Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 30 Giovedì calendario

LA MOLDOVA TOGLIE LO SCETTRO AI COMUNISTI


Ridimensionato il partito di governo. Avanzano le formazioni europeiste

Falsa partenza, si ricomincia. A neanche quattro mesi dalle elezioni politiche del 5 aprile e dalle rivolte che hanno sconvol­to Chisinau, la Moldova è torna­ta ieri alle urne per rinnovare il Parlamento. Gli exit poll asse­gnavano ai quattro principali partiti dell’opposizione libe­ral- democratica oltre il 50 per cento dei voti, contro il 40,5 dei comunisti al potere da otto an­ni. I primi risultati parziali nella notte davano il 47 per cento al partito di governo, comunque pesantemente indebolito. Una netta virata a Ovest, la Moldova si aggancia al treno Europa.

Il 7 aprile l’opposizione era scesa in piazza chiedendo l’an­nullamento dei risultati che confermavano partito di gover­no i comunisti accusati di tene­re il Paese ostaggio delle osses­sioni del presidente uscente Vladimir Voronin, non rie­leggibile dopo due manda­ti consecutivi ma deciso a restare in partita alme­no come presidente del Parlamento. Sessantot­to anni, fedele al verbo marxista-leninista e no­stalgico dell’Urss, Voro­nin aveva cercato un diffi­cile equilibrio tra la dipen­denza dal grande fratello russo e le ambizioni di avvici­namento all’Ue, suggellate dal­l’inclusione della Moldova nel programma di cooperazione del Partenariato per l’Est lancia­to lo scorso maggio e considera­to dal Cremlino un atto d’ingerenza nel suo «estero vicino». La piccola Moldova si è ritrovata prima linea del confronto tra Mosca e Bruxelles per conquistare la fiducia dei Paesi un tempo parte della «sfera d’influenza » sovietica. Poi le elezioni, le centinaia di arresti e i tre morti negli scontri con la polizia, le immagini del palazzo del Parlamento in fiamme sulle prime pagine di tutto il mondo, aveva­no convinto Voronin a tornare a cercare la protezione di Mo­sca. La Russia mantiene un con­tingente nella regione separati­sta della Transdnistria, fornisce il 90 per cento dell’energia al Pa­ese più povero d’Europa e ave­va promesso al nuovo governo, purché comunista, prestiti per 500 milioni di euro. «Nei giorni difficili – ha detto ieri Voronin – Mosca si è dimostrata il no­stro amico più sincero».

Giovani e classe media si so­no schierati con l’opposizione che prometteva un cambiamen­to radicale a favore dell’econo­mia di mercato, di un’informa­zione libera e pluralista e di le­gami più stretti con l’Europa e la confinante Romania. Voro­nin aveva accusato il governo romeno di aver manovrato la ri­volta di aprile, ribattezzata «Ri­voluzione Twitter» per il ruolo, in realtà sovrastimato, dei nuo­vi social network nell’organiz­zazione dei raduni. «I giovani – dice al Corriere Vladimir Ti­smaneanu, analista romeno e direttore del Centro per gli Stu­di delle Società post-comuniste dell’Università del Maryland – rifiutano di continuare a vivere in un sistema che mescola cini­smo, mentalità mafiosa e lenini­smo d’accatto. Questi ventenni hanno conosciuto libertà che i loro genitori ignoravano e non si rassegnano, sono decisi a im­pedire che la Moldova diventi una seconda Bielorussia, un re­gime autocratico e isolato».

Se i risultati ufficiali confer­meranno gli exit poll, Liberali, Liberal-democratici, Democrati­ci e Nostra Moldova potranno formare una coalizione senza i comunisti e disinnescare l’im­passe che ha bloccato l’elezione del nuovo presidente e costret­to Voronin a sciogliere le Came­re; un negoziato con i comuni­sti sarà comunque necessario per eleggere il capo di Stato. Un attore chiave per la definizione dei nuovi equilibri potrebbe ri­velarsi il leader dei Democratici ed ex comunista Marian Lupu. Il leader dell’opposizione Filat ha detto: «La Moldova torna li­bera e democratica».