Aldo Grasso, Corriere della sera 31/7/2009, 31 luglio 2009
RAI E SKY ROMPONO LE TRATTATIVE LOGICA POLITICA, NON INDUSTRIALE
La trattativa tra la Rai e Sky per Raisat si è chiusa con esito negativo. Secondo copione, la Rai imputa a Tom Mockridge la chiusura della fase negoziale, mentre i dirigenti della News Corp addossano a Viale Mazzini la responsabilità della rottura. Una spaccatura avvenuta su queste basi: Sky offriva alla Rai 350 milioni di euro come minimo garantito per l’intero pacchetto Rai. Un’offerta giudicata da subito «inaccettabile » da Viale Mazzini, che aveva «sparato » un prezzo quattro volte superiore (almeno 200 milioni l’anno, la classica cifra per farsi dire di no).
Il risultato è che sulla piattaforma di Sky da domani non vedremo più alcuni canali come RaisatExtra, Premium, Smash Girls, YoYo, Raisat Cinema. Com’è noto, Sky ha già provveduto a sostituirli con altri.
Senza entrare nel merito dei dettagli tecnici, la Rai è costretta a rinunciare a un budget che le permetteva di mantenere in vita una struttura, quella di Raisat, che in questi anni si è anche rivelata un buon laboratorio linguistico. Se la Rai avesse ricevuto da un altro player , da un altro attore del mercato, un’offerta superiore anche di un solo euro avrebbe fatto bene a rompere le trattative. Ma qui la vicenda ha tutta l’aria di avere una colorazione politica e non industriale. Che si iscrive perfettamente nelle logiche di Viale Mazzini, riguardino esse la nomina di un direttore, l’assegnazione di una rete a un’area di governo, l’elezione del Cda.
Di fatto, con il passaggio al segnale digitale e alla pay tv, lo scontro non è più tra Rai e Mediaset ma tra Mediaset e Sky. Nella formazione di questi due poli, la Rai ha, diciamo così, scelto di schierarsi a fianco di Mediaset, costituendo persino una nuova piattaforma, TivùSat, che diffonderà via satellite gli stessi programmi trasmessi in digitale terrestre da Rai, Mediaset e La7.
Può darsi che la Rai abbia visto lontano e fatto la scelta giusta. Ma se così non fosse, il presidente Paolo Garimberti e il dg Mauro Masi dovranno assumersi tutta la responsabilità politica di questa strana decisione.