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 2009  luglio 31 Venerdì calendario

Il mistero della ragazza trovata nel Lago Maggiore - La ragazza del lago l’hanno trovata alle due del pomeriggio, con i capelli che fluttuavano nell’acqua e il corpo disteso come una croce

Il mistero della ragazza trovata nel Lago Maggiore - La ragazza del lago l’hanno trovata alle due del pomeriggio, con i capelli che fluttuavano nell’acqua e il corpo disteso come una croce. C’erano i cigni che passavano vicino alla riva, davanti all’imbarcadero. E c’era qualcosa di un film, o di un libro, in questa morte senza nome, la stessa tristezza racchiusa in un paesaggio fatto di silenzi e di colline, la stessa immagine di purezza, perché anche nell’orrore della morte quel corpo aveva conservato un abbandono dolce, come se volesse lasciare intatta la sua bellezza. Il sole si scioglieva nell’aria, mercoledì pomeriggio alle due, a guardarlo da qui, da Arona, viale Marconi, dove s’era fermata la gente a chiedere che cosa succedeva. C’era un signore svizzero che urlava scendendo dalla sua pilotina: «C’è un cadavere là, a 400 metri, dove ci sono quelle barche». Qualcuno allora chiamò i carabinieri, e venne il capitano, Pier Enrico Burri. La ragazza del lago Maggiore non ha un nome, e non ha una storia, e non ha niente da raccontare se non la sua morte. Era lì da dieci, 15 ore, hanno certificato i medici prima dell’autopsia. Ha 20, forse 25 anni. E’ alta un metro e 75. Doveva essere bella, prima che la morte le gonfiasse il corpo. Indossava calzoni di colore marrone, con tasche grandi, una maglietta azzurrina. Non aveva le scarpe, solo dei fantasmini. Per questo molti hanno pensato subito al suicidio. Invece, non vuol dire niente: i morti perdono subito le scarpe. Il capitano è arrivato dopo, quando la motovedetta Cp604 della capitaneria l’aveva riportata a riva. Forse non è un omicidio. Sul corpo non ci sono segni di violenza. E’ intatto. Non ha subito abusi. E probabilmente, la ragazza non è una prostituta. La zona è molto frequentata, e la notte prima i carabinieri avevano fermato una gigantesca rissa fra le ragazze della strada: otto in ospedale, e due scappate nei boschi. Però, la giovane venuta fuori dalle acque di Arona ha tratti delicati e non indossa i vestiti che di solito portano le prostitute. Non è neppure una delle ragazze di cui è stata denunciata la scomparsa da quelle parti o nella vicina Svizzera. Ma se non è tutto questo, chi è la ragazza del lago? Forse una turista, forse una giovane di Milano o di Torino che ha preso il treno per venire a togliersi la vita qui. In realtà il mistero di questa storia sta tutto nella gentilezza del suo corpo, nel suo dolore senza urla, quasi senza violenza. Anche per questo ricorda tanto il film di Andrea Molaioli, con Toni Servillo che fa il commissario Giovanni Sanzio e indaga sul ritrovamento del cadavere di una studentessa, giocatrice di hockey, abbandonato sulle sponde dei laghi di Fusine, in Friuli. Non c’è un autunno umido, appena piovoso, con le foglie marce e l’odore quasi disfatto dell’aria. Ma in quest’estate, sulla riva del lago, c’è la stessa immobilità delle cose, la stessa pigrizia, la lentezza delle ore uguali una all’altra. E il capitano Burri non ha lo sguardo melanconico di Toni Servillo. Però, deve aver sentito per questa ragazza senza nome quasi l’affetto che si ha per uno di famiglia. Il capitano è un tipo alto, con pochi capelli, la passione per le moto e per il jogging. Ha risolto casi spinosi, da queste parti. Come quello di una prostituta nigeriana travolta da un trattore: sembrava un incidente e invece le indagini hanno smascherato il «maniaco delle prostitute», un agricoltore di Marano Ticino. O come quello di un vecchio pensionato di Borgoticino, Antonio Ramin, che viveva da solo in casa e che venne ritrovato una sera legato e imbavagliato a una sedia, morto per un infarto. Il capitano Burri trovò il colpevole, anche grazie al Dna: l’aggressore aveva strappato con i denti il nastro adesivo usato per tappare la bocca alla vittima. Lo inchiodò quella saliva. Omicidio colposo. Non voleva uccidere Ramin. Ma il pensionato era morto di spavento. Ma questa volta è un’altra storia. E’ tutta dentro a quel corpo steso come una croce sulle acque, tutta dentro al suo mistero, alla tristezza che racconta, senza un nome e senza un passato. La ragazza del lago.