Federico Rampini, la Repubblica 29/7/2009, 29 luglio 2009
LA CINA RIMPROVERA GLI USA "DOVETE RISANARE IL DEFICIT"
Il governo di Pechino al G2: più tutela per il dollaro
Uno dei risultati positivi è stato l´accordo-quadro sul clima e sull´ambiente
"State attenti all´impatto che l´offerta di dollari ha sull´economia mondiale"
La Cina sale in cattedra al G2 e dà lezioni di rigore finanziario e disciplina fiscale all´Amministrazione Obama. Il vertice bilaterale di Washington si è chiuso ieri sotto il segno dell´offensiva "capitalista" degli ospiti cinesi, preoccupati di tutelare i propri investimenti in dollari. Il vicepremier Wang Qishan ha richiamato all´ordine i padroni di casa, sospettati di voler esportare inflazione per ridurre i propri debiti: «Voi americani - ha detto Wang - avete la principale moneta di riserva mondiale. Tocca a voi governare con cura l´impatto che l´offerta di dollari ha sull´economia mondiale». Ad ascoltare il rimbrotto c´erano Barack Obama, Hillary Clinton, e lo staff economico al gran completo: il segretario al Tesoro Tim Geithner, il banchiere centrale Ben Bernanke, il capo economista della Casa Bianca Larry Summers. A loro il viceministro delle Finanze Zhu Guangyao ha rivolto un rimbrotto ancora più esplicito: «Ci auguriamo sinceramente che il deficit pubblico americano venga ridotto, anno dopo anno».
L´ortodossia economica dei cinesi nasce da una preoccupazione concreta, come ha spiegato Zhu. «La responsabilità del mio governo - ha detto - è nei confronti del popolo cinese. nostro compito tutelare il valore della ricchezza nazionale». Una parte della quale, sempre più cospicua, viene reinvestita da anni in titoli del debito pubblico Usa. Al punto che la Cina è oggi di gran lunga il principale creditore estero di Washington. Con un deficit federale Usa che sta per quadruplicare l´ultimo record storico - sfonderà i 1.850 miliardi di dollari entro la fine del 2009 - Pechino chiede garanzie. Guai se un´esplosione incontrollata di disavanzi americani dovesse generare inflazione, sfiducia nel dollaro, svalutazioni, intaccando il valore delle riserve investite in Treasury Bonds.
Geithner ha dovuto offrire alla delegazione cinese una promessa: «L´America rientrerà in un deficit sostenibile entro il 2013». l´impegno preso da Obama con gli elettori, coincide con la scadenza del suo primo mandato presidenziale. Ma lo stesso impegno ieri è stato esteso verso la superpotenza rivale, che è anche diventata il banchiere dell´America. Questa dipendenza dai finanziamenti di Pechino ha reso gli americani improvvisamente discreti sulla parità dollaro-yuan. Al G2 concluso ieri sono state risparmiate ai cinesi le accuse di manipolare il cambio (per avere uno yuan debole che aiuti le esportazioni). Un silenzio significativo, perché il tema della sottovalutazione competitiva resta un cavallo di battaglia dei sindacati Usa e di ampi settori del Partito democratico, che cercano rivalse protezioniste contro il made in China. Obama, Geithner e Bernanke hanno dribblato la controversia: uno yuan più forte ridurrebbe il valore dei capitali cinesi investiti in America; la perdita di ricchezza potrebbe indurre Pechino a stringere i rubinetti del credito scatenando un´ulteriore crisi di sfiducia verso il dollaro.
Obama e i suoi hanno reiterato la richiesta che la Cina consumi di più e importi di più, perché la ripresa globale non potrà essere trainata dalla spesa delle famiglie americane come fu in passato. Geithner ha cercato di ingraziarsi i cinesi offrendo loro un peso politico maggiore nella governance globale, a cominciare dai diritti di voto dentro il Fondo monetario internazionale. I cinesi hanno rilanciato: «Volete che importiamo di più, per ridurre il vostro deficit commerciale? Allora liberalizzate la vendita delle nostre tecnologie avanzate». Una richiesta logica sul piano economico, indigesta per i suoi risvolti politici. Tra i prodotti hi-tech che l´America non vuole vendere alla Cina ci sono tecnologie "duali", suscettibili di uso sia civile sia militare: un elenco di apparecchiature strategiche che fu messo sotto embargo nel 1989, in risposta al massacro di Piazza Tienanmen. A Pechino preme cancellare quell´onta; e anche mettere le mani su tecnologie sofisticate che possono accelerare la modernizzazione del suo esercito.
Dopo la rivolta e la strage degli uiguri, accaduta alla vigilia del G8, Obama ha deciso di non mettere la sordina sui diritti umani. Promuovere l´export americano in Cina gli sta a cuore, ma l´abolizione dell´embargo non è all´ordine del giorno.
Tra i risultati positivi del G2 spiccava ieri l´accordo-quadro sull´ambiente e le energie pulite. un´intesa di principio per favorire la cooperazione sulle tecnologie verdi, tra le due superpotenze che insieme generano oltre il 40% delle emissioni carboniche nell´atmosfera del pianeta. A firmarlo per l´Amministrazione Obama c´era il "ministro cinese", il segretario all´Energia Steven Chu, figlio di immigrati dalla Repubblica Popolare. La Clinton ha salutato l´accordo sull´ambiente come «una nuova piattaforma di dialogo per le politiche contro il cambiamento climatico, un piano di marcia verso una economia low-carbon, a basso tenore carbonico». Nessun impegno vincolante, però, tantomeno tetti precisi alle emissioni di CO2 cinesi. Il numero due della delegazione cinese, Dai Bingguo, ha sottolineato la diversità tra le due nazioni: «La più grande economia sviluppata e la più grande economia emergente hanno responsabilità comuni ma capacità diverse nell´affrontare il risanamento dell´ambiente».
Come sul fronte diplomatico - dove restano le divergenze sulle sanzioni contro i programmi nucleari di Iran e Corea del Nord - i due giganti hanno chiuso il G2 senza svolte né colpi di scena. Convinti che la loro relazione bilaterale darà forma al XXI secolo, come ha detto Obama in apertura. Ma impegnati, per ora, soprattutto a prendere le misure del rivale.