Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 02 Domenica calendario

Professor Lanfranco Senn, direttore del Centro di Economia regionale, dei trasporti e del turismo dell’università Bocconi, 30 chilometri di coda al passante di Mestre

Professor Lanfranco Senn, direttore del Centro di Economia regionale, dei trasporti e del turismo dell’università Bocconi, 30 chilometri di coda al passante di Mestre. Prima prova fallita e altro collo di bottiglia. tutto da rifare? «Guardi, uno dei problemi enormi delle infrastrutture è il fatto che non c’è adeguata conoscenza del rapporto tra domanda e offerta: molto spesso non si sa quali siano le punte massime della domanda. Che su quella strada si sarebbero messi tanti veicoli da fare una coda lunga 30 chilometri era impossibile calcolarlo. Ma il punto è un altro». Quale? «Il vero problema è che in Italia manca un’adeguata informazione per chi viaggia. Il fatto che la tangenziale fosse vuota è significativo. Bastava un cartello segnaletico che distribuisse il traffico e avrebbero risolto il problema. Invece il sistema informativo elettronico utilizzato sulle nostre autostrade non funziona in modo operativo. Troppo spesso leggiamo i soliti ”allacciate le cinture”, ”andate piano”. Sono indicazioni che vanno bene sempre e che non servono a niente». Eppure l’Italia è il Paese dei mille intoppi, restringimenti, imbuti, raccordi. C’è Mestre, ma anche il nodo di Bologna, il collegamento tra l’A4 e l’Autobrennero, la Salerno Reggio Calabria... «Rispetto agli altri Paesi la rete autostradale è una delle migliori, invidiata persino dai giapponesi. Certo, noi abbiamo la sfortuna di un Paese complicato da un punto di vista geografico. Forse avremmo potuto fare meno autostrade, come in Inghilterra, dove sono poche e solo vicino alle grandi città. Quello è un Paese che ha dato molto più spazio al treno. Ma noi dovevamo pensarci nel 1940. Oggi è un processo irreversibile». Non si potrebbero allargare le strade con la terza corsia, creare bypass adeguati? «Servono sempre calcoli costi-benefici, se ad essere superiori sono solo i costi non ha senso. Del resto il grande dibattito sul Ponte di Messina è: serve o non serve? O serve solo a congestionare Villa San Giovanni nei giorni estivi?». Però l’Italia in vacanza è sempre in coda, estate dopo estate. «Ma non esiste la possibilità di fare delle infrastrutture adeguate alle cosiddette punte massime di domanda. E non è neppure ragionevole. Se l’effetto collo di bottiglia avviene tre-quattro-cinque-dieci volte l’anno, pazienza». Lo spieghi a chi è fermo nel traffico... «Non scandalizziamoci, perché non possiamo fare infrastrutture sovradimensionate. Il territorio non può permettersi terze corsie che restano libere gli altri giorni dell’anno. I costi non giustificano lo sforzo. Mi sconcertano molto di più le infrastrutture vuote, che non quelle intasate. molto peggio avere avuto l’irresponsabilità di costruire, come è accaduto, autostrade in aree non particolarmente movimentate, perché questo ha sprecato territorio e ha frenato lo sviluppo laddove necessario». Alla Salerno-Reggio Calabria aspettano da anni la fine dei lavori... «Quando ero consigliere dell’Anas ricordo che il costo della terza corsia era veramente iperbolico. Occorre tempo. Non dico che non servano i lavori, anzi. Ma anche qui si scopre che le code ci sono nei 10 giorni caldi dell’anno, negli altri 355 molto meno».