Antonello Guerrera, il Riformista 30/7/2009, 30 luglio 2009
GEORGE B. SHAW IL LABURISTA FAN DI ADOLF HITLER E MUSSOLINI
Qualche giorno fa a Wimbledon, sud-ovest di Londra, un ricercatore inglese di nome Peter Walker stava recuperando del materiale negli archivi cittadini per le celebrazioni del novantesimo anniversario della sezione locale del partito laburista. Rovistando tra le scartoffie, si è trovato tra le mani delle righe, assolutamente inedite, firmate «GBS». Ovvero George Bernard Shaw. Il breve scritto in questione risale al 1930 e si riferisce all’artista inglese e compagno di lotta politica socialista William Morris: «Io e William Morris abbiamo predicato il Vangelo del laburismo in molte circostanze. Secondo molta gente rispettabile, meriteremmo l’impiccagione. Sarei orgoglioso di essere impiccato in un corridoio dedicato a lui». Un messaggio enigmatico, come lo stesso Shaw, sospeso tra il tributo a Morris e la sua parodia.
Oggi, Shaw è considerato un (legittimo) monumento della letteratura irlandese e mondiale, l’unico personaggio della storia umana, tra le altre cose, ad aver azzeccato l’accoppiata Nobel-Oscar. Il primo, ottenuto nel 1925, inizialmente rifiutato ma poi accettato dopo le pressioni della moglie, per orgoglio tipicamente irlandese e per devolvere il premio di Stoccolma a progetti di traduzioni dalla letteratura svedese. Tredici anni dopo, ricevette la statuetta per la miglior sceneggiatura con Pigmalione.
Ma, come sembrerebbe ricordare l’ultimissima nota rinvenuta da Walker, GBS è stato per i più anche un paladino del socialismo, del fabianesimo, del marxismo, del femminismo - esemplare in tal senso la scandalosissima Professione di Mrs Warren - e via dicendo. Un difensore dei diritti universali, insomma. Quasi ogni introduzione/prefazione che ci presenta GBS nelle piccole e graziose edizioni commerciali in libreria ci dà questa visione di sinistra dello scrittore dublinese di Synge Street. In realtà, il lato politico di Shaw, e forse è bene ricordarlo dopo questa scoperta di Wimbledon, fu ben più complesso. E oscuro.
Assai controversa è la sua idea di socialismo-comunismo. Il welfare state che Shaw abbozzava circa un secolo fa non si discostava poi molto da quello oggi adottato nella maggior parte dei paesi europei. Ma la lotta di classe tanto cara a GBS - che era riuscito ad arrivare all’agognato Capitale tramite faticose traduzioni in francese - non doveva arrivare dal basso, ma dall’alto. Shaw, nel lungo processo egualitario delle masse, aborriva limpidamente la lotta di classe. Per lui la povertà era un odioso crimine - vedi Il Maggiore Barbara e altre sue opere prime -, quasi innato, e per questo disprezzava, quasi, questo livello di società - «non credo né nelle virtù, né nell’intelligenza delle classi lavoratrici, I am no friend of the working-class», ripeté in diverse conferenze degli anni Trenta. Un atteggiamento antipauperistico, già manifestatosi durante l’infanzia, quando in Irlanda il padre spendeva il denaro della famiglia per le sue sbronze, lasciando moglie e figli in condizioni abiette. Non a caso, Shaw vedeva in Stalin un salvatore delle masse sfruttate, la sua visita in Urss nel 1931 gliene diede l’abbagliante conferma. Così abbagliante che nel 1938 sottoscrisse le condanne a morte dei processi di Mosca contro numerosi «traditori trotzkisti».
