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 2009  luglio 30 Giovedì calendario

ESSENDO CAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE... PER VOCE ARANCIO


«Ogni età e ogni momento sono buoni per fare testamento, persino durante un picnic, un battesimo o un matrimonio, quando cioè si ha sott’occhio tutto il parco dei possibili eredi» (Salvatore De Matteis).

«Ho sentito dire da persone istruite che non bisogna tenere per forza i soldi per potere fare testamento, bastano pure pochi centesimi che uno ha il diritto di farlo e dire tutte le cose che vuole dire» (testamento di un Salvatore di Biagio, da In piena facoltà).

A fine Ottocento il Petrocchi definiva il testamento come «atto col quale uno dispone nei termini di legge dei suoi averi dopo morto». Con testamento si intende un atto
a) valido a secondo di quanto previsto dalla legge
b) che riguarda il lascito degli averi
c) dopo la morte

L’Archivio nazionale britannico ha messo sul sito www.documentsonline.pro.gov.uk oltre un milione di testamenti di personaggi famosi, tutti registrati tra il 1384 e il 1858. Ad eccezione di quello di Shakespeare, di Jane Austen e pochi altri (gratuiti), è previsto un costo di 5,40 sterline per scaricarli.

Una paginetta su pergamena ingiallita, scritta a 52 anni nell’aprile del 1616, un mese prima della morte: William Shakespeare lasciò alla moglie Anne, con cui fu sposato 33 anni, il suo «secondo miglior letto» e qualche pezzo d’arredamento, alla figlia più grande la maggior parte dei risparmi, alla minore 300 sterline, ai poveri della sua città qualche spicciolo, all’amico d’infanzia Thomas Combe una spada da cerimonia.

Giuseppe Verdi lasciò le sue immense richezze a ospedali, istituti e asili per l’infanzia, e stabilì di distribuire il giorno successivo alla sua morte ad ognuno dei poveri del villaggio di Sant’Agata la somma di lire mille.

«Devono imparare ad arrangiarsi da soli», così Warren Buffett, l’uomo più ricco del mondo, nel decidere di donare i suoi sessanta miliardi di patrimonio in beneficenza lasciando a figli e nipoti una cifra simbolica di qualche milione di dollari.

C’è anche il metodo Ingvar Kamprad, numero uno di Ikea (trentuno miliardi sul conto corrente), che un giorno ha riunito i tre figli annunciando che avrebbe girato l’azienda a colui che nei prossimi anni gestirà meglio una singola divisione del gruppo.

Salvatore De Matteis, soprintendente all’Archivio notarile di Napoli, ha raccolto alcuni testamenti, tutti rigorosamente veri, e con essi ha costruito un piccolo universo di comicità e commozione. Nei libri Essendo capace di intendere e di volere e In piena facoltà si scopre, per esempio, che il testamento può essere occasione per far sapere che la moglie «si è ripassata tutto il condominio», oppure che il marito «lo prenda chi lo vuole, tanto è inutile e non funziona». Testamenti per dare sfogo a dubbi («il mio codice fiscale non è mio»), a rabbia («il medico curante mi ha curato a schifo, perché sto morendo uguale che se non lo avevo»), o per fare pubblica denuncia («Rosettina, viale Europa n. 30, terzo piano interno 6, senza ascensore per colpa dei condomini tirchi e dell’amministratore incapace e mariuolo che non presenta i conti da almeno tre anni»). C’è il moribondo ottimista che raccomanda di mettere vicino alla salma un «pacco di freselle, la dentiera, la pila magnum con le pile cariche e il iochitochi (walkie-talkie - ndr) per chiamare mio nipote nel caso che mi sveglio dalla morte apparente». Oppure quello freddoloso che «se muoro nellinvernata che viene o quella appresso, chiedo la creanza dinterrarmi nella bara colla magliera e le mutande di lana, cappotto, e la sciarpa, a causa dellartilosa deformata. Ma quando le mie ossa sono scavate le potete spogliare e tenerle fresche. Stanno bene nei locali che sono esposto al sole e piene di comodità, con la fontana vicino, i cessi di bisogno dei vivi e la scarica della imonezza. Anche Cuozzo Andonia Maria, moglie dello scrivente e sottoscrivente, viene con le ossa sue nei loculi, ma se ci pare di tenere troppo caldo come sempre nella vita, può farci fare nei loculi uno o puramente due buchi di areazione. A me mi basta una coperta addosso».

I testamenti possono essere di vari tipi: olografo, pubblico, segreto, speciale.

• Olografo. Testamento scritto interamente di proprio pugno, datato e firmato. Si può usare qualsiasi tipo di carta ma è indispensabile che sia scritto per intero e sottoscritto esclusivamente dal testatore. Non possono essere utilizzate macchine da scrivere o computer. consigliabile (vuoi uno smarrimento, vuoi un furto) scriverne due copie, e una depositarla dal notaio. economico, segreto, intimo, si può scrivere e riscrivere e consente (vedi sopra) anche performance letterarie.

• Pubblico. Il testatore, in presenza di due testimoni maggiorenni, detta il testamento al notaio che lo conserva nei propri atti. Qui il notaio può trascrivere confidenze solo di natura patrimoniale.

• Segreto. Una via di mezzo tra quello olografo e quello pubblico. In suo favore ha la riservatezza del primo e la sicurezza del secondo. Il testatore deve consegnare il testamento (sigillato con la ceralacca) al notaio davanti a due testimoni e dichiarare che si tratta del suo testamento.

