Marco Belpoliti, La stampa 1/8/2009, 1 agosto 2009
NEI CAPELLI LA RIBELLIONE AL POTERE
Una delle cose più straordinarie che si nota per le strade di Chinatown sono i capelli delle ragazze e dei ragazzi. Gli «hair stylist» sforbiciano creste ritte sulle loro teste, modellano frange asimmetriche, lasciano cadere carré che sembrano realizzati da parrucchieri ubriachi, caschetti che scendono in un modo a destra e in un altro a sinistra, frange come nappe. Sono capelli un po’ lunghi e un po’ corti, spettinati, come è la moda di oggi, anche presso gli occidentali.
Ma non è solo il dinamismo dei tagli che colpisce, bensì questa passione sfrenata per l’acconciatura, che è senza dubbio unisex, in uno scambio continuo tra taglio maschile e taglio femminile, indicando, se ancora ce ne fosse bisogno che l’elemento transessuale - nel senso dell’identità estetica - non è solo un fatto che riguarda i paesi del Vecchio Mondo, ma anche la Nuova Cina. Ma perché i ragazzini cinesi, tutta tecnologia, videogiochi, frenetici, e apparentemente silenziosi, si dedicano con così grande attenzione alle loro teste? La risposta probabilmente è in una parola: modernizzazione.
Certo, c’è il fatto che la struttura del capello orientale è diversa da quella occidentale - i capelli sono più spessi, due o tre volte quelli europei -, ma la ragione recondita risiede in una forma di liberazione estetica che il ragazzo cinese realizza arrivando in Europa, e in Italia in particolare, la stessa che riguardò, più di quarant’anni fa, i loro coetanei italiani: i capelloni. I capelli significano molto. Nel suo primo articolo sul «Corriere della Sera» nel gennaio del 1973 («Il discorso dei capelli») Pasolini mostrò come proprio questo fosse il primo segno della modernizzazione - bastarda ai suoi occhi. Vide nella cittadina di Isfahan, in Persia, i ragazzi con il taglio all’europea: «Lunghi dietro, corti sulla fronte, stopposi dal tiraggio...». Scomparivano «le belle nuche» amate dal poeta.
La modernità è implacabile e tocca non solo le menti, ma anche ciò che ci sta sopra, i capelli. L’estetica è diventata l’elemento dominante delle società contemporanee, e i ragazzi cinesi esprimono in questo modo la loro distanza da una tradizione che li voleva rasati, quasi militareschi. E poiché i capelli hanno a che fare con la sfera erotica, si può ipotizzare che la tendenza espressa dalle capigliature dei ragazzi di Chinatown sia quella della ribellione al modello famigliare e sessuale da cui provengono, ai costumi comportamentali degli adulti che ancora reggono le fila del potere commerciale ed economico.