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 2009  luglio 31 Venerdì calendario

UN ITALIANO SU VENTI E’ SUPERPOVERO MEZZO MILIONE IN PIU’ NEL MERIDIONE


Cresce il disagio nel 2008, colpite le giovani coppie con figli

L´Istat: sono 8 milioni quelli che possono spendere meno di mille euro mensili
La percentuale nel Mezzogiorno è all´8%. Quasi triplicati gli autonomi indigenti

ROMA - L´uno-due è da ko. Prima Svimez, poi Istat a distanza di quindici giorni. La questione meridionale è oltre le polemiche politiche. A parlare sono le cifre. Dopo quelli sulla mobilità verso il Nord contenuti nell´ultimo rapporto Svimez, i dati sulla povertà diffusi ieri dall´Istituto nazionale di statistica testimoniano che la parte bassa della penisola soffre più delle altre aree. In tutto il Paese, la percentuale di poveri assoluti è del 4,9% (quasi 2,9 milioni): un italiano su venti. L´aumento rispetto al 2007 è di 466mila unità e la quasi totalità si è concentrata nel Mezzogiorno (+452mila). Al Sud, infatti, gli indigenti sono stati l´8,1% nel 2008: circa 1,7 milioni di persone.
Considerando le famiglie, invece, quelle non in grado di conseguire uno standard di vita minimamente accettabile sono in tutto il Paese circa 1,13 milioni (il 4,6%). In questo senso, l´indicatore è la capacità di spesa mensile rapportata a un paniere di beni e servizi che soddisfano i bisogni essenziali. L´Istat rimarca che «dal 2007 al 2008, l´incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile ma è significativamente aumentata nel Mezzogiorno, passando dal 5,8% al 7,9%». Tanto per capire l´ordine delle grandezze, le famiglie povere al Nord sono il 3,2% e al Centro il 2,9%.
Non solo Sud, però. Il 2008, nei cui mesi finali la crisi economica ha iniziato a manifestarsi, ha visto peggiorare alcune situazioni. il caso dei nuclei di quattro componenti: l´incidenza della povertà assoluta è passata in un anno dal 3,4% al 5,2%. Se la coppia ha due figli minori, la quota sale dal 3,8% al 5,7%. A crescere è anche la percentuale delle famiglie con a capo una persona con licenza media inferiore o con un individuo di età inferiore a 45 anni. Ma un ulteriore campanello d´allarme viene dall´aumento dell´incidenza della povertà assoluta per i contesti in cui la persona di riferimento è un lavoratore autonomo (in un anno dall´1,8% al 4,5%) o è in cerca di occupazione (dal 10% al 14,5%).
L´altra faccia della medaglia è la povertà relativa. La soglia per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è stata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto al 2007). Nel complesso, quelle sotto tale "confine" sono state lo scorso anno due milioni e 737mila: l´11,3%. Tradotto in termini individuali, i poveri relativi sono stati otto milioni e 78mila: il 13,6%. C´è poi un 4% di nuclei border line. Sono poco sopra la linea di galleggiamento ma basterebbe un imprevisto a farli scivolare. Anche la povertà relativa evidenzia una situazione più grave al Sud, che è ulteriormente peggiorata lo scorso anno nel confronto con quello precedente. Non a caso le regioni con più bassa incidenza di povertà sono Emilia Romagna (3,9%), Lombardia (4,4%) e Veneto (4,5%). Quelle con i valori più alti sono Basilicata e Sicilia (per entrambe 28,8%). Crisi e minore disponibilità economica, secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori), hanno poi indotto il 60% delle famiglie a cambiare le abitudini a tavola. Anche la Coldiretti rileva che la quota di chi si è limitato nell´acquisto di alimenti nel 2008 è stata superiore al 40%.
Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, «è opportuno sviluppare la strada aperta con la carta acquisti in favore di famiglie con anziani o minori indigenti». Ma i segretari confederali Cgil, Susanna Camusso e Fulvio Fammoni, sottolineano che «non ci sono politiche serie di contrasto alla povertà».