Alessia Bivona, il Riformista 31/7/2009, 31 luglio 2009
CIANCIMINO JR.: 007 ANCHE A CAPACI
Non solo la strage di via D’Amelio è opera dei servizi. Ci sono gli 007 anche dietro il tritolo di Capaci, e addirittura dietro l’omicidio dell’eurodeputato Dc Salvo Lima. Ci sono tracce di una stessa mano dietro i tre episodi di sangue che hanno segnato il ’92. Così come nel ’92 non ci fu una trattativa tra mafia e Stato, bensì tre trattative fra il ’92 e il ’93. Prima, durante e dopo il fuoco.
Chi svela nuovi dettagli sul ’92, anno di grandi intrighi e misteri, è Massimo Ciancimino. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo legato alla mafia ieri è stato ascoltato dai magistrati della Procura di Palermo, oggi sarà sentito a Catania, martedì prossimo a Caltanissetta. Ciancimino già nei precedenti incontri con gli inquirenti ha raccontato le tante anomalie della sua inchiesta, ha consegnato un memoriale scritto da suo padre sui rapporti tra mafia e politica. Ha parlato e continua a parlare, per trasmettere un messaggio chiave: qualcuno vuole farlo tacere.
Cominciando dalle stragi e dal ruolo dei servizi. Dai verbali dei magistrati emerge che Ciancimino jr ha chiaramente spiegato che la mano dei servizi segreti non è solo dietro la strage Borsellino. L’eccidio di via D’Amelio si inserisce in una fase in cui era già aperta la trattativa tra i corleonesi e pezzi dello Stato. Ma la presenza degli 007 è anche dietro altri due episodi che si verificarono sempre nel ’92. Il 12 marzo il leader politico della corrente andreottiana in Sicilia, Salvo Lima, venne freddato a colpi di pistola vicino casa sua a Mondello. Il 23 maggio saltò in aria Falcone e la sua scorta lungo l’autostrada dall’aeroporto alla città. Il 19 luglio fu la volta di Borsellino sotto casa della madre. Di quest’ultimo eccidio Ciancimino ha detto ai magistrati che il padre si riteneva parzialmente responsabile per quello che era successo. Perché don Vito aveva un ruolo attivo nella trattativa tra mafia e Stato. Anzi, nelle trattative.
Ciancimino jr ha fatto sapere ai magistrati che non una, bensì tre trattative ci furono. Tra gli anni ’92 e ’93. La seconda si interruppe con l’arresto dell’ex sindaco, avvenuto il 19 dicembre di quell’anno. Un arresto strano, a detta di Ciancimino padre e del figlio.
L’ex sindaco fu arrestato nel momento in cui chiese il passaporto alla questura di Roma. Manette giustificate dal pericolo di fuga, ufficialmente. Eppure chi scappa dalla polizia non chiede il passaporto alla polizia. Lo stesso Ciancimino senior scrisse nel suo memoriale che la richiesta del passaporto era stata concordata dai carabinieri e dalla questura. Qualcosa non andò per il verso giusto.
Così come qualcosa di strano - ha detto Ciancimino jr ai magistrati - c’è nelle inchieste che lo coinvolgono. Sono scomparsi nel nulla 18 fascicoli. Poi un’altra anomalia risale al ’94, quando Riina decise di parlare e suggerì ai magistrati di ascoltare Massimo Ciancimino. Stranamente il giovane non fu ascoltato come testimone, bensì venne indagato. La differenza è sottile: un indagato può avvalersi della facoltà di non rispondere, un testimone no. Evidentemente - viene fuori dalle carte in mano agli inquirenti - qualcuno era interessato più ai silenzi di Ciancimino che alle sue dichiarazioni.
Le stesse perplessità erano state espresse dal padre, l’anziano don Vito, che più di una volta aveva chiesto di essere ascoltato dalla commissione Antimafia e aveva chiesto che ciò avvenisse davanti a una telecamera. Anche l’ex sindaco del sacco edilizio di Palermo temeva che le sue dichiarazioni potessero essere manipolate. Per la cronaca, Ciancimino non fu mai sentito dalla commissione parlamentare.
Quanto al capo dei capi di Cosa Nostra, secondo quello che Ciancimino ha detto ai magistrati, ci sarebbe una macchinazione dietro le sue ultime dichiarazioni sulla strage di via D’Amelio. Riina è manovrato, ha detto senza mezzi termini ai magistrati Massimo Ciancimino. Non è un caso che parli ora che emerge l’ipotesi di una revisione del processo Borsellino.
Su via D’Amelio, del resto, ci sono troppi punti oscuri. Sedici anni di indagini e tre filoni di processo sono da rifare, perché un nuovo collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, ha appena smentito le tesi del vecchio pentito chiave Vincenzo Scarantino e di Salvatore Candura. Spatuzza sostiene di essere stato lui e non Scarantino a piazzare la 126 carica di esplosivo in via D’Amelio. E ieri è intervenuta la madre del vecchio pentito, Giuseppa De Lisi, che ha fatto sapere che «sono stati poliziotti e magistrati a costringere mio figlio a dire cose false - aggiunge - In carcere lo trattavano malissimo, facevano la pipì nel suo cibo, lo insultavano, lo picchiavano. Poi lo costrinsero a parlare. Lui si spaventava per la moglie e i bambini e così parlò. Spero che si arrivi alla verità e che gli innocenti tornino liberi». Di innocenti in carcere ha parlato anche Riina nei giorni scorsi. Mentre quattro boss, condannati per via D’Amelio, si costituiranno parte civile contro l’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino e contro Salvatore Candura, indagati ora dalla Procura di Caltanissetta per calunnia. Non si tratta di mezze tacche, ma di nomi pesanti: Gaetano Murana, Giuseppe La Mattina, Cosimo Vernengo e il boss Pietro Aglieri.
Da Caltanissetta a Palermo. Gli inquirenti si aspettano dal figlio dell’ex sindaco dc il papello, cioè il documento con cui i corleonesi avrebbero avanzato alcune richieste di compromesso allo Stato. Il papello fu conservato in casa di Massimo dal 1992 al 2005, eppure, altra incongruenza, quando le forze dell’ordine perquisirono la casa non aprirono la cassaforte.
Nel memoriale consegnato dal figlio dell’ex sindaco agli investigatori, don Vito fa riferimento a un libro che aveva scritto. Un libro depositato alla Siae e che gli fu sequestrato mentre si trovava in carcere. Il documento si intitola Le Mafie. E comincia con una prefazione in cui spiega che esistono quattro tipi di mafia. La mafia propriamente detta, la mafia impropriamente detta, la mafia istituzionale e la mafia nelle procure. La mafia propriamente detta, cioè l’organizzazione criminale di Cosa Nostra, è quella che serve per coprire le vere