonti di ricavo. Myspace nonostante la maggiore red­ditività rispetto agli altri social network non ha fatto esplodere Fox Interactive Media. Il fatto di operare con successo in Inter­net o nelle industrie della comunicazione non è sufficiente per valorizzare delle star­tup di successo. Passato il periodo pionieri­stico dove le competenze tecnologiche diffe­renziavano in modo comune le imprese onli­ne, Internet appare ormai più un campo da gioco che un singolo mestiere specifico e non è facile trasferire le competenze, anche tra un sito d’aste online a uno di telefonia. In secondo luogo i modelli di business in rete sono ancora molto incerti, che si tratti di far pagare contenuti o servizi. Twitter ad esempio è il clas­sico caso di una startup che ha catturato il cuore della comunità web 2.0, ma non ha ancora intercettato flus­si di soldi veri. Infine la pubblicità, cui tutti guardano quando non sanno che pesci pigliare, è un mercato difficile e strut­turato, molto meno aleato­rio di quanto si crede dall’esterno, abituato, se non a misurare i risultati, certo a contare con attenzione i contatti prodotti, e disposto a lanciarsi solo in presenza di reali innova­zioni quali la ricerca di parole chiave di Goo­gle. Anche su Internet i business ben fatti funzionano.