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 2009  agosto 01 Sabato calendario

SCHIUMA E SALSA DI SOIA POI NESSUNA RICEVUTA


 inutile cercare scuse. Uno, dal parrucchiere cinese, ci mette piede soprattutto per tirchieria. Ad attirarti è quella scritta che occupa tre quarti della vetrina, e che farebbe entrare nel negozio persino Zio Paperone: «Shampoo + taglio 7 euro». Qualcuno ci capita anche per disperazione, perché ha fatto male i conti e Antonio&Felice, i suoi barbieri di fiducia dai tempi della poltroncina a forma di cavalluccio marino, hanno già abbassato la serranda e caricato mogli, figli e suocere sulla station wagon. Tradirli con Giuseppe&Fernando sarebbe moralmente insostenibile. L’opzione cinese, al confronto, sembra un peccatuccio di quart’ordine.
Il timore principale, quando varchi la porta e scopri i poster con i tagli che vanno per la maggiore a Shanghai, è di uscire con una capigliatura alla Dragon Ball, mezzo ninja immortale mezzo Renato Zero. Loro, i tre parrucchieri, sono la dedizione al lavoro incarnata: «Siamo aperti tutto il giorno, ci fermiamo solo venti minuti per mangiare». Ispirano fiducia. Annuisci ammirato da tanto stakanovismo e ti metti buono buono ad aspettare il tuo turno. Scordatevi un sano ripasso delle pagine di mercato della «Gazzetta dello Sport», una sbirciatina guardinga alla Posta del Cuore di «Donna Moderna» o un amarcord letterario nell’eterna copia sgualcita di Diabolik. Mentre aspetti, puoi solo contare le piastrelle o escogitare per venti minuti un modo migliore per annoiarti.
Poi scocca la tua ora. Inclini la testa per lo shampoo ma ti accorgi che a pochi metri, come se nulla fosse, uno dei tre sta sgombrando il bancone per il pranzo. Da una busta modello marsupio di Eta Beta, cominciano a uscire in ordine sparso scodelline di porcellana, gavette piene fino all’orlo di zuppa, bacchettine e recipienti strabordanti di riso al vapore e gamberetti. Chiudi gli occhi smarrito e, mentre due mani ti massaggiano vigorosamente il cuoio capelluto, le narici vanno in tilt per l’esotico mix a base di Pantene e salsa di soia.
Intendersi sul taglio desiderato, se non si è troppo esigenti, è un’impresa da ragazzi. Il vero dilemma è la chiacchiera. Fosse per loro ti tagliuzzerebbero la chioma previa anestesia, con freddezza chirurgica e senza aprire mai la bocca. Tu, invece, mentre vedi le tue ciocche scivolare a terra, hai bisogno di essere tranquillizzato, di confidarti, di abbozzare la formazione ideale per il prossimo Fantacalcio. Non è colpa tua. I parrucchieri italiani, confessori e perpetue uniti in un solo corpo, ti hanno abituato così.
Alla fine arriva la prova specchietto. Il lavoro è eseguito a regola d’arte. Estrai il portafoglio e ti presenti soddisfatto alla cassa. Sette euro tondi tondi. Mai vista un prezzo del genere da un barbiere italiano. Poi, però, quando al posto della ricevuta sfoggiano un sorriso a 32 denti, pensi che in fondo, i parrucchieri cinesi, qualcosa in comune con Antonio&Felice ce l’hanno.