Michele Calcaterra, Il sole 24 ore 27/7/2009, 27 luglio 2009
IL LUNGO CAMMINO DEI MAROCCHINI PER LE FERIE IN PATRIA
OTTOCENTOMILA AUTO - Il governo di Madrid ha predisposto 4 aree di riposo e 4 di informazione lungo le due direttrici autostradali più battute
In Spagna è in pieno svolgimento l’"operazione stretto". Non si tratta di una manovra militare, bensì della organizzazione per il passaggio (dal 15 giugno al 15 settembre) degli emigrati marocchini provenienti da tutta Europa, che attraversano la penisola iberica e successivamente lo stretto di Gibilterra, per arrivare al loro Paese d’origine.
Si tratta di una vera e propria transumanza, dato che per quest’anno la Dgt (la Direzione spagnola del traffico), prevede il transito di circa 800mila veicoli e di oltre 3 milioni di persone (l’equivalente di una città come Milano). Quanto basta perché il governo spagnolo abbia rafforzato la sicurezza con l’aggiunta di oltre 550 poliziotti e 110 automezzi.
Ma c’è di più. La Dgt ha attrezzato quattro aree di riposo con informazioni e altre quattro di sole informazioni, aperte 24 ore su 24, lungo le due direttrici che percorrono dal nord al sud la penisola. La prima che parte dai Paesi Baschi e arriva al porto di Algecira, affacciato sullo stretto; la seconda che inizia in Catalogna e percorre tutta la costa est fino all’Andalusia, toccando i porti di Alicante (per l’Algeria) e di Almeria.
Da Madrid ci siamo spostati una novantina di chilometri verso nord, con l’autostrada A1 per Burgos, per verificare la situazione. Ci siamo così fermati per qualche ora nell’area attrezzata di Horcajo de la Sierra, una delle più frequentate e dove il governo ha appena investito 300 milioni di euro per rinnovarla. La prima cosa che sorprende, arrivando, è la segnaletica bilingue: in spagnolo e in arabo che indica «area di riposo e di informazione». Già, perché uno dei grandi problemi di questi viaggi è il riposo. Dormire qualche ora, ma anche rifocillarsi, in modo che gli oltre 2mila chilometri di strada si possano "digerire" il più velocemente possibile. In un paio di giorni al massimo.
Horcajo de la Sierra è situato in mezzo alle montagne. Di prima mattina l’aria è fresca nonostante si prevedano oltre 35 gradi durante la giornata. Le auto in sosta sono quasi tutte con targa francese e olandese. Ci sono poi un paio di macchine dall’Inghilterra, una dalla Germania e una dall’Irlanda. Dappertutto sbucano bambini che si rincorrono e teenagers con capello corto, orecchino e magliette senza maniche. Giovani che ricordano quelli delle banlieu della grandi città francesi.
Ahmed viene da Seine St.Denis. Ha una Mercedes nera berlina, ultimo modello, una giovane moglie e due bambini vivacissimi. «Sono impiegato di banca – mi dice – e sto andando con la mia famiglia in vacanza un mese. Faccio questa strada tutti gli anni, una volta all’anno. Resto in Marocco un mese, mi riposo e poi via: di nuovo 11 mesi in Francia». Il figlio più grande, sui 9 anni ha appena finito la scuola. Promosso, gli chiedo? «Oui» a pieni voti.
Accanto a loro, la famiglia di Assim, pensionato ed ex minatore nelle miniere di carbone, sta mangiando. Vengono da Lille e hanno fretta di ripartire. L’auto è stracarica di borse, valigie e derrate alimentari. Ma ci sono anche quelli che trasportano biciclette, oggetti per la casa e persino un «Quad», una moto da sabbia a 4 ruote. di un giovane con i capelli impomatati e brillante all’orecchio. Preferisce l’anonimato e mi dice che durante l’estate conta di affittare la moto e di farci qualche soldo.
Ecco, osservando la popolazione di quest’area di sosta, si ha la precisa sensazione che le tradizioni del vecchio Marocco, stanno per lasciare il passo alla cultura della globalizzazione. I più anziani e le loro donne (tutte rigorosamente con il velo), viaggiano generalmente più dimessi. Sono meno appariscenti. Mentre i giovani sfoggiano abiti all’ultima moda e le loro compagne, malgrado il capo coperto, sono assai curate. La conferma di quanto diciamo, arriva da una sbirciata dentro la piccola moschea (in realtà una costruzione di appena 4-5 metri quadrati, arredata a spese dei marocchini di passaggio): è piena di vecchi in preghiera. Di giovani, nemmeno l’ombra: preferiscono ascoltare la radio o dare due calci a un pallone.
«Mai un litigio o villanie – spiega Alicia Romero Dupier, che lavora per la Dgt e qui a Horcajo de la Sierra fa l’interprete ”. Gli unici problemi sono di carattere medico, o di meccanica». Intanto la gente fa ordinatamente la fila all’ingresso dei bagni, muniti anche di docce. Appeso fuori c’è un grande cartello con una foto di due tartarughe con l’avviso che si tratta di una specie protetta e che non può essere commercializzata. Chissà, magari in passato ci sarà stato qualche traffico illegale.
Per il resto la giornata, qui a Horcajo de la Sierra, è scandita dalle auto che arrivano e che partono (oltre 400 al giorno) incessantemente. Quelle posteggiate hanno quasi tutte il cofano del motore aperto, retaggio di un tempo, quando la meccanica si surriscaldava. Accanto, sdraiato sopra un materassino, un uomo che dorme una mezz’ora prima di riprendere la strada. Così come facevano un tempo i pastori quando portavano un gregge da un posto all’altro.
Lascio Horcajo e riprendo l’autostrada verso la capitale. Il cartello non indica Madrid, ma Algeciras. Il porto è a 800 chilometri di distanza e il teorema di auto "marocchine" è lungo, lento, come in una processione. Assim e la sua famiglia, se tutto va bene, saranno lì in nottata. Pronti per imbarcarsi, attraversare lo Stretto ed essere in Marocco alle prime luci dell’alba.