Rossella Bocciarelli, ཿIl Sole-24 Ore 31/7/2009;, 31 luglio 2009
SUPERPOVERI: SONO 2,9 MILIONI. FAMIGLIE NUMEROSE A RISCHIO
Le famiglie che nel 2008 si trovavano in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni e 737 mila (11,3% delle famiglie) per un totale di 8 milioni e 78 mila persone, pari al 13,6 per cento della popolazione. Sono le stime dell’Istat, costruite sulla base dei livelli di spesa familiare (una famiglia di due persone si dice povera quando vive con la spesa media mensile di un solo individuo,che l’anno scorso era pari a 999,67 euro). I superpoveri, invece, coloro che versano in condizioni di povertà assoluta perché non riescono a conseguire uno standard di vita accettabile, nel 2008 erano rappresentati da un milione e 126 mila famiglie (il 4,6% dei nuclei residenti) pari a 2 milioni e 893 mila individui, ovvero il 4,9% della popolazione italiana. Le percentuali medie tra il 2007 e il 2008 non sono cambiate: è leggermente cambiata, invece, la composizione dell’universo dei poveri; soprattutto, è peggiorato lo storico squilibrio territoriale. L’incidenza della povertà relativa, osserva l’Istat, nel Sud è il 23,8% ed è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7% nel Centro Italia). La situazione, annotano i ricercatori è ancora più grave se si considerano le famiglie con figli minori di diciotto anni: l’incidenza della povertà in media sale al 27,25 tra le famiglie con figli minori: nel Sud è pari addirittura al 38,8 per cento.
Si chiede l’Istat: che cosa è cambiato tra il 2007 e il 2008? Da un lato è peggiorata la condizione di vita delle famiglie più ampie e con figli minorenni; è aumentata inoltre la percentuale di poveri tra le famiglie che hanno a capo un disoccupato (dal 27,5 al 33,9%) e tra quelle in cui il capofamiglia è un lavoratore in proprio (dal 7,9% all’11,2%). In compenso, l’anno scorso la povertà relativa tra le famiglie che hanno a capo un anziano si è ridotta (dal 13,5% al 12,5%) e si è ridotta ancora più se gli anziani in famiglia sono due. E veniamo alla povertà assoluta : in questo caso, tra il 2007 e il 2008 l’incidenza della povertà è rimasta sostanzialmente stabile a livello nazionale, ma nel Mezzogiorno è cresciuta di quasi due punti percentuali, passando dal 5,8% al 7,9%. La condizione di povertà che non garantisce nemmeno il mimo vitale peggiora fra le famiglie di 4 componenti ( se i membri della famiglia sono almeno 5 l’incidenza è pari al 9,4%e sale all’11%tra i nuclei con 3 o più figli minori),tra quelle con un solo genitore (5%) e delle famiglie con almeno un anziano. Tra le famiglie guidate da una persona occupata, le condizioni peggiori si osservano tra gli operai 5,9%, mentre i valori più elevati si rilevano quando la persona di riferimento è disoccupata (14,5%), e nelle famiglie in cui non sono presen-ti occupati nè ritirati dal lavoro. Insomma, i dati confermano che l’Italia è un paese a due velocità, nettamente diviso tra Nord e Sud. Ma è anche un paese in cui il benessere, là dove esiste, è altrettanto consistente e roccioso della povertà che non si riesce a scalfire. Così in Emilia Romagna, per fare un esempio, il tasso di povertà relativa è pari al 3,9% dei residenti; in Lombardia è al 4,4%; in Veneto al 4,5%. Inoltre, in generale, l’80,9% delle famiglie può dormire sonni tranquilli, poiché rientra nel gruppo che l’Istat definisce come «sicuramente non povero». Però esiste anche un 4% delle famiglie da considerare "border line": sta al di sopra della soglia di povertà ma, per una sola spesa im-prevista, rischia di peggiorare drasticamente il proprio tenore di vita. « opportuno sviluppare la strada aperta con la Carta Acquisti, in favore di famiglie con anziani o minori indigenti » ha commentato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Per Livia Turco (Pd) bisogna invece introdurre il reddito di solidarietà attiva, in vigore nel resto d’Europa.