Carola Uber, Chi, 5 agosto 2009, 5 agosto 2009
Alessandra Martines non è più la signora Lelouch. Dopo 16 anni di unione i due hanno firmato l’accordo di divorzio
Alessandra Martines non è più la signora Lelouch. Dopo 16 anni di unione i due hanno firmato l’accordo di divorzio. L’attrice confida a Chi i motivi della separazione. «Finora avevo vissuto questa vicenda come un incubo, ma, davanti ai giudici, sono stata messa davanti alla realtà. Ho trattenuto le lacrime per non dargli soddisfazione. Lo guardavo allibita: era tranquillo, si girava i pollici, perché per lui era normale, avendo avuto sei figli da quattro donne diverse». Lei, prima di sposarsi, conosceva il suo curriculum sentimentale… «Sì, ma quest’uomo mi ha sempre detto: ”Madame, vous serez ma veuve” (signora, sarà la mia vedova). E io l’ho sposata convinta che avesse imparato qualche cosa dalla vita. Mi sbagliavo: lui si sposa e fa figli come bere un bicchier d’acqua». Quali erano i problemi tra di voi? «Innanzitutto lui è un uomo con un ego sproporzionato, avendo vinto un Oscar da giovanissimo (con ”Un uomo una donna” nel 1966). E sentendosi il dio della situazione ha anche atteggiamenti da dittatore, tutti devono stare a quello che dice e dargli sempre ragione. Senza contare che ho passato l’inferno con i suoi figli. Mi hanno fatto una guerra spietata, cattiverie assurde. Oltre al fatto che tutte le sue donne precedenti, che, a differenza del mio percorso professionale indiscutibile, prima di mettersi con lui erano delle sconosciute, per gelosia si mettevano in competizione con me». Cosa le brucia di tutti questi anni con lui? «Le cose folli che ho fatto per amore. E non parlo del fatto di avere lasciato una carriera in Italia per seguirlo a Parigi. Mi sembrava giusto. Come mi sembrava giusto fare le crociate, perdendo opportunità di lavoro, contro chi lo attaccava, visto che in Francia, nell’ambiente, lui non è affatto amato. Ma ripenso a quando abbiamo fatto insieme ”I Miserabili”: la critica lo ha massacrato, il pubblico non andava a vedere il film e lui ci soffriva. Così andai in giro per Parigi, nei fiorai più imboscati, e mandavo alla sua società fiori con complimenti anonimi. Lui tornava alla sera tutto contento (Alessandra piange)». E lui cose così per lei ne ha mai fatte? «Mai. Non è uno da complimenti. Cercava di buttarmi giù psicologicamente, per rendermi insicura». Secondo lei la amava? «All’inizio non c’è dubbio. Abbiamo vissuto momenti bellissimi insieme, fatto otto film con grande complicità. Ma lui è così, uno che si stufa delle donne, che rompe il giocattolo perché ha bisogno di rinnovarsi. E non guarda in faccia nessuno». Quando si è accorta che si era stufato di lei? «Quando ho scoperto che aveva un’amante, prima che si parlasse di divorzio e che facesse la Montée des Marches all’apertura dell’ultimo festival di Cannes con lei: Valérie Perrin, una sceneggiatrice sua fan. Era andato con lei a un festival in Romania ed era uscita una foto sui giornali, con commento. Pensi che squallore: nostra figlia Stella l’ha saputo dalle compagne che l’hanno sentito dalle madri. Ne ha sofferto e sta soffrendo moltissimo. Il dolore più grande ora è proprio per lei». Che cosa le mancherà di più di suo marito? «Il fatto di essere una famiglia. Ma non lo amo più. Anzi, è andata bene così. La differenza di valori è abissale: per me riuscire, nella vita, è nell’educazione dei figli, per lui è vincere un Oscar, avere tanti soldi, bei quadri, belle case. In questa storia non ha fatto trasparire il minimo dolore». Carola Uber