• Speciale. Si può fare solo in situazioni particolari, tassativamente tragiche, come nel caso di malattie contagiose o calamità pubbliche. La legge prevede che a riceverlo, oltre al notaio, possa essere anche il giudice di pace del luogo, il sindaco, un ministro del culto – sempre in presenza di due testimoni. Entro tre mesi dalla cessazione della causa che l’ha permesso, se il testatore è ancora in vita il testamento è nullo (i tre mesi valgono anche per i testamenti a bordo di nave o aereo e quelli di militari e assimilati).

Il testamento può essere modificato in ogni momento. Nello scriverne uno nuovo bisogna dichiarare che si cancellano i testamenti precedenti (es: «…il presente sostituisce ed annulla i precedenti…»). Se si vogliono apportare modifiche marginali, la soluzione migliore è quella di aggiungere un codicillo. C’è chi modifica il testamento anche più di cinquanta volte.

Erede è chi dopo la morte di una persona ne acquisisce in tutto o in parte i beni. Il legatario è invece il beneficiario di una disposizione a titolo particolare (il pezzetto di terra, la moto, il quadro in corridoio).

Altra figura è quella dell’esecutore testamentario, cioè colui che ne cura il corretto svolgimento. Non è obbligatorio nominarlo, ma è figura utile nel caso di situazioni complesse. Lo individua il testatore tra le persone di fiducia (può anche essere un erede o un legatario).

C’è un testamento firmato «Vincenzo Vitulazzio di anni 89, mesi otto e giorni tre» che, «dovendo provvisoriamente morire», si cautela per il dopo: «Non so in che data risorgo e quando potrò riprendere la roba mia che mi appartiene. Ma fino a quel momento chiedo il mantenimento delle case con tutte le opere necessarie al mantenimento, e con l’obbligo alla discendenza di non vendere perché non voglio trovare estranei quando risorgo e fare cause di sfratto che sono lunghe e costose» (da Essendo capace di intendere e di volere).

Se non si vuole fare testamento, o non si è fatto in tempo a farlo, l’eredità viene trasmessa in base al grado di parentela. I familiari che ereditano per legge sono: il coniuge, i figli, i fratelli e gli ascendenti (se mancano i figli), altri parenti entro il sesto grado (solo se unici eredi). In mancanza anche di questi, l’eredità è devoluta allo Stato.

Se si decide di fare testamento e si hanno eredi legittimi (coniuge, figli e loro discendenti, ascendenti) non si può comunque disporre liberamente di tutto il proprio patrimonio ma solo di una parte (il cosiddetto patrimonio disponibile).

Ecco le quote che spettano di diritto agli eredi legittimi:

• Ai figli va almeno la metà del patrimonio del genitore, se questi lascia un solo figlio, due terzi se i figli sono due o più (art. 537 c.c.)

• Agli ascendenti è riservato un terzo del patrimonio (art. 538 c.c.)

• Al coniuge va la metà del patrimonio. Inoltre gli spetta il diritto di abitazione sulla casa in cui vive e dell’uso dei mobili che la corredano (l’usufrutto) (art. 540 c.c)

• Se con il coniuge concorre un solo figlio, per quest’ultimo la quota di riserva è di un terzo. Un terzo anche quella del coniuge a cui spetta ancora il diritto di abitazione (art. 540 c.c)

• Se i figli sono due o più, la complessiva quota di riserva è di tre quarti, di cui uno spettante al coniuge e due ai figli (da dividersi in parti uguali)

• Se con il coniuge concorrono gli ascendenti legittimi, a questi spetta un quarto ed al coniuge la metà (art. 544 c.c.)

Nel caso di separazione il coniuge mantiene tutti i diritti alla successione. Li perde quando divorzia.

Vanno in successione solo i beni specificatamente intestati al deceduto. Quindi
• nel caso di matrimonio con separazione dei beni, va in successione tutto il patrimonio a lui intestato
• nel caso di matrimonio con comunione dei beni, la metà di quelli acquistati dopo le nozze vanno direttamente al coniuge e il 50% rimanente viene ripartito secondo le quote dette in precedenza

Nel novembre 2006 è stata reintrodotta per legge l’imposta sulle successioni e donazioni (si applica a tutte le successioni aperte dal 3 ottobre 2006). La tassa non si applica all’intero asse ereditario ma ai singoli lasciti, secondo aliquote e franchigie diverse a seconda del legame di parentela e della natura dei beni. Sono esenti da imposta i lasciti in favore di istituti benefici. Ad oggi aliquote e franchigie sono le seguenti:

Normativa vigente sulle successioni e donazioni

Esenti da tasse: titoli di Stato, aziende familiari, indennità di fine rapporto di lavoro, importi liquidati da assicurazioni.

Un testamento si può anche contestare (impugnandolo). Vi devono essere validi elementi che mettano in dubbio la capacità di intendere e di volere del testatore nel momento di stesura del testamento. Oppure, nel testamento olografo, dei vizi di forma. il caso della famiglia Agnelli dopo la scomparsa dell’Avvocato. tipico dei divi: le eredità di Jimi Hendrix, Bob Marley e ora Michael Jackson hanno causato lunghe questioni.

Un testamento può essere preso con molta serenità. Andrea Sarno (sempre in Essendo capace di intendere e di volere) si rivolge così alla moglie: «Anche l’eredità l’abbiamo assegnata. Sembra che ogni cosa sia andata al suo posto e che non ci sia altro da fare. Finalmente posso dirti che ti voglio bene».