Antonella Amapane, La Stampa, 01/08/2009, 1 agosto 2009
BETH DITTO
diventa stilista e disegna abiti solo per oversize -
La vocalist dei Gossip ha disegnato una collezione di abiti per taglie forti come lei. Si chiama «Beth Ditto at Evans». una linea «capsule» di 24 capi più qualche accessorio, in vendita da pochi giorni (sul cliccatissimo: www.bettedittoatevans.co.uk) e nei 350 store del grande magazzino inglese di Arcadia Group, specializzato in size plus dal 1960. Naturalmente i capi - prezzi da 20 a 60 sterline - rispecchiano la straripante personalità della Ditto. Coraggiosi e fascianti, di stampo Anni 80-glam rock, con grafiche coloratissime. Mentre la maglieria è ispirata ad alcuni modelli vintage che la Ditto possedeva nell’armadio. Insomma, chi vuole vestirsi come lei - con scacchi optical, fusò e stampe adrenaliniche - è servita. «Da ragazzina mia madre mi diceva ”copriti”, invece io volevo scoprirmi, non mi vergogno delle mie curve. La moda deve essere democratica, accontentare tutte», sostiene la singer-stilista. E’ la prima volta che una collezione conformata osa tenute così ardite che a stento starebbero bene a Kate Moss. Di contro anche lei ha messo su qualche chiletto, e non è la sola. A ruota seguono Liv Tyler, Kelly Osbourne, Jessica Simpson e la sexissima Beyoncè. Segno che il fashion system sta veramente sdoganando le over 42, anzi le considera trendissime. Tanto che Chanel per la sua nuova campagna pubblicitaria ha arruolato la pimpante e tonda Lily Allen, relegando nel cono d’ombra le filiformi Keira Knightley e Audrey Tatou. Fra la xxl di Beth Ditto (quasi 100 chili) e la 46 della Allen c’è tutto un mondo di cicciottelle che finalmente esultano. Un esercito di donne in carne che fino a ieri la moda aveva demonizzato. «Siamo in piena rivoluzione estetica - assicura lo stilista Jean Charles Castelbajac - autore delle mise della Ditto alle sfilate di Parigi che ha appena immortalato sui suoi manifesti la burrosa cantante Anita Blay dei Cockbullkid - quel che piace di queste creature è l’umorismo e la sicurezza. In momenti di crisi c’è bisogno di bon vivant che sappiano apprezzare anche i piaceri della buona tavola».