Maurizio Porcu, L’espresso, 6 agosto 2009, pag. 35, 6 agosto 2009
MAURIZIO PORCU PER L’ESPRESSO, 6 AGOSTO 2009
Quante mani sulla Sardegna.
Ruspe e betoniere stanno già scaldando i motori. Fantasmi dai piedi di cemento, rimasti sepolti negli anni della giunta presieduta da Renato Soru, si preparano a tornare in vita. Lottizzazioni più o meno azzardate fremono nei cassetti degli uffici urbanistici aspettando una riscossa. Ma soprattutto i signori dei metri cubi tengono il fiato sospeso vegliando sulle revisioni del Piano Casa, con cui il neogovernatore Ugo Cappellacci potrebbe riaprire la febbre del mattone in terra sarda. E’ un’estate di attesa quella sarda, con il miraggio di una lunga stagione edilizia. In nome di una concezione di turismo che nessuno riesce ancora a definire pienamente. Finora si muovono piccoli progetti, complice anche la crisi, che sembrano quasi avanguardie di una possibile onda lunga, destinata a far risorgere antichi colossi immobiliari: dalla Costa Turchese della famiglia del premier Silvio Berlusconi al disegno dell’editore Sergio Zuncheddu per i dintorni di Villasimius. Magari senza spingersi su quel bagnasciuga proibito dalle regole di Soru, magari condendo i masterplan con edifici ecologici e pannelli solari, ma tutti stanno fiutando il ritorno al business di sempre: case e villette per la fame di vacanze degli italiani. Renato Soru si è giocato molto durante la campagna elettorale con la promessa di un insaprimento dei vincoli già severi, che hanno fatto respirare per un pò le coste sarde. E la sua sconfitta è stata percepita come il segnale di un via libera per i cantieri. Ora il Piano casa dovrebbe permettere un aumento delle cubature, seppur attraverso "premi" ambientali: chi demolisce strutture a ridosso del mare, entro la fascia dei 300 metri, può farne di molto più grandi nell’immediato retroterra. Con critiche degli addetti ai lavori i quali ribadiscono che si sta tornando alla "zonizzazione" del territorio, concetto ormai superato, dimenticando che la tutela va fatta concependo il paesaggio come un unicum. Non ha dubbi Soru, secondo il quale si tratta di "un piano nato per regalare cubature a chi ha già la seconda casa e non a chi la vuole ancora costruire, questo è ancora un modo per avvantaggiare chi la casa ce l’ha già. In Sardegna ci sono 300 mila seconde abitazioni, aggiungere un 25 per cento è come costruire 100 mila nuove seconde case, allontanando di fatto i sardi dalle coste. Qui si stanno usando le parole al contrario, siamo davanti a un piano delle speculazioni e non a un piano casa. Un vero e proprio inganno. Si è forse sentito parlare di piano giovani, di un piano a tutela del territorio, della cultura, dei beni primari della Sardegna? Nulla di tutto ciò, ma solo una presa in giro con la pretesa di far credere che si migliorano le coste, là dove la pressione del cemento è già esasperata. Vedi per esempio l’alzata di tende beduine a Capriccioli che cancellano gli ultimi spazi liberi di spiaggia per soddisfare il piacere di pochi". Ancora prima che la Regione si pronunci, qualcuno ha già messo mano alla cazzuola. Il gruppo Mita Resort che ha lanciato la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia nel settore turistico, prima con la gestione del Forte Village a Santa Margherita di Pula e delle Tonnare a Stintino e poi, con la partecipazione agli appalti per la gestione delle strutture del G8 a La Maddalena. In attesa di quanto dirà il Tar Lazio sugli appalti del G8, la Marcegaglia sta investendo 10 milioni di euro al Forte per costruire qualche dotazione accessoria. Strutture sportive, giardino per tutte le ville e nuove suite principesche con vista mare. Per gli alberghi, nella fascia costiera il piano casa sardo