Giuseppe Guastella, Corriere della sera 30/7/2009, 30 luglio 2009
ARRETRATO DI 4.752 FASCICOLI IL PG ACCUSA LA FORLEO
«Ritardo ingiustificato». Aperto un procedimento disciplinare
MILANO – Ha lasciato nel suo vecchio ufficio di Milano un arretrato di 4.752 procedimenti pendenti il gip Clementina Forleo, trasferita un anno fa a Cremona dal Csm. Un’eredità pesante che i suoi colleghi meneghini hanno dovuto smaltire dividendosi i fascicoli e che costa al magistrato una nuova azione disciplinare della Procura generale della Cassazione. Un addebito non fondato – è la replica del giudice alla «incolpazione» – che non tiene conto da una lato del grande impegno speso per processi complessi, dall’altro che per molti procedimenti mancava solo la chiusura formale. Come in passato, Forleo ha affidato la sua difesa disciplinare al procuratore di Asti Maurizio Laudi, mentre i dati sono in queste settimane anche al vaglio del Consiglio giudiziario di Milano che deve valutare la sua progressione in carriera.
Stavolta, quindi, Clementina Forleo non è sotto osservazione per le sue affermazioni, come quelle nelle quali in tv e sulla stampa parlò di «sottili pressioni» che avrebbe subito da «poteri forti» e di rallentamento delle indagini quando si occupava come giudice del caso Unipol/Bnl. Parole che il 22 luglio del 2008 le costarono il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale da parte del Csm. Decisione che è stata annullata, su ricorso del giudice, da una sentenza del Tar del Lazio, contro la quale il Csm si è appellato al Consiglio di Stato.
Il nuovo procedimento riguarda il lavoro del magistrato e si aggiunge a quello sul ritardo «di oltre tre anni» con cui, dopo un braccio di ferro con la Procura, fissò l’udienza preliminare che vedeva imputata Farida Bentiwaa, l’unica donna arrestata in Italia in un’inchiesta sul terrorismo islamico; la sezione disciplinare del Csm, dopo aver archiviato gran parte delle accuse, ha programmato per novembre la prima udienza. Il sostituto Pg Giampaolo Leccisi incolpa ora il giudice Forleo di aver violato i «doveri di diligenza e laboriosità» perché avrebbe «ritardato in modo reiterato, grave e ingiustificato, il compimento di atti e l’adozione di provvedimenti relativi all’esercizio delle proprie funzioni di giudice per le indagini preliminari ». L’azione disciplinare nasce dall’ultima ispezione periodica generale negli uffici giudiziari di Milano durante la quale è stato accertato che al 15 settembre 2008, 15 giorni prima che il Gip prendesse servizio a Cremona, negli armadi di Clementina Forleo ristagnavano migliaia di fascicoli. Per la maggior parte dei casi (4.366) si tratta di procedimenti per i quali c’era la richiesta di archiviazione della Procura (1.950 contro indagati noti, 2.416 per ignoti), quasi tutti concentrati nel periodo 2006-2008, ma ci sono anche un fascicolo del 1997 e uno del 1998. L’elenco dell’accusa riporta inoltre 110 procedimenti incompiuti dopo che il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, arenati in compagnia, tra l’altro, di 18 richieste di giudizio abbreviato, cinque di patteggiamento, una di giudizio immediato, 56 per decreti penali di condanna, cinque di misure cautelari, cinque di sequestri, due di incidente probatorio, 54 di incidente di esecuzione, 57 di liquidazione di compensi «professionali e ausiliari» e sette di rogatoria.
Per smaltire i fascicoli è stato necessario un interpello al quale hanno risposto una ventina dei 35 giudici dell’ufficio, ciascuno dei quali si è occupato di 160 procedimenti (metà contro ignoti, metà contro imputati noti), spesso relativi a questioni bagattellari e di facile soluzione. Il resto è andato al gip Stefania Donadeo, che ha ereditato il ruolo di Forleo, e al giudice Claudio Castelli, che allora svolgeva le funzioni di presidente.
Secondo la Pg della Cassazione, «il ritardo nella definizione» di questi procedimenti «risulta grave e ingiustificato, oltre che per il numero, in relazione alla media di produttività dell’ufficio». Anche perché «alla dottoressa Forleo risulta assegnato, nel periodo interessato, un numero di affari nella media e talvolta inferiore rispetto a quello degli altri giudici dello stesso ufficio». Dove, scrive l’incolpazione, «la durata media di esaurimento dei procedimenti» è risultata di 117 giorni, con punte massime di 220 giorni per i rinvii a giudizio, ma ne sono bastati 113 per le archiviazioni, 125 per le definizioni dei riti alternativi e 78 per le altre procedure. Con il suo comportamento, il giudice Forleo «da una lato – è l’accusa – ha arrecato un ingiusto pregiudizio alle parti, procrastinando la definizione dei procedimenti, dall’altro ha procurato un disservizio nell’ufficio», per «la necessità di una rapida riassegnazione ad altri magistrati degli affari ancora pendenti». Clementina Forleo ha inviato controdeduzioni scritte alla Procura della Cassazione. «L’addebito non tiene alcun conto della straordinaria complessità e della rilevanza dei procedimenti di cui si è occupata, come quelli sul terrorismo internazionale e sulle scalate bancarie, ai quali si è dovuta dedicare con un impegno fuori dalla norma», è l’unico commento del difensore Laudi.