Federico Rendina, ཿIl Sole-24 Ore 30/7/2009;, 30 luglio 2009
LA SVOLTA DEI DISTRIBUTORI ENI
Pace fatta tra Eni e buona parte dei sindacati dei gestori delle stazioni di servizio (che però si spaccano). E via all’ennesima promessa ai cittadini, che però deve fare i conti con le norme statali e regionali: anche gli automobilisti italiani avranno finalmente stazioni di servizio " europee" con carburanti a prezzi davvero calmierati, grazie al fatto che il gestore potrà moltiplicare i profitti offrendo un mare di servizi collaterali davvero utilissimi: dal supermarket aperto giorno e notte ai farmaci da banco sempre disponibili.
L’accordo è stato siglato martedì pomeriggio.
E a trasformarloin grandi promesse sono direttamente il numero uno dell’Eni Paolo Scaroni insieme a due delle tre organizzazioni sindacali dei gestori che dopo un anno e mezzo di polemiche e scioperi hanno siglato l’accordo: la Figisc- Confcommercio e la FaibConfesercenti.
«Accordo storico che modernizza la rete e trasforma il gestore in un vero imprenditore » sostengono all’unisono i firmatari. Manca però all’appello la Fegica-Cisl, che rifiuta nettamente l’equilibrio trovato tra i due elementi cardine del patto. Il primo: un sistema di "misure" dei profitti sul carburante riconosciuto ai gestori dall’Eni legato ai quantitativi venduti ma anche alla bontà della stazione di servizio in termini di efficienza operativa, prestazioni offerte, pulizia delle strutture. Il secondo: il diritto di recesso per l’Eni nel caso il gestore non garantisca i risultati minimi concordati.
«Una svolta al servizio dei cittadini, con stazioni più efficienti, più pulite, che vendono di più, aperte più a lungo» rimarca Scaroni, e i sindacati che hanno firmato annuiscono, anche se lasciano intendere che qualche promessa potrebbe essere un azzardo. Ad esempio sull’apertura 24 ore su 24. «Vedremo caso per caso, zona per zona, dove questo garantirà veramente il profitto del gestore».
C’è poi il versante della burocrazia autorizzativa. Sapranno le regioni e le amministrazioni locali favorire la trasformazione dei distributori in veri centri polifunzionali "europei"? Il progetto, si sa, non è nuovo. E finora l’ostacolo più consistente alla trasformazione è stata proprio la tristemente nota burocrazia italiana.
Ecco poi l’incognita rappresentata dal fronte del no. «Si torna indietro di quarant’anni introducendo – incalza il segretario della Fegica, Roberto Di Vincenzo – elementi di precarizzazione contrattuale che, al di là delle dichiarazioni di facciata, rimettono le durate contrattuali alla piena e unilaterale volontà dell’azienda». Di Vincenzo, che promette di mobilitare per suo conto tutta la categoria, si riferisce in particolare alla vera grande conquista incamerata dall’Eni con l’accordo appena siglato: il diritto di recesso dai contratti di comodato «quale strumento di flessibilità e di stimolo per il gestore – così è scritto in una nota diffusa dai firmatari del patto in una conferenza stampa – al fine di ottimizzare al competitività, gli standard qualitativi di servizio in linea con le migliori pratiche europee e al fine di valorizzare al meglio la professionalità e le competenze». Traduzione: o diventi "europeo" o te ne vai e ti sostituisco. Anche se in una prima fase sperimentale è previsto un tetto del 5% degli impianti che possono essere colpiti dal provvedimento.
Un aut aut che l’Eni ha oliato, per la verità, con concessioni robuste: tutti i contratti di comodato in essere sono stati intanto rinnovati per sei anni più sei (nove in Sicilia). I gestori che faranno fatica a modernizzarsi saranno aiutati anche con corsi di formazione. E intanto anche il loro portafoglio avrà un immediato beneficio: lo sconto base per litro verrà incrementato con effetto retroattivo dal gennaio scorso con un piano di «incentivazione variabile» legato ai traguardi «quantitativi e qualitativi».
Traguardi che saranno cadenzati periodicamente da un nuovo istituto destinato a diventare il faro strategico della categoria. Si tratta del Piano Base Annuale, che ”testuali parole ”rappresenta l’insieme degli obiettivi «che il gestore dovrà raggiungere per evitare di entrare nella zona recesso», che comunque sarà deliberato dopo verifiche su base biennale.