Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 30 Giovedì calendario

E IN BULGARIA ARRIVA IL PREMIER-BODYGUARD


Borisov promette maniere forti per sconfiggere la corruzione

Sembra Putin ma s’ispira a Schwarzenegger. Boiko Bori­sov è il premier d’azione dal quale la Bulgaria aspetta il ri­scatto, e l’Europa riforme.

Lunedì si è insediato a Sofia il nuovo governo di centrode­stra uscito dalle elezioni del 5 luglio, un esecutivo di mino­ranza che può contare su 116 seggi su 240 ed è formato da un solo partito, il Gerb, acroni­mo che in bulgaro significa «blasone» e sta per «Cittadini per lo Sviluppo europeo della Bulgaria». Dichiarazione d’in­tenti del fondatore Borisov, che due anni e mezzo dopo l’in­gresso dello Stato balcanico nell’Ue promette di usare le ma­niere forti per riportare all’ovi­le la pecora nera d’Europa, de­vastata da corruzione e crimi­nalità organizzata. C’è da aspet­tarsi che manterrà la parola.

A cinquant’anni Boiko ha vis­suto molte vite. Cintura nera ed ex allenatore della nazionale bulgara di karate (il russo Vladi­mir Putin è esperto judoka), si è avvicinato all’agone politico come guardia del corpo prima di Todor Zhivkov, l’ultimo lea­der comunista della Bulgaria al potere dal 1954 al 1989, poi di re Simeone II tornato dall’esi­lio e diventato premier nel 2001. Ex poliziotto e vigile del fuoco, nel 2001 è stato nomina­to segretario generale del Mini­stero degli Interni, distinguen­dosi per una serie di operazio­ni che miravano a decapitare i principali clan malavitosi.

Nel 2005 è stato eletto sinda­co di Sofia, dopo aver domina­to la campagna elettorale con slogano del tipo: «Giudicatemi non per quello che farò, ma per quello che ho fatto». stato il salto. Fino ad allora Boiko «Bat­man » Borisov era rimasto a me­tà strada tra il politico di profes­sione e il dilettante che suscita­va commenti ironici per il pas­sato da picchiatore e la passio­ne per i film di Terminator e Rocky Balboa. Diventando pri­mo cittadino della capitale di­mostrava di aver conquistato la stima dei cittadini, e di poter puntare ancora più in alto.

Gerb è il suo grande succes­so. Fondato nel 2006, alle ele­zioni di luglio il partito ha otte­nuto il 39,8 per cento dei voti. Governerà con l’appoggio esterno dei gruppi di destra «Coalizione blu» e «Ordine, leg­ge e giustizia», oltre che con il sostegno degli ultranazionali­sti di Ataka. Rifiutando le ipote­si di coalizione con l’estrema destra e scegliendo di governa­re da solo, ufficialmente per­ché «vogliamo essere gli unici responsabili» delle prossime mosse, Borisov ha risposto alle preoccupazioni di quanti ricor­dano le frasi pronunciate in passato sui «turchi che dovreb­bero tornare in Turchia» e le donne lesbiche «che evidente­mente non hanno ancora in­contrato Boiko » .

Al suo governo tocca risolle­vare l’economia in ginocchio, rassicurare chi fino alle elezio­ni temeva che il Paese cedesse al richiamo russo e riconquista­re la fiducia dell’Unione euro­pea, che l’anno scorso ha con­gelato 500 milioni di euro di aiuti accusando la coalizione guidata dai socialisti di tollera­re frodi e gravi connivenze tra politica e crimine. Borisov ha voluto con sé nomi pesanti, pri­mo tra tutti il neo ministro del­le Finanze Simeon Djankov che porta in dote un’esperienza di 15 anni alla Banca Mondiale ed è sposato con l’economista Ca­roline Freunde, indicata come possibile consigliera dell’Am­ministrazione Obama. Nel ten­tativo di inaugurare il nuovo corso della trasparenza, lunedì Borisov ha riaperto un capitolo doloroso per il Paese dichiaran­do che nel 2007 Sofia pagò alla Libia 100 milioni di dollari per il rilascio delle cinque infermie­re bulgare e del medico palesti­nese accusati di aver inoculato deliberatamente il virus del­l’Hiv a 400 bambini nell’ospe­dale di Bengasi. Non ha fornito prove. Dice di voler procede­re alla modernizzazione delle infrastrutture e al rilancio di settori tradizionali come agri­coltura e turismo. «Prenderò personalmente in mano i dos­sier – ha dichiarato ”. La strada che abbiamo davanti non sarà facile, ma non ci per­deremo d’animo».