non consentirà le realizzazione di nuove camere. Via libera però a strutture per i congressi e centri benessere, tutti naturalmente con vista mare. Un pò come già sta succedendo nel comune di Golfo Aranci, a pochi chilometri da Olbia, dove la Pirelli Real Estate sta costruendo a pochi chilometri dalla spiaggia. Cinquanta ettari di macchia mediterranea che devono esser rimodellati in un piccolo villaggio fatto di case, villette, piazze, servizi, attività commerciali e porticciolo con 700 posti barca. Un cantiere sul quale si incrocia anche una delicata vicenda che vede protagonisti il Tar e la Procura della Repubblica di Tempio. O come a Bados, frazione balneare del comune di Olbia, dove si è permesso di costruire un hotel quattro stelle con 200 camere accanto al greto di un fiume. Il primo di una serie di alberghi che dovranno sorgere in quel tratto di costa. Tutti in deroga. Non solo. Il governatore Ugo Cappellacci sembra infatti intenzionato a tirare fuori un "piano alberghi", da affiancare a quello casa, grazie al quale prevede di rilanciare il turismo e "consentire agli albergatori di recuperare il ritardo accumulato". In previsione ci sono strumenti urbanistici ad hoc, vantaggi finanziari e premi di cubature per chi ricostruisce con i sistemi biocompatibili. Non si è fatta attendere la risposta di Soru il quale ha ricordato che le "statistiche parlano dell’Italia come il paese con un consumo del territorio sei volte superiore alla Germania e cinque rispetto alla Francia, con un patrimonio edilizio inutilizzato, senza quindi registrare quello sviluppo economico tanto decantato. Se fosse quindi vero che l’edilizia è il motore dell’economia, allora la Sardegna sarebbe la regione più ricca d’Italia e l’Italia uno dei paesi più ricchi d’Europa. Lo sviluppo può e deve essere garantito tutelando i beni comuni e privati, il paesaggio rurale e i terreni produttivi sottraendoli alle speculazioni". La legge darebbe la possibilità, a chi crea hotel di lusso, di avere una cubatura ulteriore da utilizzare. Riprende così quota anche il progetto Costa Turchese della famiglia Berlusconi (ieri Silvio, oggi Marina). Sindaco di Olbia, dal 1985 al 1994, era il senatore del Pd Gian Piero Scanu che ne seguì tutta la trattativa portando il progetto dai 2 milioni di metri cubi iniziali, agli attuali 450 mila. Ricroda: "La proposta che ci veniva fatta era eccessivamente impattante". Il progetto del quale ancora si discute oggi è il risultato della contrattazione chiusa nel 1993. "Il confronto con la folta delegazione presieduta da Paolo Berlusconi, avveniva assieme ai professori Giovanni Maciocco, Fernando Clemente e Alberto Predieri in un clima di rispetto reciproco. Discussioni serrate con questo gruppo che, secondo il rapporto Mediobanca del 1992, aveva 3.400 miliardi di debiti. Evitando l’ombra della speculazione, siamo arrivati ai 450 mila metri cubi dell’attuale progetto, arretrato rispetto a quello iniziale e, soprattutto, non in contrasto con il territorio circostante e con la promessa della realizzazione di un parco faunistico a spese dell’imprenditore". Lunghe trattative che hanno alllontanato lo spettro di un progetto che prevedeva un villaggio marino in cui tutte le ville erano dotate di posto barca e posto auto. I timori che tutto ciò, in questa o altre zone della Sardegna, possa riprendere quota non sono svaniti. A Teulada sta andando avanti la partnership da 100 milioni di euro tra i Benetton e i Monte dei Paschi di Siena, a Calasetta, sempre nel cagliaritano, sono invece intervenuti i sigilli della magistratura e a Platamona, spiaggia di Sassari, si parla di tre nuovi hotel. Nell’indifferenza di chi, in questi anni, ha detto che in Sardegna non si è potuto muovere un chiodo.