Fabio Carducci, ཿIl Sole-24 Ore 30/7/2009;, 30 luglio 2009
«LA LINGUA NON SI DECIDE CON LE LEGGI»
«Il dialetto è la fonte della lingua e della poesia, ma il test leghista è una mossa demagogica ». secco il giudizio di Franco Loi, classe 1930, uno dei maggiori poeti dialettali italiani, sulla proposta della Lega.
Lei è nato a Genova, da padre sardo e madre emiliana, ma a sette anni è andato a vivere a Milano, città di cui ha adottato il dialetto. Che effetto le fa l’idea di un test di dialetto per i professori?
una mossa demagogica, non c’entra nulla con le lingue.
Se lo immagina un professore di Catania che davanti a una commissione lombarda recita "Quand vedessev on pubblegh funzionari" di Carlo Porta?
Sono cose senza significato, se volessero fare un’azione vera in difesa del dialetto, bisognerebbe che la gente non guardasse più la televisione.
Però la televisione ha unificato gli italiani.
Mi ricordo, negli anni prima della tv, per quante battaglie per l’Italiano abbiano fatto il fascismo e la scuola, la gente continuava a parlare il dialetto. Ma ha iniziato a vergognarsene, a vergognarsi di parlare la sua lingua, e dal 52-53 in avanti a Milano il milanese è quasi sparito.
Dove potrebbe studiare il dialetto il nostro professore? Anni fa uscì un "Curs de lumbard per terùn", ma non era un libro di testo...
Un giorno uscendo da teatro con un amico, siamo andati a prendere la macchina. Un nero bello, alto, ci chiede in italiano il "pedaggio" del parcheggio. Il mio amico protesta in milanese e il nero gli risponde
"Ma sciur, anca mi g’û de campà" . "Dove l’hai imparato il milanese?". "Io sto all’Isola, e lì si parla ancora".
Qual è la ricchezza del dialetto? Lei perché l’ha scelto?
Il dialetto è più ricco ed espressivo di quanto sial’italiano. Nello Zibaldone, cito a memoria, Leopardi dice: "I poeti dovrebbero ascoltare il popolo quando parla perché il popolo è più vicino alla natura e privo di logica". La lingua della poesia è sempre molto libera, è un miscuglio di emozione, suono e significato.
giusto difendere i dialetti per legge o le lingue sono degli ordini spontanei, come hanno detto anche alcuni economisti- filosofi, da Adam Smith a Von Hayek?
Pensiamo agli irlandesi. Hanno sempre odiato gli inglesi: parlano inglese. E lì ci sono le leggi. Il poeta e filosofo spagnolo Raimond Panikar dice che la parola è solo quella orale. Quella scritta è già una traduzione.
Una modifica costituzionale all’articolo 12 per rendere l’Italiano lingua ufficiale della Repubblica è stata approvata dalla Camera nel 2007, ma si è fermata lì.
Trovo stupido e assurdo costituzionalizzare la lingua italiana, così come trovo stupida la proposta della Lega adesso. Sono i costumi, sono i modi di vedere e di vivere che cambiano il modo di parlare. Non le leggi. "Poche leggi e fatte osservare", diceva il filosofo cinese Mencio. Contro i dialetti è stata fatta una guerra, un genocidio linguistico che è già costato molto.
In questa guerra lei si sente in trincea o pensa sia possibile convivere fraternamente?
Penso che si possa, anzi che si debba convivere. La narrativa italiana, a cominciare dal Verga per finire a Svevo, a Fenoglio è piena di dialetto. Perché i grandi narratori hanno capito che la fonte della lingua sono i dialetti. assurdo farsi guerra, è come dire "tagliamo le radici".