S.R.V. (Sara Ricotta Voza), La Stampa, 31/7/09, 31 luglio 2009
«TROPPE PROMESSE, C’ CHI NE APPROFITTA»
Carlo Petrini, lei è fondatore di Slow Food: i dati che arrivano da Londra hanno irritato il mondo del biologico, a lei che ne sembra?
«Che dal punto di vista nutrizionale hanno scoperto l’acqua calda. Sono partiti proprio dall’elemento più ovvio, di cui eravamo tutti coscienti. Stabilire che in un pomodoro bio ci siano le stesse vitamine che ci sono in uno convenzionale non è una scoperta. Infatti chi compra bio non lo fa per questo. Semmai il discorso che andava fatto è un altro».
Anche lei ha qualche riserva sul biologico?
«Be’, anche il bio è stato enfatizzato oltre il dovuto. Se vado in un negozio specializzato e trovo delle pere biologiche che provengono dall’Argentina mi devo rendere conto che sono sempre meno sostenibili di quelle convenzionali del mio Paese».
E nello specifico, il mondo del bio in Italia è affidabile?
«Guardi, in Italia c’è di tutto. Come è vero che c’è stata una sensibilità maggiore che in altri paesi, è vero anche che si sono sviluppate frange di bio, diciamo così, un po’ imbellettate, che se la tirano. E questo fa un po’ di confusione».
Alcuni dicono che l’agricoltura convenzionale è governativa, l’Inghilterra è in crisi e il bio invece va benissimo. Insomma c’è chi ci vede del boicottaggio.
«No, non sono complottista, ma mi verrebbe lo stesso da dire ”Embe’?”, Cosa avete scoperto? Consiglierei a un’agenzia governativa di occuparsi di sicurezza alimentare, di studiare le cause delle allergie e dei disturbi in aumento di cui ci accorgiamo tutti. Di verificare la fertilità dei suoli e l’inquinamento delle acque».
Consiglierebbe a dei giovani di buttarsi nel bio?
«Se decidono di fare i contadini vicino a casa e vogliono fare il bio gli direi ”avanti coi carri!”».