Antonello Guerrera, Il Riformista 1/08/2009, 1 agosto 2009
I tre religiosi irlandesi Priests, che sotto la chioccia della Sony e con il loro omonimo disco d’esordio hanno scalato, tra il 2008 e il 2009, le classifiche di vendita d’oltremanica, non erano nulla al confronto
I tre religiosi irlandesi Priests, che sotto la chioccia della Sony e con il loro omonimo disco d’esordio hanno scalato, tra il 2008 e il 2009, le classifiche di vendita d’oltremanica, non erano nulla al confronto. Per il prossimo Natale Multimedia San Paolo e la label anglosassone Geffen, che in passato ha assistito star come John Lennon, Nirvana, Aerosmith, Guns N’Roses e Donna Summer, ha assestato un colpaccio storico per la musica religiosa. Il 30 novembre 2009, infatti, sarà la volta del primo album di Papa Benedetto XVI. Il disco del successore di Giovanni Paolo II si chiamerà Alma Mater e conterrà preghiere mariane e litanie lauretane, recitate da Joseph Ratzinger con un preciso sottofondo musicale. Oltre al Regina Coeli cantato da Benedetto XVI in persona. Colin Barlow, attuale presidente della Geffen, aveva nascosto privatamente in passato il suo iniziale «scetticismo» su un’opera del genere - la cui idea è partita direttamente da San Pietro -, ma poi ha fugato ogni dubbio: «L’album riprodurrà il battito cardiaco del Vaticano. Era necessario realizzare un lavoro straordinario, non si tratta solo di registrazioni di carattere religioso, ma di musica incredibilmente incantevole». Nel disco Benedetto XVI reciterà e canterà in cinque lingue - latino, italiano, portoghese, francese e tedesco -, accompagnato dal coro dell’Accademia Filarmonica Romana diretta da Monsignor Pablo Colino. Un altro sottofondo musicale, poi, è stato composto nientemeno che nei leggendari studi londinesi di Abbey Road dalla Royal Philharmonic Orchestra. Mentre le parti recitate dal Pontefice - che tuttavia non si è mai recato in una sala di registrazione - sono state tratte da alcuni interventi su Radio Vaticana, che detiene il copyright del materiale, e altri scenari religiosi. Un disco che, tenendo conto dell’immenso bacino di fedeli che la Chiesa Cattolica vanta nel mondo, aspira alla vetta delle classifiche di vendita. «A Natale l’album potrebbe avere un riscontro molto positivo in quanto sarebbe un regalo ideale per zie o nonne, nonostante Benedetto XVI dovrà competere con Jay-Z, probabilmente Robbie Williams e Susan Boyle», ha dichiarato al Times un portavoce di Hmv, la catena di negozi musicali britannica. E ha aggiunto: «I dischi di canti religiosi erano abbastanza popolari qualche anno fa, proprio l’anno scorso i Priests entrarono nella top ten. Insomma, questo tipo di mercato musicale è sicuramente vivace». L’obiettivo più umile e realistico, ad ogni modo, è un altro. Ovvero fare meglio di Giovanni Paolo II, unico (doppio) precedente papale in questo senso. Sia nel 1994 che nel 1999, infatti, Wojtyla era entrato nelle classifiche di vendita con due suoi album di preghiere e meditazioni, rispettivamente Rosario e Abbà Pater - oltre al progetto Mai più la guerra nel 2003 (Emi). «La cosa più bella è che il Papa ha una bellissima voce, molto rilassante ma allo stesso tempo autorevole», ha rimarcato Barlow. «Ho sempre lavorato con grandi artisti, noi trattiamo tutti con grande rispetto. Bisogna solo assicurarsi che è roba di qualità, con un suono accattivante». Insomma, le premesse per un buon album ci sono tutte. E anche Ratzinger sembra approvare il lavoro finale, parola di Barlow. «Abbiamo ricevuto una lettera dal Vaticano, nella quale si dice che lui (il Papa, ndr) ha ascoltato il disco e sinora è molto felice di quello che ha sentito». Pare inoltre che il ricavato della vendita sarà devoluto ad associazioni che si occupano dell’educazione musicale nel mondo in favore dei bambini svantaggiati. Ma il paradosso della vicenda non manca. L’album è stato prodotto in Italia da Multimedia San Paolo in cooperazione con la Geffen oltremanica. Quest’ultima fu fondata nel 1980 dall’omonimo americano David Lawrence Geffen, oggi uno dei 400 uomini più ricchi del mondo, secondo la rivista Forbes. Ma, soprattutto, è anche una delle persone dichiaratamente gay più influenti del pianeta. Non a caso Geffen scagliò (senza successo) la potente lobby omosessuale californiana, con il supporto di Steven Spielberg e Brad Pitt, contro il Proposition 8, il referendum che chiedeva l’abolizione (poi ottenuta) del diritto al matrimonio per le coppie omosex a Los Angeles e dintorni. Una scelta curiosa quindi, quella della collaborazione con la Geffen, soprattutto dopo le note posizioni di Papa Ratzinger e della Chiesa nei confronti di omosessualità e coppie di fatto. Ma si sa, il business è metrosexual.