L’ideale politico di Shaw, tuttavia, non era né strettamente socialista e nemmeno troppo stalinista. La sua vita - dalla morte alla superveneranda età di 94 anni al matrimonio nel 1898 mai consumato sessualmente con la ricca militante femminista Charlotte Frances Payne-Townshend, sino alla sua sterminata e irriducibile produzione letteraria - fu votata a un preciso estremismo eterogeneo che potesse rivoltare la società vittoriana e mondiale dopo i danni dell’industrializzazione di massa. Non a caso Shaw voleva letteralmente stracciare il Trattato di Versailles per ricostruire ad armi pari(tarie) l’Europa. Non si ribellò affatto al patto di non aggressione di Stalin con Hitler nel 1939 - come fecero altri colleghi scrittori di sinistra. Sosteneva l’idea dell’eugenetica e soluzioni "finali" nei confronti dei «parassiti della società» - da pelle d’oca alcune sue dichiarazioni in materia, reperibili da video originali postati anche su YouTube. E soprattutto, rilasciò in diverse occasioni attestati di stima e di riguardo nei confronti degli anticomunisti - seppur ex o nazional socialisti - Adolf Hitler e Benito Mussolini.
«Le democrazie sono inutili, i grandi capi in Germania ed Italia realizzano fatti», credeva il "comunista" GBS. La democrazia e le sue disumane discrepanze sociali dovevano essere rase al suolo. In questo scenario, catalizzatori di rivolte e di riforme come Hitler e Mussolini diventavano per lui esempi per l’Europa e la sua sinistra. «Ora, con Herr Hitler», rimarcò Shaw nel 1938, «non abbiamo più a che fare con un pazzo lunatico. un legiferatore molto abile e nella maggior parte delle questioni esprime grande lucidità». Nel 1939 fece scandalo proponendo alla radio della Bbc alcune roventi riflessioni - poi censurate dall’allora ministro dell’Informazione britannico Alfred Duff Cooper - quali: «La mentalità di Hitler è del ventesimo secolo, quella dei nostri governanti del secolo scorso, […] non l’ha cominciata Hitler questa guerra (la seconda mondiale, ndr), ma noi, […] il 90 per cento di quello che dice Hitler è vero». Nel rimanente 10 per cento vi erano, secondo Shaw, le pecche del Führer, prima tra tutte l’antisemitismo nazista - tra l’altro, il traduttore di GBS in Germania era l’ebreo Siegfried Trebitsch. Ma, anche se Shaw ripudierà successivamente il nazismo per aver distorto l’idea originaria di (nazional)socialismo - e con gli anni anche le altre posizioni più estremistiche, staliniste comprese -, le sue rappresentazioni teatrali furono le uniche opere del nemico britannico filtrate dalla censura hitleriana (oltre a quelle dell’irrinunciabile bardo Shakespeare) durante la guerra mondiale. E né Hitler, né d’altro canto Stalin rappresentavano per Shaw una minaccia per l’umanità. Anzi, erano l’antidoto «all’inefficiente sistema democratico».
E Mussolini? Nel pamphlet autobiografico Bernard Shaw and Fascism del 1927, lo scrittore irlandese rimarcava: «Alcune cose che ha fatto e che vuole fare Mussolini vanno nella direzione del socialismo più del partito laburista inglese, se mai questo andasse al potere». E sempre nello stesso anno sul Manchester Guardian: «Mussolini è più a sinistra di chiunque altro». Anche se il "sinistrorso" Shaw non si schierò mai apertamente con il fascismo - la seconda edizione della Guida della donna intelligente (1937) e il giudizio sul fascismo come «brutta copia del capitalismo» sono eloquenti -, GBS era particolarmente affascinato dalla figura di Mussolini, tanto da intavolare un vivace scambio di lettere ed opinioni con Gaetano Salvemini sui quotidiani inglesi nel 1927. Senza contare il suo appoggio all’invasione fascista in Etiopia, una vittoria della civilizzazione sui selvaggi secondo Shaw, che nell’occasione paragonò il dittatore italiano a Oliver Cromwell. Nello stesso anno GBS fece pubblicare al Daily News un suo contributo dal titolo «A difesa di Mussolini», secondo il quale la violenza del fascismo non era inferiore a quella delle classi dominanti d’Inghilterra. Dove Shaw, tra i più fervidi ammiratori di opposta fazione, annoverava quel Oswald Mosley, padre del Max dell’odierna Formula Uno, ma soprattutto fondatore del partito fascista britannico nel 1932.