Maria Serena Natale, Corriere della sera 30/7/2009, 30 luglio 2009
E IN BULGARIA ARRIVA IL PREMIER-BODYGUARD
Borisov promette maniere forti per sconfiggere la corruzione
Sembra Putin ma s’ispira a Schwarzenegger. Boiko Borisov è il premier d’azione dal quale la Bulgaria aspetta il riscatto, e l’Europa riforme.
Lunedì si è insediato a Sofia il nuovo governo di centrodestra uscito dalle elezioni del 5 luglio, un esecutivo di minoranza che può contare su 116 seggi su 240 ed è formato da un solo partito, il Gerb, acronimo che in bulgaro significa «blasone» e sta per «Cittadini per lo Sviluppo europeo della Bulgaria». Dichiarazione d’intenti del fondatore Borisov, che due anni e mezzo dopo l’ingresso dello Stato balcanico nell’Ue promette di usare le maniere forti per riportare all’ovile la pecora nera d’Europa, devastata da corruzione e criminalità organizzata. C’è da aspettarsi che manterrà la parola.
A cinquant’anni Boiko ha vissuto molte vite. Cintura nera ed ex allenatore della nazionale bulgara di karate (il russo Vladimir Putin è esperto judoka), si è avvicinato all’agone politico come guardia del corpo prima di Todor Zhivkov, l’ultimo leader comunista della Bulgaria al potere dal 1954 al 1989, poi di re Simeone II tornato dall’esilio e diventato premier nel 2001. Ex poliziotto e vigile del fuoco, nel 2001 è stato nominato segretario generale del Ministero degli Interni, distinguendosi per una serie di operazioni che miravano a decapitare i principali clan malavitosi.
Nel 2005 è stato eletto sindaco di Sofia, dopo aver dominato la campagna elettorale con slogano del tipo: «Giudicatemi non per quello che farò, ma per quello che ho fatto». stato il salto. Fino ad allora Boiko «Batman » Borisov era rimasto a metà strada tra il politico di professione e il dilettante che suscitava commenti ironici per il passato da picchiatore e la passione per i film di Terminator e Rocky Balboa. Diventando primo cittadino della capitale dimostrava di aver conquistato la stima dei cittadini, e di poter puntare ancora più in alto.
Gerb è il suo grande successo. Fondato nel 2006, alle elezioni di luglio il partito ha ottenuto il 39,8 per cento dei voti. Governerà con l’appoggio esterno dei gruppi di destra «Coalizione blu» e «Ordine, legge e giustizia», oltre che con il sostegno degli ultranazionalisti di Ataka. Rifiutando le ipotesi di coalizione con l’estrema destra e scegliendo di governare da solo, ufficialmente perché «vogliamo essere gli unici responsabili» delle prossime mosse, Borisov ha risposto alle preoccupazioni di quanti ricordano le frasi pronunciate in passato sui «turchi che dovrebbero tornare in Turchia» e le donne lesbiche «che evidentemente non hanno ancora incontrato Boiko » .
Al suo governo tocca risollevare l’economia in ginocchio, rassicurare chi fino alle elezioni temeva che il Paese cedesse al richiamo russo e riconquistare la fiducia dell’Unione europea, che l’anno scorso ha congelato 500 milioni di euro di aiuti accusando la coalizione guidata dai socialisti di tollerare frodi e gravi connivenze tra politica e crimine. Borisov ha voluto con sé nomi pesanti, primo tra tutti il neo ministro delle Finanze Simeon Djankov che porta in dote un’esperienza di 15 anni alla Banca Mondiale ed è sposato con l’economista Caroline Freunde, indicata come possibile consigliera dell’Amministrazione Obama. Nel tentativo di inaugurare il nuovo corso della trasparenza, lunedì Borisov ha riaperto un capitolo doloroso per il Paese dichiarando che nel 2007 Sofia pagò alla Libia 100 milioni di dollari per il rilascio delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese accusati di aver inoculato deliberatamente il virus dell’Hiv a 400 bambini nell’ospedale di Bengasi. Non ha fornito prove. Dice di voler procedere alla modernizzazione delle infrastrutture e al rilancio di settori tradizionali come agricoltura e turismo. «Prenderò personalmente in mano i dossier – ha dichiarato ”. La strada che abbiamo davanti non sarà facile, ma non ci perderemo d’animo».