Marino Longoni, ItaliaOggi 1/08/2009, 1 agosto 2009
LA SCHEDA DIMENTICATA
Pochi sembrano essersene accorti, ma da una decina di giorni è ritornato in vigore l’obbligo di una sorta di bolla di accompagnamento per tutti i trasporti effettuati in Italia. La grande maggioranza dei camionisti e dei padroncini non si è ancora adeguata, ma le forze dell’ordine sì. E difatti sono già scattate le sanzioni, che prevedono tra l’altro anche il fermo amministrativo del veicolo. Si chiama scheda di trasporto e deve contenere una serie di dati come l’indicazione del vettore, del committente, del caricatore e del proprietario delle merci, nonché quelle relative alla tipologia e al peso delle merci e ai luoghi di carico-scarico... (...) Un adempimento burocratico in più per i trasportatori professionali, che tuttavia ha incontrato il favore delle associazioni di categoria perché la scheda dovrebbe consentire di controllare il corretto esercizio dell’attività di trasporto, evitando così gli abusi dei committenti. Inoltre, dovrebbe essere utile anche per ripartire meglio le responsabilità in caso di incidente stradale. Il problema è dato dai tempi rapidissimi con i quali la nuova bolla di accompagnamento è stata introdotta. Il modello ministeriale di riferimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo il 4 luglio. Naturalmente non sono ancora pronti i software necessari per la compilazione del nuovo documento. Ma anche il lavoro di informazione normalmente effettuato dalle associazioni di categoria non sembra essere stato completato. Per una innovazione di portata così dirompente era il caso di prevedere un lasso di tempo maggiore da destinare all’informazione e alla formazione dei diretti interessati. Anche perché si sono già manifestati numerosi nodi interpretativi che il ministero diretto da Altero Matteoli ha promesso di affrontare in una circolare che però è ancora in preparazione. Uno dei problemi attualmente sul tappeto è dato dal fatto che la legge dispone che la scheda di trasporto possa essere surrogata da un altro documento che contenga però tutte le informazioni necessarie. Il più diffuso è certamente il ddt (documento di trasporto), che però manca del numero di partita Iva dei soggetti coinvolti; per chi compila il ddt con modalità informatiche, cioè la gran parte degli operatori, è perciò necessario rivedere tutti i programmi. Non è una cosa che si fa in pochi giorni. Oltretutto il periodo non aiuta. Ma ormai la frittata è fatta. E a tutti i trasportatori, ai loro consulenti e alle associazioni di categoria non rimane altro da fare che accelerare al massimo i tempi di assimilazione del nuovo adempimento. Nella speranza che anche il ministero dei trasporti si renda parte diligente e i controlli non calchino troppo la mano sulle sanzioni, almeno per qualche settimana. Marino Longoni