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 2009  agosto 05 Mercoledì calendario

OTTO ANNI NELLA GANG DELLA COCAINA


«Sbirro, tanto io a te t’ammazzo». Il poliziotto l’ha appena inseguito e arrestato. Il ragazzino ha capelli rasati, quattro anelli, spalle lar­ghe. Manda minacce di morte. la prima e l’ultima volta che parla. Agli interrogatori gli domandano: chi è il capo, con chi fai affari? Niente. Tace. Raccontare, tradire, far «gli infami» è peggio della galera. Per lui e per gli altri nove tra i 14 e i 16 anni catturati due mesi fa dalla polizia. Rubavano scooter. Da due mesi, davanti agli in­vestigatori non fiatano, non confida­no, non bisbigliano.

Sei caseggiati popolari tra viale Ful­vio Testi e viale Sarca, profondo nord di Milano, 216 famiglie e tre famiglie (tutte italiane, i calabresi Porcino, e i nomadi Braidic e Hudorovich) che co­mandano, gestiscono il traffico di fur­ti e cocaina. La coca più pura della cit­tà, hanno rilevato le analisi tossicolo­giche, e più cara: 90, 100 euro al grammo, altrove la media è di 70. Sei caseggiati dunque, isolati dal quartie­re, chiusi, dove l’educazione, se c’è, è educazione criminale.

Tra gli otto e i nove anni l’età in cui si comincia, sentinelle nel cortile. Un fischio, leggero e continuo, per av­visare, appena entra un estraneo; alle sentinelline, trenta euro di paga alla settimana. Dopo i dieci anni si è buo­ni per passare di grado e diventare ga­loppini. I galoppini, all’interno dei pa­lazzi da nove piani, vanno su e giù e, bussano alle porte, mandano messag­gi in codice negli appartamenti depo­sito della cocaina. I 14, 15, 16 anni, l’adolescenza: qui i ragazzini vengo­no lasciati camminare, e delinquere, da soli.

L’esempio dei grandi non manca. Le carriere dei fratelli Porcino (Salva­tore, Carlo e Andrea, il più temuto) af­fascinano; affascinano i legami con i narcotrafficanti sudamericani e i col­legamenti – accertati da inchieste’ con la ”ndrangheta. I boss vendono la droga agli emissari delle cosche, che la smistano in tutta la Calabria. Affa­scinano anche le gesta, le fughe, di Luca Hudorovich. Gli agenti irrompe­vano negli appartamenti e lui si tuffa­va dal balcone, secondo o terzo piano non faceva differenza, scompariva via, senza ferite, senza graffi. Un gat­to. Con tre vite. Al quarto tentativo, l’hanno catturato.

Tre settimane fa, una pattuglia sor­prese due ragazzini nel vicino centro commerciale Bicocca, che ha uno ster­minato parcheggio coperto su più piani. I due stavano smontando uno scooter. Sorpresi, salirono su una Smart e partirono. I poliziotti li antici­parono, uno dei due scese, si piantò sull’asfalto, ordinò l’alt, puntò la pi­stola, chi guidava la Smart anziché frenare diede gas, e solo alla fine tirò il freno a mano. La Smart arrivò a un metro dal poliziotto con in mano la sua Beretta 92. A bordo della Smart uno se la rideva, l’altro quasi piange­va.

Il centro commerciale è il luogo preferito dai giovani. Per scippi, fur­ti, rapine. La scuola viene mollata alla seconda media. Le superiori sono una meta sconosciuta. C’è chi gioca bene a calcio; ha tanto talento, ma non va mai agli allenamenti o, se ci va, fa a botte. Il commissariato di Gre­co- Turro miscela vecchi ispettori e giovani agenti, tanto marciapiede e poco ufficio. Il commissariato indaga sul lancio di pietre contro i tram in viale Fulvio Testi. I sospetti cadono sui ragazzini. C’erano dei testimoni. Non si sono fatti vivi. Qui è obbedien­za, paura, omertà per quieto vivere.

I sei caseggiati sono di proprietà dell’Aler, l’azienda lombarda di edili­zia residenziale. Dall’Aler dicono che tenere pulito questo posto è impossi­bile: dieci milioni spesi in dieci anni. Ovunque ci sono discariche abusive. E gli addetti alle pulizie, sudamerica­ni e marocchini delle cooperative pa­gati un niente, per poter lavorare de­vono pagare il pizzo. Se non mollano un flacone di detersivo o una spazzo­la, i ragazzini nemmeno li fanno sali­re sulle scale.