Marcel Vulpis, ItaliaOggi, 30/7/09, 30 luglio 2009
SUPERBODY ADDIO? MARCHI GIA’ PRONTI
Superbody bye bye, a partire dalla primavera 2010. l’ultima decisione presa dal Bureau Fina, il massimo organo di governo della Fina (la Federnuoto internazionale). Al bando le materie plastiche e i tessuti misti, si torna all’antico: nylon e licra. Nuotatori e aziende produttrici con il fiato sospeso almeno fino a maggio del prossimo anno. I primi per la possibilità di continuare a strappare record in vasca (oltre 20 solo in questa competizione e il Mondiale di Roma09 non è ancora finito), i secondi per l’impossibilità di programmare le strategie commerciali del nuovo triennio, con i Giochi di Londra 2012 nel mirino. Il tema dei costumi hi-tech tiene banco da più di un anno nel pianeta nuoto. La liberalizzazione nell’utilizzo dei polimeri ha portato alla nascita di diverse realtà emergenti, più specializzate nella lavorazione della plastica che nella tecnologia applicata al nuoto. Un dato per tutti. Dal 2000 al 2008 molte aziende si sono concentrate su un unico modello, poi la rivoluzione dei modelli di terza generazione, che possono far guadagnare anche oltre un secondo in gara (un’eternità per questa disciplina). Negli ultimi 18 mesi tutti i principali attori del mercato hanno progettato fino a quattro versioni differenti dei superbody. E i nuotatori, anche a Roma, hanno assediato le marche (prima fra tutte Jaked, fornitore ufficiale della Federnuoto italiana) per scendere in gara come atleti-bionici.
«A Pechino abbiamo sofferto la scelta di alcune aziende di puntare tutto sul poliuretano», ha spiegato a ItaliaOggi Cristiano Portas, amministratore delegato di Arena. «Per il Mondiale di Roma siamo in vasca con un prodotto utilizzato da sei medaglie d’oro sulle 11 individuali assegnate fino ad oggi. Gli atleti di punta sono il francese Alain Bernard, il serbo Milorad Cavic e la sorpresa tedesca Paul Biedermann (oro nei 200 e 400 metri stile libero), che ha sconfitto Michael Phelps. La decisione della Fina è corretta, bisogna tornare al tessuto e dare più centralità alla figura del nuotatore, che deve vincere per la mole degli allenamenti e non solo per l’utilizzo di un costume, anche se il più avanzato tecnologicamente. In questa 13ima rassegna iridata siamo legati a 900 atleti e 14 federazioni. Al termine della competizione saremo, presumibilmente, la casa con il maggior numero di finalisti in gara».
Il Mondiale di Roma ha consacrato la Jaked di Gallarate, brand del gruppo Inticom (al suo interno Carpisa e Yamamay). Nei primi giorni del Mondiale ben 400 nuotatori sono corsi allo stand della casa italiana per prendere il J01, il costume più gettonato del momento. Si stima che, alla fine della rassegna, lo avranno utilizzato, in tutte le discipline, più di mille atleti (dal fondo al nuoto in vasca). Arena e Jaked, entrambe italiane, hanno monopolizzato la manifestazione, lasciando al palo marchi importanti come Speedo (si affida soprattutto all’icona Michael Phelps e a diversi campioni americani e australiani) e Adidas. Un caso a parte merita Mizuno. Per il prossimo quadriennio il gigante nipponico dell’abbigliamento sportivo sfrutterà l’immagine pubblicitaria dell’atleta veneta Federica Pellegrini. In occasione dei 400 metri l’azzurra ha utilizzato il costume della rivale Jaked (con il logo opportunamente scolorito), «ma», come sottolinea Luca Altissimo, presidente di Mizuno Italia, «Federica è la testimonial di punta e nelle competizioni internazionali, come per esempio Shanghai 2011 e Londra 2012, utilizzerà i nostri modelli. A Roma siamo arrivati in ritardo rispetto ad altre case. Più in generale abbiamo lasciato libera la campionessa di utilizzare il prodotto più idoneo alle gare dei mondiali».
Di questo «regalo» ne ha beneficiato soprattutto Jaked, che può vantare anche l’oro di Alessia Filippi nei 1.500 metri e di Valerio Cleri nella 25 km di fondo.
«Siamo l’azienda con la tecnologia più avanzata sul poliuretano», dichiara Fabrizio Svalduz, responsabile media dell’azienda tricolore, «ma siamo pronti a rimodellarci e a tornare all’antico, come il tessile. La nuova frontiera è quella dello studio dell’attrito dell’aria. Per questa ragione lanceremo modelli hi-tech anche in altri sport, come l’atletica leggera, il pattinaggio sul ghiaccio e lo sci».
Quest’ultimo tema è la sfida delle case produttrici di costumi nei prossimi anni. «Fino a oggi si è lavorato, per esempio nel nuoto, sull’attrito della pelle in acqua», ha concluso Giuseppe Musciacchio, direttore marketing internazionale Arena. «Dopo molti anni di ricerche abbiamo scoperto che questo aspetto pesa sulla performance del costume nella misura del 3%. Restano ancora da sviluppare gli studi sull’attrito della forma del corpo (differente da atleta ad atleta, ndr) e su quella dell’onda in acqua. Questi due aspetti pesano rispettivamente per il 77% e 20%».
In Olanda la InnosportNl, una fondazione pubblica/privata, si sta specializzando in questi studi (come l’ingresso in acqua con costumi dotati di led luminosi che ne tracciano la traiettoria) e sono certi, al di là del costume in poliuretano o tessile, che nel nuoto si assisterà a nuovi record e alla nascita di giovani campioni «bionici».